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Roma. La Compagnia e l’appello di papa Francesco per i profughi

“Possa ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario in tutta Europa accogliere una famiglia di rifugiati”: è l’appello che domenica 6 settembre, papa Francesco ha rivolto al mondo intero, aggiungendo che anche le due parrocchie del Vaticano avrebbero accolto una famiglia di rifugiati ciascuna. “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame… il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”, dei più piccoli e abbandonati”, dice il Papa, che chiede che l’accoglienza delle famiglie di profughi sia parte della preparazione al Giubileo della Misericordia, che avrà inizio nel mese di dicembre.

Come riferito in una notizia a parte, il Provinciale d’Italia, padre Gianfranco Matarazzo, ha invitato i gesuiti di tutta Italia “a prendere seriamente in considerazione la possibilità di accogliere un rifugiato o una famiglia di rifugiati nelle proprie strutture o all’interno della stessa comunità”.

La Provincia ha invitato le comunità a collaborare con le autorità civili locali per fronteggiare l’attuale crisi dei profughi. Come stanno già facendo altre Province europee, il p. Matarazzo dice che anche la Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù darà maggiore sostegno al Servizio dei gesuiti per i rifugiati (JRS), il Centro Astalli.

JRS Austria

Il p. Michael Zammit sj, direttore regionale del JRS in Medio Oriente, era in visita in Austria nel momento in cui sono arrivati molti rifugiati, ai primi di settembre. “Mi trovavo lì a mezzogiorno mentre stava arrivando un treno proveniente dalla frontiera pieno di rifugiati. C’erano molte persone comuni giunte alla stazione per accogliere i nuovi arrivati. Ho visto una famiglia austriaca con due figlie che distribuivano cioccolato. Un altro bambino insieme al padre ha portato dal McDonald’s un vassoio pieno di caffè caldi. I gesuiti stanno facendo un lavoro meraviglioso in quella zona. Tutte le comunità stanno accogliendo almeno una famiglia di rifugiati. Una notte, alle 11, il direttore della comunità Cardinal Koenig ha ricevuto una chiamata dalla Caritas per sapere quanti rifugiati potesse ospitare. E lui ha dato la disponibilità ad accogliere un centinaio di persone in diverse sale della casa.”

JRS Europa

Il Servizio dei gesuiti per i rifugiati (JRS) si occupa già di decine di migliaia di rifugiati in Europa. In Italia, il JRS aiuta più di 30.000 rifugiati ogni anno con la preparazione quotidiana di pasti caldi, l’offerta di un aiuto medico e legale, la fornitura di materiale scolastico per i bambini, l’attivazione di corsi di lingua, ed altro ancora.

A Malta, isola del Mar Mediterraneo dove approdano molti profughi, il JRS aiuta i rifugiati nei centri di detenzione o che vivono in comunità.

In Romania, il JRS fornisce aiuto legale, ospitalità, corsi di lingua ed altro ancora ai rifugiati, tra cui quelli provenienti dalla Siria.

In Macedonia, il JRS dà un alloggio sicuro alle famiglie di rifugiati. In Germania, per coloro che sono a rischio deportazione, il JRS offre aiuto legale specializzato.

In Portogallo, il JRS offre corsi di formazione ai rifugiati “stabili” in mansioni quali la cura degli anziani, di modo che possano trovare un lavoro. Il JRS Portogallo fa parte di un movimento che fornisce concretamente aiuto legale e altri tipi di supporto, per rendere più efficace l’accoglienza dei gruppi locali.

Conferenza dei gesuiti europei

Il Presidente della Conferenza dei gesuiti europei, come riferito in altra notizia, ha scritto una lettera in cui invita i gesuiti di tutta Europa a rispondere all’appello all’azione del Santo Padre per risolvere la crisi dei profughi. Nella sua lettera, il p. John Dardis suggerisce i passi concreti necessari per fronteggiare la situazione. “Incoraggio i Superiori Maggiori a valutare il miglior modo di intervenire, nei Paesi delle loro Province o Regioni, per una linea di condotta che sia umana, solidale e aperta. I Superiori possono invitare i gesuiti in formazione a offrire il loro aiuto negli alloggi dei rifugiati come parte del loro lavoro apostolico settimanale. Le nostre scuole possono fare dei seminari di sensibilizzazione per insegnanti, genitori, alunni, ed in alcuni casi possono aprire le loro porte per dare accoglienza ad alcuni rifugiati? Alcune delle nostre università hanno centri per i diritti umani o per l’emigrazione, o esperti di dottrina sociale cattolica. Dobbiamo utilizzare queste competenze adesso nella nostra analisi dell’attuale situazione. Alcune delle nostre risorse possono unirsi, magari sotto il coordinamento del JRS, per valutare la situazione e stabilire un piano d’azione? Le nostre parrocchie possono organizzare una “Domenica solidale” in cui un rifugiato o un rappresentante di uno dei nostri uffici europei del JRS possa parlare durante la messa?

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