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Sosa ricorda Nicolas: “Le radici profonde permettono una crescita incessante”

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

L’omelia del Padre Generale per il funerale di P. Adolfo Nicolás: “Attraverso il suo sapiente discernimento la Compagnia di Gesù ha ricevuto beni in abbondanza per avanzare nella sua fedeltà creativa al carisma originale, rispondendo alle esigenze della missione di questo tempo”.

Qui il video con l’omelia

Il chicco di grano che cade in terra e muore per produrre molto frutto è la parabola della vita di Gesù, inchiodato alla croce e innalzato, come segno dell’amore che apre il passaggio dalla morte alla vita risorta. È anche la parabola dei seguaci di Gesù, cioè di coloro che, come Adolfo Nicolas, scelgono di “disprezzare la propria vita in questo mondo” per farsi compagni, cioè occupare il medesimo posto che occupò Gesù, la croce redentrice come porta alla vita. Di coloro che scelgono di farsi un altro chicco di grano che cade a terra, muore e dà molto frutto.

Il chicco di grano caduto in terra muore per poter mettere radici e alimentarsi per crescere fin sopra il terreno e dare frutto abbondante. Nico fece esperienza di questo processo durante tutta la sua vita. Per questo la sua è stata una vita feconda. È caduto a terra in diversi momenti della sua storia. È caduto in terre diverse. Sempre ha saputo morire, mettere radici, crescere e produrre molto frutto. Mettere radici fu l’esperienza che gli permise di acquistare questa coscienza della necessità di andare fino in fondo, di approfondire, in tutte le dimensioni della vita. Colui che è distratto non mette radici. Ci si deve dedicare con costanza al compito di aprirsi il passaggio in ogni terreno per trovare gli elementi nutritivi adeguati alla crescita che produce risultati abbondanti.

Mettere radici in Cristo costituisce la prima grande sfida di colui che sceglie di lasciarsi seminare lì dove sta il Signore. Tutto il resto dipende dall’abbandono fiducioso nell’amore di Dio come fonte della vita. Mettere radici in Cristo è partecipare alla “agitazione interiore” inerente alla ricerca della volontà di Dio per trovarla e sceglierla come propria. Adolfo fu capace di attraversare questa esperienza molte volte fino al termine della sua vita, senza fuggire le difficoltà, né lasciarsi prendere dalla tentazione di cambiare la strada. Per radicarsi in Cristo è necessario distaccarsi da se stessi, “disprezzare la propria vita in questo mondo” per ottenere la vita vera. Questo che ci pare impossibile, Dio lo ha reso possibile nella vita di Nico.

Chi ha messo radici in Cristo riceve lo Spirito che lo fa figlio di Dio, libero da ogni schiavitù, coerede con Cristo del passaggio dalla morte alla vita. Conosciamo un Adolfo libero, con l’audacia di coloro che hanno perso il timore di seguire le ispirazioni dello Spirito. Nutrito dall’humus del Signore in cui stavano ben immerse le sue radici, Nico è maturato nel discernimento degli spiriti e ha raggiunto la sapienza di coloro che sono guidati dallo Spirito.

Attraverso il suo sapiente discernimento la Compagnia di Gesù ha ricevuto beni in abbondanza per avanzare nella sua fedeltà creativa al carisma originale, rispondendo alle esigenze della missione di questo tempo. Adolfo ha messo tutto il suo impegno, secondo le diverse responsabilità che gli sono state affidate, soprattutto come Superiore Generale, nell’incarnare nella vita e nel lavoro del corpo apostolico della Compagnia le esigenze e gli orientamenti delle Congregazioni Generali successive al Concilio Vaticano II. Ha messo grande impegno e cura nel servire la Chiesa secondo il nostro modo di procedere. È stato sempre disponibile ad accompagnare fratelli e sorelle della Vita Religiosa nell’approfondimento del senso della consacrazione piena al Signore.

Le radici profonde permettono la crescita incessante verso l’alto e di dare frutto abbondante. Nico ha saputo fare suoi i gemiti dell’umanità intera costruendo ponti da oriente ad occidente e da nord a sud. Come Gesù, Nico ha saputo incarnarsi in diverse culture, imparare da esse, dando sempre testimonianza della Buona Notizia. È stato un buon conoscitore della “caducità a cui è stata sottomessa l’umanità”. Ha conosciuto di persona le sofferenze dei migranti e degli ‘scartati’, obbligati a vivere nelle periferie e sulle frontiere della società. Si è identificato con i loro desideri di giustizia e di riconciliazione.

Nico ha vissuto con “la speranza che questa umanità sia liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”. L’abbiamo conosciuto come una persona pienamente cosciente della necessaria inculturazione e dell’universalità. Mai ha perduto di vista la vastità né la complessità dell’umanità intera e contemporaneamente sempre è stato con i piedi sulla terra partecipando della semplicità della vita della gente comune.

Adolfo era molto intelligente. Un’intelligenza che non l’ha portato a rifugiarsi nelle astrazioni, ma a penetrare a fondo nella vita concreta dei suoi simili, specialmente dei più poveri e dei suoi fratelli gesuiti. Un’intelligenza convertita in capacità di servizio concreto, perché capiva ogni situazione e lasciava spazio all’ispirazione che veniva dallo Spirito.

Per molto tempo trarremo frutti dall’abbondante raccolto prodotto da questo chicco di grano che, morto a se stesso, ha dato tanta vita nello Spirito. La sua familiarità con Dio illuminava tutti gli aspetti della sua vita. Da lì veniva il suo sorriso accogliente verso ogni persona o gruppo che incontrava e la sua serenità per affrontare senza ansia situazioni spinose, ardue o complesse. Il Signore ci dia la grazia di ricevere con gioia tanto frutto prodotto da Adolfo Nicolas e di saperlo assimilare per renderci, anche noi, discepoli e compagni di Gesù.

Celebriamo questa Eucaristia in memoria di Adolfo Nicolas nella vigilia della festa di Nostra Signora della Strada. Una devozione che ha ispirato la Compagnia di Gesù fin dai suoi inizi. Essa ci ricorda che siamo pellegrini, che non camminiamo da soli, ma accompagnati da Maria che ci conduce per mano dietro al suo Figlio Gesù che ci apre il cammino verso il Padre. Non conosciamo i dettagli di questo cammino, ma abbiamo imparato, da compagni come Adolfo, che non c’è bisogno di avere la mappa, ma di confidare in colui che ci apre il passaggio e nel suo Spirito che ci ricorda ciò che ci serve in ogni momento.

Vi invito a convertire questo incontro intorno alla Parola e alla mensa del Signore in un “colloquio” in stile ignaziano, innanzi tutto con Nico, caro amico nel Signore, perché condivida con noi la sua libertà, la sua allegria, la sua sapienza, il suo amore radicale per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Poi con Maria della Strada, perché ci aiuti a camminare più speditamente dietro il suo Figlio e perché approfittiamo delle opportunità che ci apre la storia per mostrare ad altri il cammino verso Dio.

Un colloquio anche con nostro fratello e Signore, Gesù, il Crocifisso-Risorto, che ci precede nella consegna amorosa che produce riconciliazione. E poi un colloquio con Papà Dio, riconoscendo grati tanto bene ricevuto attraverso Nico e pregandolo che ci inondi del suo Spirito per essere collaboratori nella missione di fare nuove tutte le cose.

 

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