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Spagna.Richiesto l’arresto per i responsabili dell’eccidio di El Salvador

La giustizia spagnola ha chiesto ieri (31/05/2011) la cattura e la carcerazione immediata di venti tra militari ed ex-militari del Salvador, accusati di essere i responsabili del barbaro massacro dell’Università Centro Americana (UCA) di San Salvador, in cui nel 1989 persero la vita il gesuita spagnolo Ignacio Ellacuria, cinque suoi confratelli (gli spagnoli Ignacio Martín Baró, Segundo Montes, Amando López, Juan Ramón Moreno e il salvadoregno Joaquín López) e due impiegate di servizo (Julia Ramos e sua figlia Celina).
Si riapre così una delle pagine più oscure della guerra civile tra lo Stato e la guerriglia dell’FMLN (Frente Farabundo Martí de Liberación Nacional) che ha dissanguato il Salvador negli anni Ottanta.
La mattanza è avvenuta il 15 novembre del 1989 ad opera un commando militare che aveva fatto irruzione nella sede dell’università, mentre nel Paese era in atto un’offensiva guerrigliera dell’FMLN.
L’obiettivo principale era Ignacio Ellacuria, allora rettore dell’università e uno dei più autorevoli teologi della liberazione.
La richiesta di cattura è partita dal giudice della Audiencia Nacional Eloy Velasco, che ha condotto anni di indagine sull’eccidio, basandosi sul principio di giustizia universale – lo stesso che ha guidato le indagini spagnole sul dittatore cileno Augusto Pinochet – e sul fatto che molto del sangue versato era spagnolo.
Per gli indagati, tra cui c’è anche l’ex ministro della difesa salvarodregno Humberto Larios, il capo d’imputazione è quello di assassinio terroristico e lesa umanità. Alcuni di loro erano già stati giudicati nel 1991, ma erano stati quasi tutti assolti e poi messi ulteriormente al riparo da una legge di amnistia promulgata nel 1993, dopo la fine dei negoziati di pace tra il governo e l’FMLN.
Le indagini di Eloy Velasco fanno luce anche sulla ragione del massacro: il movente sarebbe stata la leadership che Ellacuria e gli altri gesuiti avevano assunto nel favorire il dialogo tra l’FMLN e il governo salvadoregno, presieduto allora da Alfredo Cristiani con l’appoggio statunitense. La decisione l’avrebbero presa insieme varie istituzione dell’esercito, ma l’ordine diretto di uccidere sarebbe partito dall’ex colonnello Guillermo Alfredo Benavides.

[Alessandro Armato, notizia tratta da missiononline.org]

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