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Spagna. GMG-MAGIS, il racconto di chi ci è stato

In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù in Spagna, anche dall’Italia è partita una delegazione numerosa di giovani e gesuiti che ha partecipato al MAGIS, l’evento “ignaziano” collegato alla GMG. Di seguito la testimonianza dello scolastico Salvo Collura e di Eugenia, da Palermo.
Davvero: io ad una Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) non sarei mai andato. Una folla impressionante, arrivata lì per ragioni diversissime, in fila come soldati. Stesso zainetto, stesso cappellino, stessi slogan… Una sorta di massificazione gratuita delle coscienze, per gente volontariamente giunta lì a vedere un piccolo “puntino bianco”, lontano, il Papa…
Non sarei mai stato in uno di quei posti… Semmai, sarei stato “dall’altra parte della piazza”, con gli Indignados, a protestare. Basta andare sul web per sapere chi sono gli Indignados: giovani spagnoli in protesta contro il sistema, istituzionale e sociale, che ormai ha narcotizzato la vecchia Europa… E non solo…
E, invece, come nella vita capita, “si nasce incendiari e si muore pompieri”. Da gesuita, in obbedienza, sono andato. Un gruppo di giovani, una cinquantina e alcuni miei confratelli. Al primo momento di gruppo, subito, ho precisato: “Sono qui per essere smentito!”
Si. Speravo davvero di essere smentito rispetto alle mie perplessità iniziali. E così è stato.
Il progetto in cui sono stato coinvolto aveva per nome “MAGIS”: parola interessante, che vale la pena informarsi con qualche gesuita per capire meglio cosa significhi. Prima, guardando ai fatti e poi, magari, cercando di capire a parole.
L’arrivo era previsto a Loyola, nel nord della Penisola Iberica e città natale di Sant’Ignazio, il 5 di Agosto. Immediatamente, il clima di “Festa Ignaziana” ci ha travolti. Nessuna massificazione, solo un mega-party, con 3000 giovani provenienti da cinque continenti. Strani linguaggi e tanta voglia di giocare, divertirsi, darsi un po’ di tempo per scavare, nel cuore, e tirare fuori nuovi progetti e nuova vita… Perché questo – ho imparato – è spiritualità: scuola, palestra di vita. Concreta!
Da Loyola, tre giorni dopo l’arrivo, siamo stati “smistati” in diverse città, tra Spagna, Francia e Portogallo. Un centinaio di esperienze di “Azione”, a sfondo sociale, artistico, naturalistico, culturale… Pellegrinaggi, preghiera: insomma, un po’ di tutto! I gruppi erano composti da almeno 3 diverse nazionalità. D’obbligo l’uso dell’inglese… Senza badare alla qualità – non eravamo a scuola! – Era sufficiente capirsi tra noi… E “capirsi” proprio in quelle cose che, generalmente, teniamo sepolte tra le “rughe” della noia. In realtà, quando tiriamo fuori l’affetto, la passione, i sentimenti, le emozioni, le parole le troviamo con facilità… Anche in altre lingue…
Queste esperienze ci hanno preparato alla GMG e, arrivati a Madrid a Ferragosto, abbiamo meglio affrontato l’incontro con i due milioni e mezzo di persone che, secondo alcune stime, in quei giorni, stavano per raggiungere la città.
Lì ho imparato ancora una cosa nuova: non si va alla GMG per vedere il Papa. La Giornata Mondiale è “dei Giovani”: è il Papa che viene per vedere noi. E noi andiamo lì per stare tra noi, per fare festa insieme, come “pezzi” di questa Chiesa e di questo tempo, che, per un attimo vivono l’unità davanti all’unico Dio, all’ombra di una Croce.
Il Papa è venuto per questa ragione: vedere i giovani, vedere una Chiesa giovane, pregare con noi l’unico Dio innanzi al quale ogni ginocchio può scegliere se piegarsi. Nella libertà e nella verità…
Caldo, polvere, scomodità: questo è solo un “piatto della bilancia”, e neanche il più pesante. Essenzialità, decine di nuovi amici di ogni continente, sapore di universalità, fede rinnovata e nuove energie: questo l’altro piatto. E, scusate: questo secondo pesa davvero di più…
Tornando a casa, pensavo a quante volte, Cristo, vedendo la gente, tanta gente, intorno a Lui, si fosse commosso, intuendone i problemi, le fatiche e le contraddizioni. Ho pensato che anche stavolta avrà pianto. Ma di gioia. Perché, è vero: siamo pieni di contraddizioni, ma abbiamo un Pastore che ha dato la vita per noi pecore. “Pecore”, non “pecoroni”. Perché pecorone, mi sono detto, è chi evita l’esperienza per pregiudizio, non chi accetta le sfide, seppure carico di dubbi e incertezze…
E mi sono accorto, così, di essere tornato un po’ più adulto. Strano, ma torni adulto da una GMG. Non perché finisci col somigliare agli adulti, ma perché impari, crescendo, a capire, che, forse, la cosa giusta, può essere davvero quella che ti consigliano gli altri: impari ad ascoltare e a cogliere le occasioni…
Ultima valutazione: da rifare! In Brasile!
Ci si vede lì!
Salvo Collura, gesuita

