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Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Timbri dal passato

Documenti, atti o lettere emanati dalle Province della Compagnia di Gesù o da istituzioni da esse dipendenti, sono sempre stati accompagnati da un particolare timbro.

Con la nascita della Provincia d’Italia, nel 1978, la maggior parte dei timbri delle Antiche Province è caduta in disuso e molti di essi sono confluiti nei fondi archivistici.

Silenziosi testimoni di una pratica secolare: molti sono in metallo, alcuni in legno e mostrano i segni della prolungata usura, si dividono in timbri ad inchiostro o a secco, questi ultimi risultano ancora ben funzionanti.

Oggi presentiamo alcuni di questi timbri e la loro storia.

In archivio si conservano timbri per tutte le province storiche della Compagnia in Italia, talvolta anche di singoli istituzioni, ad una di queste appartiene uno tra i più antichi.

Si tratta del timbro di Civiltà Cattolica, uno dei più antichi della storica rivista, ancor più prezioso perché risalente al periodo napoletano della sua storia, prima del trasferimento a Roma.

Un altro timbro è stato rinvenuto nel faldone dei documenti della Società S. Brigida, fondata da alcuni cittadini di Bergamo, tra cui il fratello del futuro Paolo VI, come abbiamo ricordato nell’approfondimento di febbraio.

Oltre agli atti della Società, al carteggio dei soci, si è conservato anche il timbro, utilizzato dalla sua fondazione fino agli ultimi anni di attività.

Questi sono solo alcuni dei circa 40 timbri che, dopo anni di onorata carriera, vivono oggi una seconda vita come testimoni silenziosi degli innumerevoli atti che hanno contribuito a vidimare e rendere ufficiali.

Ci sono poi alcuni timbri che non sono arrivati fino a noi, ma che hanno lasciato una traccia del loro passaggio, ben impressa sui documenti.

Come nel caso delle lettere che venivano chiuse con la ceralacca, un’usanza che ha caratterizzato la corrispondenza fino all’Ottocento, con il Novecento e l’avvento delle buste adesive la ceralacca è stata sempre meno utilizzata.

La busta veniva chiusa e sigillata con una piccola dose di ceralacca calda, sulla quale veniva apposto un timbro, uno stemma di chi inviava la missiva.

In questo caso il sigillo è definito “aderente” poiché direttamente attaccato al supporto cartaceo.

Questo garantiva non solo il rapido riconoscimento del mittente ma era soprattutto garanzia di sicurezza, infatti al momento dell’apertura era necessario spezzare la ceralacca per poter aprire la lettera. Se la ceralacca non era integra, la busta era stata aperta.

Questi si potrebbero definire sigilli “a perdere”, infatti la necessità di doverli spezzare portava al tempo stesso alla loro distruzione, inoltre se con l’apertura – a volte – se ne salvava una parte non sempre nel tempo si conservava poiché la ceralacca con il passare degli anni tende a staccarsi dal supporto, divenuto polveroso, sgretolandosi.

In archivio però è stata rinvenuta, come si vede in foto, una ceralacca ancora perfettamente intatta sulla quale è stato apposto il timbro personale del Rettore del Collegio di Ragusa – oggi città della Dalmazia.

Alcuni dei timbri – in legno e metallo – sono attualmente conservati, in mostra permanente nella vetrina dell’archivio storico della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù.

 

                                                                                              Maria Macchi