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Pregare è calarsi nella storia delle persone

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

Francesco ha incontrato in Aula Paolo VI la delegazione della Rete mondiale di preghiera del Papa (Apostolato della preghiera) per l’Incontro internazionale per il 175° anniversario di fondazione.

(Sir) “Tutti noi, pastori, consacrati e fedeli laici, siamo chiamati a calarci nella storia concreta delle persone che ci stanno accanto soprattutto pregando per loro, assumendo nella preghiera le loro gioie e le loro sofferenze”. È l’appello del Santo Padre, che nel discorso in Aula Paolo VI alla Rete mondiale di preghiera del Papa, il 28 giugno, ha ribadito l’importanza di “aprire il nostro cuore ai fratelli, specialmente a quanti sono provati nel corpo e nello spirito”. “È bene, in questo giorno della solennità del Sacro Cuore di Gesù, ricordare il fondamento della nostra missione”, ha detto Francesco a commento della testimonianza di Bettina, dall’Argentina. “Si tratta di una missione di compassione per il mondo – ha osservato – potremmo dire un ‘cammino del cuore’, cioè un itinerario orante che trasforma la vita delle persone”. “Il cuore di Cristo è talmente grande che desidera accoglierci tutti nella rivoluzione della tenerezza”, ha garantito il Santo Padre: “La vicinanza al Cuore del Signore sollecita il nostro cuore ad avvicinarsi con amore al fratello, e aiuta a entrare in questa compassione per il mondo. Siamo chiamati ad essere testimoni e messaggeri della misericordia di Dio, per offrire al mondo una prospettiva di luce dove sono le tenebre, di speranza dove regna la disperazione, di salvezza dove abbonda il peccato”.


“È bello sapere che i cinesi, al di là delle difficoltà di diversa natura, si possono sentire realmente uniti nella preghiera, trovando in essa un valido sostegno nella conoscenza e nella testimonianza del Vangelo”. Così il Papa ha definito la versione di “Click to pray” in cinese, in risposta alla testimonianza di padre Matthew, che opera a Taiwan. “La preghiera suscita sempre sentimenti di fraternità, abbatte le barriere, supera i confini, crea ponti invisibili ma reali ed efficaci, apre orizzonti di speranza”, ha commentato il Papa, che a proposito dei 175 della missione dell’Apostolato della preghiera in Francia, illustrata poco prima da Marie Dominique, ha sottolineato che “le intenzioni di preghiera rendono concreta la missione di Gesù nel mondo”: la Chiesa, infatti, “attraverso la sua rete di preghiera e le intenzioni che affida ogni mese, parla al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo”. “È importante parlare dei fratelli”, ha aggiunto Francesco a braccio: “parlare è benedire, dire bene, non sparlare. Chiacchierare è una cosa brutta, non è di Gesù: Gesù non sparlava, parlava. Parlare è un cammino di comunione, sparlare degli altri è un cammino di distruzione”.


“È importante aiutare le nuove generazioni a crescere nell’amicizia con Gesù attraverso l’incontro intimo con lui nella preghiera, nell’ascolto della sua Parola, accostandosi all’Eucaristia per essere dono di amore al prossimo”. È il commento del Papa alla testimonianza presentata in Aula Paolo VI da suor Selam, proveniente dall’Etiopia, con i giovani del Movimento eucaristico giovanile. “Dobbiamo offrire ai giovani occasioni di interiorità, momenti di spiritualità, scuole della Parola, affinché possano essere entusiasti missionari nei diversi ambienti”, la raccomandazione di Francesco nell’udienza alla Rete mondiale di preghiera del Papa: “Così scopriranno che pregare non li separa dalla vita reale, ma li aiuta a interpretare alla luce di Dio gli avvenimenti esistenziali”. “Insegnare a pregare ai bambini”, l’invito a braccio, “perché loro arrivano subito al cuore di Gesù, e ai giovani insegnare che la preghiera è un grande cammino per andare avanti nella vita”. “Nella Rete di preghiera del Papa si incontrano diverse generazioni”, l’omaggio del Pontefice sulla scorta dell’entusiasmo di Diego, dal Guatemala: “È bello pensare come i nonni possono essere di esempio ai giovani, indicando loro a percorrere la strada della preghiera. La saggezza degli anziani, la loro esperienza e capacità di ‘ragionare’ con il cuore, costituiscono un prezioso insegnamento per imparare una feconda metodologia nella preghiera di intercessione. Nel corso della storia, i più grandi uomini e donne di Dio sono stati grandi intercessori”. “È necessario che la missione della Chiesa si adegui ai tempi e utilizzi gli strumenti moderni che la tecnica mette a disposizione”, ha detto il Papa in risposta alla testimonianza di padre Antonio, dal Portogallo, che ha dimostrato come l’apostolato della preghiera, “entrando nel mondo digitale, avvicina anziani e giovani, aiutandoli a dare nuova vitalità” ad esso. “Si tratta di entrare negli areopaghi moderni per annunciare la misericordia e la bontà di Dio”, ha spiegato Francesco, secondo il quale occorre però “prestare attenzione a servirsi di questi mezzi, specialmente della rete di Internet, senza diventare servi dei mezzi. Bisogna evitare di diventare ostaggi di una rete che prende noi, invece di ‘pescare pesci’, cioè attirare anime per portarle al Signore”. “Il cuore della missione della Chiesa è la preghiera”, ha concluso il Santo Padre: “possiamo fare tante cose, ma senza la preghiera non va!”.

 

Il discorso del Papa

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