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Roma. Lettera agli studenti: “Il senso del silenzio davanti alla strage di Parigi”

Messaggio di P. Vitangelo C.M. Denora a tutte le scuole della rete Gesuiti Educazione in seguito ai drammatici attentati terroristici di venerdì 13 novembre a Parigi

Carissimi Amici delle nostre Scuole,

Venerdì sera, la musica di un concerto, i cori dello stadio, le chiacchiere di ristoranti e luoghi di ritrovo sono stati improvvisamente e drammaticamente interrotti da mortali esplosioni di violenza, la cui notizia è subito entrata prepotentemente nelle nostre case e nelle nostre vite. Da allora, insieme allo sconforto, alla paura, alla rabbia, alla commozione, si sono susseguiti fiumi di parole, discussioni, dichiarazioni, servizi alla tv e sul web, collegamenti, dibattiti.

Penso che in questo momento farebbe bene a tutti noi fermarci un momento e contrastare tutto questo “rumore” con un po’ di silenzio; non un silenzio “passivo”, sterile, ma un silenzio anzitutto denso di preghiera: Preghiamo sicuramente per le vittime, moltissime molto giovani, poco più grandi dei nostri ragazzi liceali. Preghiamo per le loro famiglie, per i loro amici e i loro cari. Ma preghiamo anche per tutte le morti violente in molti altri attentati che negli ultimi tempi stanno insanguinando il mondo. Preghiamo per i nostri governanti e per coloro che hanno delle responsabilità, affinché sappiano trovare strategie costruttive per risolvere efficacemente le tensioni, i problemi e le ingiustizie che affliggono Paesi e Culture diverse nel mondo e dalle quali nasce questa esplosione di violenza e “guerra a pezzetti”, come l’ha chiamata Papa Francesco. Proviamo anche a pregare affinché tutto l’odio cieco che i ragazzi (anche loro poco più che ventenni), autori materiali di questi gesti disumani, portavano nel cuore e che alberga ancora in molte altre persone nel mondo possa non solo attenuarsi, ma trasformarsi presto in una forza di pace e di fratellanza.

Per tutti questi motivi, credo sia importante cogliere l’invito del Ministro Giannini a fare in tutte le nostre scuole, nella giornata di lunedì 16 novembre, un minuto di silenzio e di raccoglimento.

Ma il silenzio, oltre che per pregare, è anche occasione per riflettere. Ci dobbiamo impegnare a parlare con i nostri ragazzi e a riflettere come suggerisce il Ministro: «Le nostre scuole, le nostre università, i nostri centri di ricerca sono il primo luogo dove l’orrore può essere sconfitto, a diversi livelli di consapevolezza, che resta l’antidoto più efficace di fronte alla violenza e a questa guerra senza frontiere e senza eserciti. I nostri ragazzi – prosegue il ministro – hanno il diritto di sapere, di conoscere la storia, di capire da dove nasce ciò che stiamo vivendo in queste ore. Il nostro patrimonio di valori può essere difeso solo se le nuove generazioni sono aiutate a uscire dall’indifferenza. Non possiamo cambiare `canale´ davanti a queste immagini di morte. Dobbiamo parlarne con i nostri studenti e aiutarli a capire che c’è e ci potrà sempre essere un principio di ricostruzione della nostra identità in cui credere e riconoscersi. E dobbiamo aiutarli a rifiutare, oggi più che mai, qualsiasi tentazione xenofoba o razzista».

Al centro del nostro silenzio e delle nostre riflessioni, non deve esserci però solo un tentativo di “capire”, ma forse in questa occasione, proprio nel silenzio, è importante chiederci: noi, concretamente, nel nostro “piccolo”, che cosa possiamo fare?

Come scuole, di fronte agli eventi terribili e violenti delle ultime ore, non possiamo che riscoprire e convincerci sempre di più dell’importanza dell’educazione, affinché i nostri bambini e ragazzi possano vivere ed impegnarsi efficacemente nella costruzione di un mondo migliore, fondato su veri valori di giustizia e di pace.

Infatti credo che proprio noi che viviamo nel mondo della scuola abbiamo l’opportunità di cogliere la più importante e più preziosa delle sfide che ci vengono lanciate in situazioni come queste. La sfida è proprio quella educativa, cioè di convincerci davvero a fondo dell’importanza di investire nell’educazione con più vigore che mai, di lavorare ogni giorno perché i nostri bambini e ragazzi, che erediteranno domani questo mondo di oggi, possano crescere con dei valori sani, solidi, di fratellanza, di pace e di giustizia. Le nostre scuole sono un luogo privilegiato per fare in modo che i protagonisti di domani abbiano la voglia e le capacità di impegnarsi attivamente per fare del mondo un posto migliore. Credo che davvero la “sfida educativa” di cui spesso si parla, possa trovare in situazioni come queste un volto molto concreta. È da questo che, in un’ora di riflessione che il Ministro ha chiesto di accompagnare al minuto di silenzio in tutte le scuole, si potrebbe partire per cercare di dare un seppur minimo senso a tutte le vite umane ingiustamente e innocentemente spezzate la notte di venerdì scorso.

Questi eventi ci mostrano come la violenza, l’odio, la guerra non risolvono proprio nulla. Questi atti disumani cercano di toglierci la cosa più bella che abbiamo: la bellezza dell’essere uomini. Hanno colpito proprio nella quotidianità e nei momenti più semplici e piacevoli della vita: lo sport, la musica, la cena, lo stare insieme con gli amici. Ma di fronte ad essi in queste ore, comunque, può farsi strada un senso di disfatta, di non speranza, di chiusura. Ma proprio in questo momento siamo chiamati ancora di più a vincere la tentazione della sfiducia e della chiusura e a costruire un mondo di pace, di solidarietà, di fratellanza, lavorando per la giustizia nel mondo, in tutto il mondo.

Forse così, facendo ciascuno la sua parte, riusciremmo a fermare il rumore assordante della violenza, dell’odio, della guerra e contribuire a far crescere il meno roboante ma ben più prezioso germe dell’amore e della pace, che in fondo è il cuore del messaggio evangelico cristiano.

Auguro di cuore a tutti e a ciascuno che riusciamo presto, nei nostri cuori, nelle nostre vite, sui tavoli della politica internazionale e nel mondo, a passare dal dolore e dal buio della paura e della morte all’impegno umile e operoso della pace e dell’Amore.

P. Vitangelo

 

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