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Rapporto Astalli 2019: “Contro paura e precarietà, la scelta dell’inclusione”

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

Il cardinale Bassetti: «Dobbiamo temere chi, creando la mentalità del nemico, cerca di uccidere la nostra anima e l’anima dell’altro».

«Ogni morto in mare, per torture o violenze, è un’offesa all’intero genere umano»: così il cardinale Gualtiero Bassetti alla presentazione del Rapporto Annuale del Centro Astalli, stamattina, a Roma, presso il teatro Argentina. Il presidente dei vescovi italiani «accoglie, condivide e apprezza» il lavoro che viene presentato. Dal rapporto di Astalli prima di tutto emerge un aumento della precarietà. «Il sistema di protezione italiano continua a non essere in grado di rispondere efficacemente ai bisogni delle persone presenti sul territorio e anzi il Centro Astalli ha registrato un aumento del disagio sociale, della marginalizzazione, degli ostacoli frapposti all’ottenimento di una protezione effettiva», dice il presidente del Centro, padre Camillo Ripamonti. L’abolizione della protezione umanitaria (che veniva concessa in molti casi proprio a seguito dell’emersione di una vulnerabilità sanitaria o sociale), il complicarsi delle procedure per l’ottenimento di una residenza e dei diritti che ne derivano e, più in generale, il moltiplicarsi di ostacoli burocratici a tutti i livelli finiscono per escludere un numero crescente di migranti dai circuiti d’accoglienza e dai servizi territoriali. La richiesta di servizi di bassa soglia (mensa, docce, pacchi alimentari, vestiario) è forte su tutti i territori: circa 4.000 utenti alla mensa di Roma, più di 900 nuovi utenti al centro diurno a Palermo. A Trento per la prima volta si è sentita la necessità di attivare un servizio di accoglienza di bassa soglia e uno sportello di assistenza dedicato ai richiedenti asilo senza dimora. Tra gli utenti dell’ambulatorio di Roma è aumentata la presenza di cittadini maliani (41% persone in più rispetto al 2017, con un aumento del 128% delle visite richieste), migranti giovani (il 72% ha meno di 30 anni), solitamente presenti in Italia da almeno un anno. Molti di loro, esclusi dai circuiti di accoglienza, vivono in condizioni di grave marginalità e la loro salute ne risente.

Uno spartiacque importante nel 2018, rileva il rapporto, è stato il Decreto sicurezza tramutato poi in Legge. Una misura che, dice padre Ripamonti, «rallenta il processo di integrazione e rischia di creare più irregolarità e insicurezza» per due punti in particolare: «il non accesso all’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e l’eliminazione della protezione umanitaria». Una legge che di fatto ha rallentato il processo di integrazione, che invece «il Centro Astalli continua a ritenere una priorità». Per questo il servizio di accompagnamento all’autonomia è stato rafforzato. Nel 2018 a Roma sono state sostenute 521 persone, il 35 per cento in più rispetto al 2017, e da luglio 2018 il servizio ha ampliato gli orari di apertura. Anche a Palermo lo sportello lavoro ha registrato un aumento dell’80 per cento del numero degli interventi effettuati. A Roma 119 persone si sono rivolte al progetto Comunità di Ospitalità in cerca di soluzioni alloggiative e 61 nuovi beneficiari sono stati inseriti nel programma che il Centro Astalli gestisce in collaborazione con 29 congregazioni religiose e che nel 2018 ha accolto in totale 143 migranti forzati, tra singoli e nuclei familiari. «I progetti realizzati dal Centro Astalli nel corso del 2018 sono stati in buona parte centrati sul potenziamento dei servizi e delle attività finalizzate all’inclusione sociale, con un’attenzione particolare per i migranti forzati che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità: minori non accompagnati, famiglie monoparentali, persone con traumi importanti».

Nel rapporto vengono presentate anche una serie di buone prassi territoriali tra le quali il progetto di Palermo, Generazione Intercultura 2.0, con l’attivazione di quattro laboratori artistico-artigianali rivolti a 117 giovani sia migranti che palermitani, nel contesto del quartiere Ballarò; il servizio a Catania alla Casa Circondariale, con la gestione della biblioteca. La collaborazione del Centro Astalli Trento ai corridoi Umanitari con la Comunità di S. Egidio e l’associazione Papa Giovanni XXIII; il “salotto delle mamme”, del Centro Astalli Sud, gruppo spontaneo di donne migranti; l’esperienza di formazione alla cittadinanza a Vicenza, e a Padova il laboratorio di Welfare generativo; infine a Roma il laboratorio della scuola di italiano su Costituzione e Cittadinanza culminato con la visita degli studenti alla Corte Costituzionale. Buone prassi che Ripamonti introduce prendendo spunto dalle parole di papa Francesco nella sua visita al Campidoglio lo scorso 27 marzo: «Non si temano la bontà e la carità! Esse sono creative e generano una società pacifica, capace di moltiplicare le forze, di affrontare i problemi con serietà e con meno ansia, con maggiore dignità e rispetto per ciascuno e di aprirsi a nuove occasioni di sviluppo».

