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Scuole. In aula Nervi i giovani interrogano Francesco

“Tu papa Francesco…”: è un colloquio senza barriere, un chiamarsi per nome l’incontro tra il Papa gesuita e gli studenti, i docenti, le famiglie delle scuole ignaziane della Provincia d’Italia e d’Albania. Nell’attesa i canti e le testimonianze: il rap dedicato a don Pino Puglisi dei ragazzi del Cei di Palermo, il dialogo padre figlia sulla dolorosa bellezza delle Sicilia dei ragazzi dell’Ignazianum di Messina, i canti del Leone XIII di Milano e del Massimo di Roma. Dal Nord e dal Sud, studenti, ex allievi, professori hanno raccontato la ricchezza di un’Italia fatta di sfumature e culture diverse, come ha commentato padre Ceroni, 91 anni, figura storica del Leone XIII. “I gesuiti mi hanno insegnato che nello sport come nella vita non è importante imparare a vincere, ma a impegnarsi per vincere”, ha testimoniato il giornalista Carlo Nesti, ex alunno del Sociale di Torino.
All’arrivo del Papa si sollevano i foulard colorati dei novemila che affollano l’aula Nervi: 2030 da Roma, 1800 da Milano, 1500 da Torino, 1100 da Palermo, 650 da Napoli, 575 da Messina, 60 da Scutari; 360 dalle scuole Fe y alegría (Genova, Milano, Roma), 500 dai movimenti giovanili ignaziani (Meg, Lega missionaria studenti, Cvx) e da alcune parrocchie legate ai gesuiti. “Da quando è stato eletto, abbiamo imparato ad apprezzare il suo stile e il suo modo di comunicare. Le sue parole lasciano trasparire il cuore di Dio e sono dirette al cuore degli uomini, sono vicine alla esperienza e ai problemi di tutti, anche dei più giovani”, dice nel suo discorso Padre Carlo Casalone, Provinciale d’Italia. “Ci accorgiamo che sono parole lungamente maturate nel silenzio, a cui Lei ripetutamente ci richiama. Aiutano a capire come il Vangelo parli alla vita e sia luce per ogni situazione dell’esistenza, anche le più oscure. Ci aiutano ad andare all’essenziale, a crescere in quella familiarità con Dio, che era tanto cara a St Ignazio”.
Al saluto del Provinciale e del delegato della rete gesuiti educazione, P. Vitangelo Denora, sono seguiti quelli di tre alunni scelti a sorte tra le varie scuole. Il piccolo Guglielmo da Messina ha raccontato le impressioni dei suoi compagni: “Caro Papa ci piaci tanto perché sorridi spesso, somigli tanto a un bambino. Sappiamo che il lavoro da Papa è difficile ma tu te la stai cavando bene! Ma non ti stancare troppo”.
Sara da Roma e Mariachiara da Napoli parlano del futuro dei giovani e della necessità di camminare senza paura. Temi che ritornano, poco dopo, quando Francesco decide che le cinque pagine di discorso che ha preparato “sono noiose” e decide di fare una sintesi in tre punti del discorso ufficiale. Magnanimità è la parola d’ordine: “Un cuore grande senza paura attento a quello che Gesù ci dice”, raccomanda ai ragazzi. Agli educatori e ai genitori chiede due cose: bilanciare i passi, facendo crescere i ragazzi nelle sicurezza senza precludere il rischio, l’esplorazione; cercare nuove forma di educazione, non convenzionali, secondo i luoghi e i tempi della persona. La parola torna, poi, a sorpresa ai ragazzi. A loro Francesco chiede di fargli domande. E ne arrivano delle più diverse, vere, senza filtri: come credere ed essere fedele? “Ci sono giornate di buio e fallimento, l’importante è alzarsi presto”. Vedi gli amici delle elementari? “Sono lontani, 14 ore di volo. Tre sono venuti a trovarmi. Non si può vivere senza amici”. Volevi fare il Papa? “Una persona che si vuole bene non ha voglia di fare il Papa”. Perché hai scelto di essere gesuita? “Mi è sempre piaciuta la missionarietà della Compagnia”. Perché hai rinunciato alle ricchezze e all’appartamento papale? “E’ una cosa di personalità. Ho necessità di vivere tra la gente. Se vivessi solo non farei bene, per motivi psichiatrici non posso vivere da solo. E la povertà è uno scandalo oggi nel mondo”. Non hai avuto paura di lasciare la tua famiglia e diventare prete? “E’ sempre difficile. Gesù ti aiuta”. Sei stato in Sicilia? “E’ una terra bella. Non ci sono stato ma ho visto un film che la racconta, Kaos”. La politica per un cristiano? “Non è facile, ma è una delle forme più alte della carità, una delle strade per realizzare il bene comune”. La crisi in Italia? “C’è in tutto il mondo. E non è crisi economica ma del valore della persona umana”. E infine a chi gli dice che la sua elezione rappresenta un messaggio di speranza Francesco raccomanda: “Non fatevi rubare la speranza dallo spirito del benessere. E’ la povertà che ci chiama a seminare speranza”.

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