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Meg, il sogno africano di un’amicizia che si avvera

I ragazzi del MEG italiano incontrano i loro fratelli dell’EYM in Kenya

Ha avuto inizio tutto con il sogno di incontrarsi, conoscersi, confrontarsi, diventare fratelli… E a volte, i sogni si avverano.

Tutto ha preso forma durante le visite a Kangemi, in Kenya di padre Loris Piorar e padre Andrea Picciau nel corso del loro periodo di “Terz’Anno”. Dai loro racconti di quello che è il MEG in Italia, alcuni ragazzi dell’EYM (MEG) Kenya hanno espresso il desiderio di toccare con mano questa realtà.

E così, nove tra ragazzi e ragazze, provenienti da diverse comunità italiane del MEG e guidati da padre Andrea stesso, hanno scelto di dar spazio a questa richiesta, accogliendo la novità che essa rappresentava per ciascuno di loro, spinti dalla Parola del Signore, bisognosi e certi di trovarlo al loro fianco in ogni momento.

Il 27 dicembre 2017, Eleonora, Sandra, Daniele, Elena e Laura, Maria Chiara e Giuseppe, Sara e Alec sono saliti su un aereo diretto a Nairobi: nessuno di loro immaginava cosa sarebbe accaduto. Hanno percorso tante strade, sterrate e piene di vita. Hanno visitato, quasi “abitato”, tante case. Hanno assaporato la quotidianità della baraccopoli di Nairobi nelle parrocchie, nelle scuole e negli ospedali. E sono riusciti ad entrare nei cuori, negli occhi pieni di luce di tutte le vite incrociate in questo cammino,

Gli incontri e i volti da ricordare sono tanti. Primo fra tutti quello con i sorrisi dei ragazzi dell’EYM Kenya che hanno testimoniato la bellezza e la gioia dell’essere MEG in tutto il mondo, che abbatte frontiere e crea legami indissolubili. L’arrivo è stato travolgente, come l’abbraccio di chi non ti conosce ma sa già chi sei, che non vede l’ora di scoprirti a fondo e prendersi cura di te.

Padre Elphege, padre Kubanabantu e lo scolastico Philp, gesuiti, esempio di determinazione e coraggio nel credere di poter cambiare la realtà che abitano, hanno aperto le porte di AJAN (African Jesuits AIDS Network) e accolto i nove ragazzi come figli, in una comunità calorosa e immersa nella natura.

Il cuore di tutti ha subito una vera e propria scossa iniziale che li ha portati dalla consueta frenesia occidentale, a uno stato di semplice e profonda gioia; questo è avvenuto in particolare grazie ai bambini – tanti, tantissimi – pronti a salutarti, a urlarti “mzungu!” (uomo bianco) e rincorrerti. Bambini con occhi che raccontavano tante storie, liberi da condizionamenti, sorrisi che avvolgevano e mani che non ti lasciavano andar via da quell’atmosfera di festa e amore.

I ragazzi hanno vissuto, guidati dal parroco di Kangemi, padre Binamungu SJ e padre Pontiano SJ direttore del Progetto Upendo, incontri di profonda umanità con le famiglie di Kangemi, persone ospitali e amorevoli che hanno aperto le porte delle loro piccole case e hanno spalancato i loro cuori, raccontando la vita, le sfide e le difficoltà che affrontano ogni giorno, le loro speranze, i loro sogni. Hanno pregato e mangiato attorno ad un tavolo con gli amici italiani, uniti come fratelli in festa: il linguaggio dell’amore non ha confini.

Non è mancato il tempo dedicato all’incontro con il Signore, intimo come fra amici, tempo di riflessione, di silenziose preghiere e di condivisioni di gruppo, in mezzo al verde e alla pace di Mwangaza e di Subukia.

Persone di grande fede hanno testimoniato ai ragazzi la loro esperienza e vita con il Signore. Padre Leo Amani SJ e padre Richard Baumann SJ hanno dato prova della via per la felicità più pura, essenziale, libera e testimoniato che il servire è la migliore espressione d’amore. Honoré e Amédée, scolastici gesuiti, guide sicure per le strade di Kibera, con la loro risata contagiosa sono stati esempio di come si viva pienamente in pace perseguendo con fede i propri desideri.

Particolarmente, l’incontro con la comunità cristiana di Kangemi è stato per i ragazzi un momento di grande festa. Avvolti dal calore dei fedeli, coinvolti pienamente dai ragazzi dell’EYM Kenya nelle danze per celebrare l’Eucarestia con ogni parte di loro stessi e uniti profondamente tra loro, hanno così potuto ringraziare per l’anno vissuto e accogliere con gratitudine il nuovo.

I ragazzi sieropositivi del programma “Lea Toto” attraverso parole di un’esistenza desiderata, più che mai voluta e orientata verso il futuro, hanno mostrato e raccontato come si può amare la vita sopra ogni cosa

L’incontro con questa terra così lontana, con queste persone, con il Signore va custodito e non può essere taciuto. I ragazzi del MEG italiano hanno vissuto la bellezza della semplicità, hanno condiviso la gioia della gente del luogo, trovando una terra disarmante, una casa speciale e una famiglia meravigliosa. Hanno avuto l’occasione di fermarsi per respirare e gustare ogni istante, hanno avuto l’opportunità di vedere le cose da una prospettiva diversa, più genuina e autentica. Si sono trovati quasi spiazzati davanti alla povertà, alla sofferenza e alla fatica e non è sempre stato facile. Ma l’esperienza ha dato alla vita di ciascuno una forza nuova, nata da un dono, e ora pronta per essere testimoniata nel quotidiano, con la vita.

 

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