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Roma. Padre Matarazzo: “Tutti i gesuiti collaborino al servizio dei rifugiati”

Dopo la lettera di papa Francesco ecco l’appello del Provinciale d’Italia a tutti i gesuiti

Cari amici nel Signore,

domenica scorsa 6 settembre, quasi per caso, mi trovavo in piazza san Pietro per l’Angelus. Le parole di papa Francesco ancora rieccheggiano nelle mie orecchie e mi toccano il cuore:

…la Misericordia di Dio viene riconosciuta attraverso le nostre opere…[…]
Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”, dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!…”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura.
Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia.
Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma.

Mi ha tanto colpito l’entusiasmo della gente che avevo intorno nell’ascoltare insieme queste parole. Il suo messaggio capace di attingere cose antiche e cose nuove dal tesoro della nostra fede ha fatto breccia: il Vangelo annunciato con franchezza è ancora capace di scaldare il cuore dell’umanità.

Il giorno precedente avevo ricevuto come tutti la lettera di John Dardis, presidente delle Province Europee che, rileggendo i recenti avvenimenti nei vari Stati dell’Unione, invitava a gesti concreti di accoglienza dei profughi.

Pregando su queste sollecitazioni, mi sono tornate in mente le parole di Pedro Arrupe in occasione della costituzione del Jesuit Refugee Service nel 1980:

«La Compagnia è chiamata in una maniera speciale a rendere un servizio che è insieme umano, pedagogico e spirituale. È una sfida difficile e complessa; i bisogni sono drammaticamente urgenti. Non esito a ripetere quello che dissi durante la consulta: “Considero questa quale una nuova e moderna forma di apostolato per la Compagnia nel suo complesso, di grande importanza oggi e in futuro e di grande beneficio spirituale anche per la Compagnia”».

Raccogliendo l’invito che mi veniva fatto durante la IX Congregazione Provinciale, facendo tesoro dei tanti segnali ricevuti in questi giorni da voi, prestando attenzione alle diverse iniziative già intraprese sul territorio vorrei esprimere un desiderio apostolico che mi sta a cuore e che vorrei diventasse desiderio di tutta la Provincia: non essere sordi a questi inviti rispondendo insieme in modo sollecito e creativo. Ho la sensazione che sia una questione di responsabilità civile e non solo un gesto di carità cristiana. Ma certamente possiamo viverlo come segno profetico per il nostro Paese.

Pertanto:

invito le comunità a prendere seriamente in considerazione la possibilità di accogliere un rifugiato o una famiglia di rifugiati nelle proprie strutture o all’interno della stessa comunità, secondo le possibilità e le caratteristiche di ciascuna realtà. Le diocesi si stanno organizzando. Per capire come procedere, potete contattare i loro referenti o – se presenti – le sedi locali del Centro Astalli.

Nella formazione dei nostri, si attivino percorsi di sensibilizzazione circa i temi delle migrazioni anche immaginando proposte formative accademiche innovative nella costruzione di un regno di giustizia e di pace. I nostri scolastici facciano esperienza concreta di vicinanza e accompagnamento dei rifugiati attraverso la rete del Centro Astalli e in strutture analoghe.

Le nostre scuole si facciano promotrici di questa sensibilità all’accoglienza attuando corsi per i nostri studenti che siano sempre più donne e uomini per gli altri e con gli altri da qualsiasi dove essi provengano. Auspico l’attivazione di borse di studio per studenti rifugiati meritevoli e la possibilità di ospitare nelle proprie strutture corsi di italiano per stranieri.
Le nostre riviste e i nostri centri di studio approfondiscano e stimolino sempre più la riflessione seria e rigorosa sul tema delle migrazioni.

Le facoltà teologiche prevedano una formazione specifica alla pastorale delle migrazioni.

– Invito poi a sostenere e promuovere con ogni mezzo quelle realtà che nella Provincia si occupano direttamente di rifugiati e migranti, in particolare il Centro Astalli e la sua rete territoriale.

– Come Provincia vorrei istituire un finanziamento annuale di 20.000 euro a sostegno diretto della attività del Centro Astalli per la realizzazione di progetti lavorativi e di integrazione a favore dei rifugiati, come segno concreto di vicinanza a questa opera, come fanno molte Province europee con gli uffici locali del JRS. Nell’ambito dei lavori di ristrutturazione di via degli Astalli abbiamo anche previsto l’apertura di un Centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati.

– Infine chiedo ai gesuiti residenti nelle nostre infermerie di pregare per i rifugiati: abbiamo bisogno di queste preghiere per coltivare la libertà del cuore e rispondere attivamente alle urgenze che stanno cambiando la nostra storia.

Che il Signore confermi la nostra intenzione di uscire sempre più da noi stessi e dalle nostre sicurezze per continuare a servirlo con cuore libero e appassionato, così come ci permette la nostra fede e il nostro carisma. Nessuno si senta escluso da questa opportunità.

Gianfranco Matarazzo SJ

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