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Trento. In venti paesi i parroci accolgono i rifugiati

In occasione della festa liturgica di san Francesco Saverio, pioniere delle missioni e uno dei primi compagni di S. Ignazio di Loyola, lo scorso giovedì 3 dicembre la Fondazione Sant’Ignazio di Trento ha pensato a un evento che rispondesse agli inviti del Papa e del padre Generale della Compagnia di Gesù ad uscire dai nostri “recinti” e a ripartire dalle periferie

Il più grande missionario dell’epoca moderna, che ha attraversato mezzo mondo allora conosciuto, è stato festeggiato riservando una speciale attenzione al mondo dei più poveri, in particolare dei richiedenti asilo. Dai viaggi per le Indie che condussero il Saverio fino all’estremo oriente, si è arrivati così ad una riflessione sul piccolo mondo Trentino, dove sta avvenendo un fatto che merita di essere raccontato. Nell’ambito di un coraggioso progetto della diocesi di Trento, infatti, in alcune case dei parroci dei paesi più piccoli si sta facendo spazio ai rifugiati accolti nella provincia trentina. Tale progetto ha coinvolto più di venti paesi, i quali hanno accolto un totale di circa 140 persone, inserite nel quadro di accoglienza della Provincia di Trento, costruito in collaborazione con il centro Astalli.

Per questo motivo, a partire dalla convinzione che i richiedenti asilo, per la comunità cristiana, e non solo, rappresentino una opportunità di riflessione e di cambiamento, la Fondazione Sant’Ignazio ha proposto di celebrare la festa di san Francesco Saverio organizzando una serata speciale a Noarna. Si tratta di una piccola frazione del comune di Nogaredo, a pochi chilometri dalla città di Rovereto, dove con l’aiuto del parroco don Maurizio Toldo si stanno ospitando 5 giovani togolesi.

In un clima di festa, animato dai cori del paese e di Villa S. Ignazio, dopo la liturgia in cui p. Mario Marcolini SJ ha raccontato ad una chiesetta gremita la figura del Saverio, un centinaio di persone hanno cenato con sobrietà e in spirito semplice, insieme ai ragazzi accolti, presentatisi poi alla comunità con le poche parole di italiano conosciute.

Dopo la cena, è stato organizzato un momento di riflessione e di confronto, aperto da un’introduzione di p. Alberto Remondini SJ sul senso della festa e della scelta del luogo periferico e fuori dai nostri “recinti”. La descrizione del progetto della diocesi, invece, è stata affidata a Cristian Gatti, direttore della Fondazione Comunità Solidale, braccio operativo della Caritas Diocesana trentina. Don Maurizio Toldo è poi intervenuto rispetto alle criticità e ai punti di forza che la mobilitazione del paese ha affrontato per organizzare l’accoglienza dei giovani africani. Altri due interventi rilevanti sono stati quelli della sindaca di Isera Enrica Rigotti e di Roberto Bombarda, presidente del Centro Astalli Trento. La prima ha riportato il punto di vista di un’amministrazione comunale non abituata a situazioni emergenziali come quelle legate all’accoglienza di giovani migranti in difficoltà, evidenziando tuttavia che un lavoro dialogico con la comunità ha saputo rispondere in modo efficace a tale situazione. L’intervento di Bombarda, invece, ha sottolineato quali opportunità si celano e qual è il senso della contaminazione culturale e sociale con i rifugiati, a partire dalla esperienza fatta in questi ultimi anni dal centro Astalli sul territorio trentino.

 

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