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Sudan. Dopo il referendum

Il 30 gennaio i primi risultati preliminari completi pubblicati dalla commissione elettorale hanno dichiarato in maniera ufficiale che la popolazione del Sud Sudan ha scelto di separarsi dal resto del Paese praticamente all’unanimità: quasi il 99% dei partecipanti al referendum, svoltosi dal 9 al 15 gennaio, ha infatti votato in favore dell’indipendenza da Khartum.
La partecipazione al voto è stata massiccia ed entusiastica e la vittoria del “SI” sancisce l’indipendenza del Sud-Sudan cristiano e animista, dal Nord, musulmano. Ricordiamo che la Compagnia di Gesù è presente nel Nord del paese con una comunità a Khartoum, dove dirige un centro di spiritualità ignaziana, e con tre comunità nel Sud, a Rumbek e a Wau. In quest’ultima città ha da qualche tempo riaperto la Loyola High School nell’edificio che era stato occupato per molti anni dall’esercito. A Juba, capitale del Sud, si trovano due gesuiti che lavorano all’Università Cattolica e al Seminario Maggiore. In una lettera del 20 dicembre scorso ai gesuiti dell’Africa Orientale, il Padre Provinciale, P. Orobator, dopo aver ricordato le tensioni esistenti proprio in connessione con il referendum e costatato che molte organizzazioni internazionali si sono ritirate dal paese per paura di disordini, ha scritto: “Dopo aver riflettuto ed essermi consultato su questo problema, ho informato i nostri compagni che vivono e lavorano in Sudan del mio desiderio che essi rimangano nel paese e portino avanti il loro lavoro prima, durante e dopo il referendum. Sono convinto che questa opzione faccia parte della nostra chiamata a testimoniare la missione che abbiamo ricevuto da Cristo e della nostra dedizione al popolo di Dio del Sud-Sudan”. E così il lavoro continua nella speranza che tutto proceda per il meglio.

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