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Roma.L’assistenza ai malati di SLA viene dai Rifugiati

A Roma, grazie ad un accordo fra l’associazione Viva la Vita Onlus, impegnata nella cura dei malati di Sla, e il Centro Astalli, servizio dei gesuiti per i rifugiati, prende avvio un corso di formazione specifico rivolto ai rifugiati.

Due bisogni si incontrano, da un lato la difficoltà a trovare personale qualificato per l’assistenza domiciliare dei malati di sclerosi laterale amiotrofica, dall’altro l’altrettanto grande difficoltà di trovare lavoro da parte di persone che in Italia hanno ottenuto lo status di rifugiato o la protezione per motivi umanitari.  
Cinque persone (un pachistano, due eritrei, un somalo e un camerunense), hanno scelto questo percorso. Hanno frequentato un primo ciclo di lezioni (tenute da pneumologi, infermieri, esperti di cure palliative e una psicologa) e iniziato un tirocinio presso famiglie e strutture residenziali, per essere poi avviati ad un lavoro. Nei loro paesi di origine due di loro erano infermieri e uno era tecnico ospedaliero, quindi già familiari con l’ambito sanitario, ma del gruppo fanno parte anche un giornalista e un raccoglitore di frutta. 

“Trovare personale qualificato per l’assistenza domiciliare è difficile – spiega Stefania Chiucchiù, che per assistere suo marito affetto da Sla ha lasciato il suo lavoro – perché servono competenze specifiche, bisogna conoscere la malattia e le sue conseguenze, le attrezzature necessarie”.Oltre alla formazione di base, il corso ha affrontato anche operazioni più complesse come la medicazione della tracheostomia, la via respiratoria artificiale aperta chirurgicamente: anche se di questo in genere si occupano gli infermieri inviati dalle Asl, “l’assistenza fornita dalle Asl – viene spiegato – è molto disomogenea e bisogna essere preparati per qualsiasi evenienza”.

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