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Repubblica Democratica del Congo. Fungamwaka, dove i minerali non sono insanguinati

Per un settore minerario rispettoso dell’ambiente e dei lavoratori si batte il Magis con le organizzazioni della società civile europea

Quella di Fungamwaka nella Repubblica Democratica del Congo è un esempio di una «miniera pulita», dove il lavoro minorile è vietato e dove non sono presenti gruppi ribelli che si finanziano tassando illegalmente i minatori. In un settore troppo spesso dominato da sfruttamenti e violazioni dei diritti umani, questo esempio dimostra come il settore minerario potrebbe essere reso trasparente tramite una regolamentazione efficace. I relativi costi non possono essere semplicemente trasferiti sui minatori che lottano quotidianamente per una vita dignitosa ma dovrebbero essere coperti dalle società  che estraggono e lavorano questi minerali lungo tutta la catena produttiva.

Un’altra gestione delle risorse naturali è quindi possibile. Ed è proprio per un settore minerario rispettoso dell’ambiente e dei lavoratori che si battono le organizzazioni della società civile europea (e il Magis è in prima linea). Una battaglia difficile che, in questi mesi, si sta concentrando su un’azione di pressione sulle istituzioni europee affinché approvino una normativa che imponga a tutte le aziende europee, che producono o importano componenti e prodotti finiti contenenti quattro minerali (oro, stagno, tantalio e tungsteno), di controllare in modo obbligatorio il proprio sistema di approvvigionamento, assicurandosi che non si stia alimentando i conflitti o non si sia complici di violazioni dei diritti umani.

Commissione, Parlamento e Consiglio dell’Ue stanno trattando su un testo. Il rischio è che si arrivi a un compromesso al ribasso. Un compromesso che la società civile non vuole. Per questo motivo sta lavorando a diversi livelli. Noi, come Magis, non possiamo non farci portavoce delle esigenze di un settore minerario che rispetti i diritti umani e dell’ambiente. Per questo motivo continueremo a tenere alta l’attenzione e continueremo a operare sia da soli sia nell’ambito delle reti dei gesuiti e delle organizzazioni cattoliche affinché non vinca la mera logica dell’interesse delle grandi compagnie minerarie.

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