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Un regalo al Provinciale: il valore di una fonte

Cosa regalare al Padre Provinciale? Questa la domanda che sicuramente si sono posti gesuiti, autorità, comunità, laici in diverse occasioni: Natale, Pasqua, compleanni. L’archivio storico fornisce alcuni suggerimenti in merito.

Non dev’esser certo facile trovare un regalo per un religioso, per di più un Provinciale: un gesuita responsabile di una provincia, di centinaia di confratelli, decine di istituti e opere, con poco tempo libero e un’agenda molto molto fitta.

Devono essersi trovati di fronte a questo grande dilemma alcuni degli allievi del Collegio Arici, nei confronti del Provinciale della Provincia Veneto – Milanese della Compagnia di Gesù.

Durante il riordino dei faldoni relativi al Collegio Arici di Brescia, è stato infatti rinvenuto un piccolo quaderno manoscritto, caratterizzato da una grafia infantile, disegni e cornicette, lo vedete nella foto a corredo dell’archivio.

Sembrava essere un quaderno di scuola, ma era in realtà un dono, un dono per il Provinciale.

Nella lettera che lo accompagnava, firmata “gli alunni delle scuole elementari”, si legge:

“Molto Reverendo Padre Provinciale,

ci siamo qui tutti riuniti per porgerle il nostro riverente saluto. Vorremmo dirle tante cose, ma noi, che pur siamo tanto chiaccherini [così nel testo] non sappiamo esprimere tutti i sentimenti che il nostro cuore prova per Vostra Riverenza.

Le diciamo solo che in questi giorni abbiamo tanto pregato per Lei e abbiamo fatto dei fioretti secondo la Sua intensione, sicuri che questo fosse il mezzo migliore di esprimerci.

Ciò poi che non abbiamo saputo dire lo chieda a questi fiori, ai quali abbiamo affidato il compito di sostituirci.

Ora Reverendissimo Padre Provinciale voglia darci la Sua paterna Benedizione”.

Probabilmente il dono è stato realizzato in occasione di una visita canonica del Provinciale al Collegio. Quali sono i fioretti che questi bimbi hanno offerto al Provinciale?

Vendiamone qualcuno insieme: in alcuni casi si tratta di rinunce, in altri di buone azioni.

Alcuni ricordano sacrifici più o meno grandi: “ho taciuto”, “ho raccolto da terra il porta pennini”

qualcuno tradisce un po’ di dolore nella rinuncia “non mi sono indugiato a guardare i pesciolini che mi piacciono tanto”.

C’è chi perdona: “Ho perdonato un mio compagno che mi aveva spinto per le scale”, qualcun altro invece fornisce più dettagli sul proprio sacrificio “l’ultimo giorno di carnevale non sono uscito a vedere le maschere, ma sono rimasto in casa a coprire i miei libri”.

Ben sei bambini riferiscono di aver rinunciato alle caramelle, un fioretto che sicuramente ha un gran valore per un bambino.

Qualcuno fa buone azioni per i genitori: “sono andato a prendere il caffè e il latte alla mia mamma”, “ho portato la valigia al mio papà” o nei confronti dei compagni “avrei avuto piacere a distribuire io le lavagnette, invece le ho lasciare distribuire ai miei compagni”.

Qualcuno resta sulla strada della rinuncia e riferisce: “volevo comperare il quaderno per i miei disegni, invece non l’ho comperato”.

C’è chi dice che “mentre la maestra era voltata non ho parlato”, oppure chi confessa “avrei avuto piacere ad appendere il paltò alla maestra invece ho lasciato che lo appendesse un mio compagno”.

Si segnalano infine i profondamenti onesti autori dei seguenti fioretti “Non avevo voglia di pregare, invece ho pregato”, “questa mattina non volevo far colazione invece l’ho fatta”, e chi è anche più preciso “ho ceduto la palla al mio compagno Ceresetti”.

Non si tratta di una fonte particolarmente appetibile per i ricercatori, ci ricorda però il valore di ogni documento, che sia un atto ufficiale, un diario personale: quello di trasmettere informazioni e tramandare la memoria di chi lo ha realizzato e del contesto in cui è nato.

Questo documento grazie ad alcuni elementi estrinseci ed intrinseci (la grafia, le cornicette colorate, il riferimento ad oggetti coevi come il porta penne, il paltò, la concezione del sacrificio per i bambini) ci racconta molto anche dell’epoca in cui è stato realizzato, andando anche oltre il mero contenuto relativo ai fioretti, pur molto interessante e sicuramente apprezzato dal Provinciale dell’epoca.

Maria Macchi