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Vita da novizio

Oggi abbiamo la possibilità di sapere come vivono i novizi della Compagnia leggendo, ad esempio, il blog dei novizi di Genova o consultando il sito del Noviziato; quali sono le differenze tra un novizio del 2018 ed un novizio di centocinquant’anni or sono? Quali compiti era solito svolgere? A quali regole era tenuto?

Possiamo conoscere da vicino la vita del novizio grazie a molti documenti conservati nel nostro archivio.

Uno dei numerosi compiti che potevano essere assegnati ai novizi, nell’Ottocento, riguardava ad esempio, la gestione della portineria di casa Professa a Roma.

Nel nostro archivio storico si conserva il «Diario appartenente al F. Portinaro dei Novizi che servono la Casa Professa del Gesù di Roma» dal dicembre del 1824 al maggio del 1830, nel quale è inserito un piccolo pamphlet manoscritto «Avvisi pei novizi che vengono ad aiutare la casa Professa» del 1869.

Diviso in sei capitoli, il piccolo manuale fornisce indicazioni molto precise sia riguardo le questioni ordinarie della casa, della sacrestia e della chiesa, sia riguardo a mansioni spirituali che spettavano al giovane novizio gesuita. Vediamone alcune.

La gestione della casa comportava diverse incombenze spirituali ma anche di ordine pratico: ad esempio «le catenelle si mettono nei giorni consueti e nello stesso tempo, quando si tolgono si chiudono le finestre, se è inverno si smorzano i lumi», evidentemente il dispendio energetico e la cura del creato erano già nella mente dello scrittore.

Il libretto ci rivela anche abitudini della residenza, uno dei padri era deputato a svolgere la mansione di “svegliatore”, ma per evitare che questi potesse attardarsi o non svegliarsi per tempo, chiunque si fosse svegliato per primo avrebbe dovuto destare gli altri dicendo«con voce che dagli altri possa esser intesa […] Deo gratias et Mariae».

Per quanto riguarda le suppellettili e l’ordine delle proprie stanze «I quadri, i mobili ed ogni altra cosa deve stare ordinatamente al suo luogo e il Portinaio deve aver cura che non si muti posto a nulla, né si faccia buco né si pianti chiodo o altro che sia al muro dell’appartamento».

La vita comunitaria era caratterizzata da molte regole e restrizioni: «Se non è giorno di vacanza non si potrà parlare senza licenza del p. Preposito o del P. Ministro» oppure «L’andare, conforme alle sante Regole, sia senza notabil fretta e quando la necessità lo richieda si osservi il decoro. Non si faccia strepito battendo coi più in terra o strisciandoli, ma procurino di camminare con gravità e modestia» ma anche «non siano troppo curiosi nell’andar per casa, vagando cogli occhi e volendo contemplare quanti quadri sono appesi per ornamento delle pareti». Queste sono solo alcune delle regole che il novizio portiere doveva osservare e far osservare ai confratelli.

Chissà se i padri più anziani ricordano di esser stati sottoposti a tali regole anche al tempo del loro noviziato…

Di certo oggi la vita dei novizi è diversa… La vita in noviziato tornerà a fornire materiale per i nostri lettori nelle prossime puntate.

Maria Macchi