La presentazione del rapporto è stata preceduta dalla testimonianza di Karamoko:  viene dalla Costa d’Avorio, è cresciuto in un campo profughi in Liberia, si è laureato in ingegneria civile, è scappato poi dall’Ebola, ha attraversato a piedi Guinea, Mali, Niger, ha conosciuto le violenze dei libici, è sopravvissuto alla traversata in gommone, oggi si trova a combattere con la burocrazia italiana, ma dice: «Non mi arrendo, un giorno sarò ingegnere anche qui». Parole che il cardinale Bassetti riprende nel suo intervento, che in tre punti sintetizza la posizione della Cei sul fenomeno migratorio. «Le migrazioni sono un fenomeno complesso, e vanno rifiutate narrazioni allarmistiche o semplicistiche; muri e chiusure non fermano chi scappa, i migranti vanno soccorsi e salvati, non respinti o bloccati in paesi non sicuri. Rimandarli nei centri di detenzione in Libia può essere una condanna a morte; la sfida dell’accoglienza, infine, va affrontata con percorsi di integrazione e inclusione sociale».

Il decreto sulla sicurezza e l’immigrazione, dice nello specifico il presidente della Cei, intervistato da Giovanni Floris, «va integrato: come vescovi ci siamo ripetuti che se dalle istituzioni non arriva ciò di cui c’è bisogno noi dobbiamo sopperire. L’aiuto dello Stato è di fatto dimezzato, ma noi stiamo colmando le lacune, perché niente deve mancare quando si parla di rispetto della vita e della dignità della persona umana». Se gli arrivi di migranti forzati via mare in Italia nel 2018 sono diminuiti dell’80 per cento rispetto all’anno precedente e la cosiddetta emergenza sbarchi può certamente dirsi conclusa, in «proporzione i morti sono aumentati. Erano 35 ogni 1000 persone che partivano nel 2018. Sono diventati 100 ogni 1000», dice Bassetti.

La diminuzione degli arrivi in Italia è soprattutto legata all’incremento delle operazioni della Guardia costiera libica: l’85 per cento dei migranti soccorsi o intercettati nel Mediterraneo sono stati riportati in Libia e lì detenuti in condizioni che le Nazioni Unite definiscono inaccettabili. «Molte delle persone che si sono rivolte al centro SaMiFo (il centro per la salute del migrante forzato)», dice padre Ripamonti, «sono state vittime di gravi violenze nei centri di detenzione libici. Riferiscono di essere state torturate con bastoni, sigarette o scosse elettriche mentre erano al telefono con i familiari, a scopo di estorcere loro denaro, ma anche di percosse indiscriminate a scopo punitivo o intimidatorio, per esempio per prevenire proteste per le condizioni di prigionia e per i lavori forzati a cui sono state costrette».

Il cardinale, che rifiuta l’etichetta di “buonista” – «sono un pacificatore, ma anche un lottatore» -, non accetta la lettura di un’Italia “incattivita”: «Siamo in una situazione di grande fragilità, la gente ha paura e la paura, che è irrazionale, porta alla chiusura e all’esclusione del diverso. La gente va aiutata con la pedagogia della carità». Per questo, a proposito della politica, dice: «Dobbiamo temere chi, creando la mentalità del nemico, cerca di uccidere la nostra anima e l’anima dell’altro».

E ricordando una frase del cardinale Carlo Maria Martini – «era titolare della basilica di santa Cecilia in Trastevere, che il papa, facendomi un grande dono, ha passato a me» – Bassetti saluta i volontari del Centro Astalli: «Martini diceva che ogni forma di volontariato è pura forma di amore gratuito. Beati voi, dunque. E grazie!».

Il Centro Astalli in cifre

Utenti 2018: 25.000 di cui 12.000 a Roma

Volontari: 594

Associazioni della rete Centro Astalli: 7 (Roma, Palermo, Catania, Trento, Grumo Nevano, Vicenza e Padova)

Pasti distribuiti: 54.417 Persone accolte: 1.018, di cui 375 a Roma (232 nei centri SPRAR e 143 nelle comunità di ospitalità)

Studenti incontrati nell’ambito dei progetti Finestre e Incontri: 27.124

Il rapporto annuale è arricchito dall’inserto fotografico realizzato da Lucrezia Lo Bianco e valorizzato dai commenti di Liliana Segre, Simonetta Agnello Hornby e P. Federico Lombardi.

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