L’esperienza del MAGIS2011 che ci ha coinvolto questa estate ha costituito un modo profondo e particolare di prepararci alla Giornata Mondiale della Gioventù consapevolmente, ricchi di un bagaglio interiore da mettere in gioco non solo a Madrid, ma soprattutto al ritorno, nel nostro quotidiano. Ciò che ci ha uniti all’arrivo a Loyola era l’appartenenza a uno dei numerosi movimenti dei gesuiti o semplicemente il contatto che avevamo sperimentato con alcuni di loro. Alla fine del cammino abbiamo scoperto con gioia che tutto ciò che avevamo vissuto ci aveva reso in qualche modo fratelli, legati nell’intimo da un filo invisibile di cui Lui tiene il lembo. Il cammino compiuto in queste due settimane è stato per me una vera metafora della vita, in cui ho sperimentato la fatica, la gioia e il fascino di procedere con il mio bagaglio sulle spalle là dove il Signore mi conduceva, imparando a portare pazienza, a fidarmi di Lui e ad accogliere i compagni che mi sono stati messi accanto e che a turno, in modi diversi hanno condiviso con me una parte di loro. Dopo i primi tre giorni a Loyola, -nei quali ho percepito la gioia (e a volte anche lo spaesamento) di stare in mezzo a persone provenienti da mezzo mondo in un clima di festa e d’incontro – ci siamo divisi per intraprendere l’avventura delle esperienze MAGIS in svariate località della Spagna e del Portogallo. Le tipologie di esperienze erano davvero molteplici e ognuna nella sua essenza è riuscita a svegliare una parte di noi, a metterci alla prova in un luogo del nostro animo in cui abbiamo deciso di farci toccare. Le dinamiche andavano dall’esperienza pratica del volontariato per strada o in un centro, al lavoro creativo in un laboratorio di ceramiche, fino alla vita contemplativa accanto ai monaci in un monastero. La scoperta più affascinante è stata vedere come ognuna di esse, pur nella sua diversità, ci abbia scosso nel profondo e spinto a condividere la nostra gioia una volta giunti all’incontro, di nuovo tutti insieme, a Madrid. Per una volta è stato come se una babele linguistica riuscisse magicamente a comprendersi, unita dalla forza di un sentimento che non si serve delle parole per agire nei cuori. La mia è stata un’esperienza di preghiera e contemplazione presso il monastero benedettino di Montserrat che si è conclusa con un pellegrinaggio a piedi fino a Manresa, presso la Cueva di sant’Ignazio. Ciò che ho apprezzato di più sono state le modalità con cui abbiamo condotto il cammino di preghiera e di riflessione. Approfittando della bellezza del luogo abbiamo fatto molte esperienze guidate di preghiera in cammino nella natura, sui monti in cui ci s’incarnava davanti la potenza e il fascino di una creazione che comunicava pace, riconciliazione, bisogno di raccoglimento, di meditazione. La mia preghiera era esperienza vissuta, percepita con tutti i sensi, affinata con l’esercizio, abbellita dalla comunicazione intima con Dio e il Suo creato. Questa esperienza del Signore ha agito sul mio sguardo interiore, mi ha insegnato a guardare con i Suoi occhi, a rinnovare il mio modo di comprendere le cose. Nella solitudine percepisci la Sua presenza in ciò che ti circonda e porti con te questo esercizio nella vita di tutti i giorni, ricordando che Lui è lì, dentro le cose, con te anche là dove apparentemente non trovi il silenzio, eppure sei in grado di crearlo nel tuo cuore. Grazie a questa esperienza che ci ha messo in gioco personalmente, spingendoci a confrontarci con noi stessi, ma soprattutto a porci faccia a faccia con il Suo amore, abbiamo poi affrontato la seconda tappa del cammino a Madrid. Personalmente credo che non si possa apprezzare a pieno l’emozione del ritrovarsi come grande comunità se prima non si abbia fatto l’esperienza personale e preziosa di Dio in noi. In questo senso credo che il nostro cammino MAGIS sia stato fondamentale, prezioso e fecondo per la vita di ciascuno di noi.

Eugenia Nicolaci
, Palermo

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