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Reiserimento dei rifugiati e dialogo interreligioso nel progetto Jrs-Magis a Bambari

A Bambari, il Jrs porta avanti, insieme al Magis, un progetto in campo educativo rivolto ai rifugiati.

A Bambari (Repubblica centrafricana) il progetto a favore dei rifugiati continua. Nonostante i combattimenti. Nonostante gli operatori del Jrs, con i quali il Magis collabora da mesi, siano stati costretti a lasciare la città. Nonostante l’insicurezza. «Il Jrs a Bambari – spiega Jean François Alain Ospital, direttore del Jrs Rca – è stato pesantemente attaccato nei primi giorni del conflitto, il che ha portato all’evacuazione degli operatori. La nostra base è stata saccheggiata e non abbiamo più la possibilità di inviare materiali al personale sul luogo, anche a causa della situazione di insicurezza che continua. Abbiamo quindi dovuto riorganizzare le attività attorno a una strategia di controllo a distanza, gestita da Bangui (la capitale del Paese). Le attività però continuano. Quando la situazione tornerà stabile, invieremo una nuova équipe con nuovi mezzi». Come il Jrs, almeno un terzo della Ong è dovuto partire. Altre organizzazioni hanno ridotto il personale al minimo. Numerose Ong si sono riunite in un unico compound in un solo luogo per meglio gestire la sicurezza.

A Bambari, da settimane la situazione è tesa. A confrontarsi sul campo gli anti Balaka (animiste e cristiane) e gli ex Seleka (musulmane). Tra questi miliziani si mescolano bande di delinquenti comuni che saccheggiano, uccidono, violentano. La situazione umanitaria è drammatica. L’accesso al cibo, all’acqua, alla salute di base, all’educazione, sono altamente compromessi, interamente dipendenti delle azioni umanitarie e sottomessi alla volontà dei combattimenti. La situazione è quindi estremamente precaria e influisce in modo negativo su una popolazione già strutturalmente fragile.

«La popolazione è in balia degli scontri e fugge dalle proprie abitazioni – osserva Aurora Mela, operatrice del Jrs -. Questi movimenti causano perdite umane, stress e lasciano spesso le case vuote (che sono poi saccheggiate da banditi). Per gli operatori umanitari, è molto complicato condurre programmi con continuità. Anch’essi sono vittime delle esazioni, saccheggi, minacce, e spesso devono restare loro stessi confinati per qualche giorno prima che la situazione si stabilizzi. I progetti sono comunque condotti puntualmente».

A Bambari, il Jrs porta avanti, insieme al Magis, un progetto in campo educativo rivolto ai rifugiati. Ai più piccoli viene offerto un insegnamento di qualità alla scuola primaria Michel Maitre, garantendo la distribuzione di materiale scolastico, sostegno e formazione di insegnanti, accompagnamento psicosociale. Con gli adulti si lavora al reinserimento duraturo di rifugiati tramite la scuola secondaria Michel Maitre e corsi di formazione professionale in falegnameria e sartoria. Gli operatori del Jrs e del Magis sono poi impegnati nel promuovere il dialogo interreligioso tramite seminari sulla coabitazione pacifica e gestione dei conflitti, supporto del centro pastorale.

Le speranza sono ora affidate all’intervento dei caschi blu delle Nazioni Unite. «All’inizio del conflitto – osserva François Alain Ospital9 -, hanno obbedito a degli ordini che li obbligavano a avere un atteggiamento passivo, proteggendo le loro installazioni ma limitando le uscite e la protezione dei compound delle Ong. Questa situazione è durata circa 15 giorni. Poi sono arrivati i rinforzi che hanno riconuistato numerosi quartieri. I combattimenti sono stati duri, con diverse perdite da una parte all’altra e ad oggi una grande parte della città di Bambari è stata liberata dei gruppi armati. La situazione non è ancora stabile ma la messa in sicurezza di Bambari è migliorata rispetto a tre settimane fa».

 

 

 

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