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Roma. “Investi in diritti, guadagni in sviluppo”: presentato il libro del JSN sui Liveas

“Investi in diritti, guadagni in sviluppo”: è lo slogan che sintetizza la proposta dei Gesuiti italiani per ripensare l’assistenza sociale in Italia. “In un tempo in cui mancano risorse alcuni pensano che la promozione dei diritti sia un lusso, che lo stato sociale sia un buco nero. E invece noi diciamo che in una situazione di crisi non si può rinunciare ai diritti”, ha dichiarato padre Giacomo Costa SJ, curatore e coordinatore scientifico di “Diritti in costruzione”, il volume presentato il 3 maggio a Radiovatiacana. Il testo è un’analisi intedisciplinare fatta dal Jsn, la rete della Compagnia di Gesù impegnata nel sociale, per elaborare una proposta di definizione dei diritti essenziali (Liveas).
“Il welfare non va considerato un peso”, ha continuato Costa, “ma un investimento, un fattore che permette uno sviluppo a vari livello: tutelando le relazioni familiari e il benessere dei cittadini prima che escano da sistemi produttivi”. E’ un “no” a una visione “statalista, che vuole tutto il sociale a carico dello Stato, ma anche a chi vuole ridurre al minimo le prestazioni: occorre socializzare l’impegno per il welfare, difendere i diritti investendo nel capitale sociale”.
L’analisi del gesuita è stata supportata dai dati presentati da Floriana Cerniglia, coautrice del volume e professore associato di Scienza delle finanze presso la Facoltà di Economia di Milano Bicocca: “Rispetto all’area europea l’Italia spende in protezione il 27% del Pil, una cifra più o meno simile a quella degli altri paesi europei. L’anomalia è che il 60% della spesa va nelle pensioni, a scapito di altri investimenti, come dimostra il divario tra Nord e sud Italia per la spesa in asilo nido e in assistenza domiciliare agli anziani”, ha detto Cerniglia. La quale ha proseguito citando alcuni studi dell’Ifel (Istituto per la finaza e l’economia locale) : “Nei prossimi due anni la spesa sociale dei Comuni diminuirà del 13%”. Un dato che avrà conseguenza “a breve periodo nel danneggiare le fasce più disagiate della popolazione, ma anche a medio termine perché laddove la spese sociali sono più basse, più bassa è la natalità e l’occupazione femminile. Il risparmio nel sociale avrà come conseguenza anche una minore crescita economica”.
Nel presentare il volume, che coniuga “azione sociale e ricerca universitaria”, padre Gianfranco Matarazzo SJ, direttore dell’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe di Palermo, ha sottolineato come “la ricerca rigorosa può incidere sui processi”. Il testo è scritto avendo di fronte agli occhi le vite di coloro che le 40 realtà che compongono il JSN accompagnano quotidianamente, storie di persone che il volume raccoglie in un capitolo centrale. “E’ la conoscenza diretta che ci rende autorevoli, perché le persone che incontriamo lo sono. E portano al cambiamento”, ha dichiarato padre Alberto Remondini SJ, presidente del Jesuit Social Network.
Contestualizzando il lavoro della rete del JSN all’interno dell’attività della Compagnia di Gesù, padre Carlo Casalone SJ, Provinciale dei Gesuiti d’Italia, ha ricordato che “Uno dei campi più importanti in cui i gesuiti italiani sono impegnati è il lavoro con i poveri e per i poveri. Una fede che non sia lievito per relazioni più giuste è contraddittoria, perché nega con i fatti l’annuncio che proclama con le parole. La fede non è solo un fatto privato, una questione di culto in spazi separati dalla società o un fatto che si consuma nell’intimo della coscienza e quindi non incide sulla realtà; ma al contrario entra nello spazio pubblico. Il suo nesso con la giustizia indica come la fede dia forma alle relazioni tra le persone e ispira il modo di funzionare e di agire delle istituzioni”. Casalone ha sottolineato l’approccio multidisciplinare del testo per “costruire ponti tra diversi presupposti del conoscere”; e si è soffermato sul modo di procedere tipico dei gesuiti che, anche nel sociale, puntano sulla “circolarità tra esperienza, riflessione e pratiche. Anche i Livelli essenziali di assistenza non possono essere definiti in astratto, ma all’interno dei contesti secondo un modo di intendere la giustizia che fa riferimento alle relazioni e alle situazioni concrete”. Oggi il rischio, ha proseguito P. Casalone, “è di credere di far fronte a interrogativi di rilevanza comune con risposte private. Un po’ come si pensa di rispondere al bisogno sempre più percepito di sicurezza con porte blindate per il mio appartamento e sistemi di allarme per la mia villa. Invece il punto è di coinvolgersi tutti nella costruzione di relazioni umane in cui cresca la fiducia e il riconoscimento dell’altro”.

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