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Padre Costa: “Il Sinodo, un processo di discernimento”

Si è svolta questa mattina in Vaticano la Conferenza stampa di presentazione dell’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», in programma dal 3 al 28 ottobre. Di seguito l’intervento di padre Giacomo Costa SJ, Segretario speciale del Sinodo. 

La dinamica del discernimento è al cuore del mio intervento: vorrei fare emergere come il discernimento rappresenti un tema, ma anche il metodo dell’Instrumentum Laboris (IL), come di tutto il percorso sinodale.

Il significato di “discernimento” però non può essere dato per scontato, neppure all’interno della Chiesa: lo abbiamo constatato più volte durante il percorso pre-sinodale. Vorrei quindi iniziare spendendo qualche parola per precisare come l’IL intenda questo termine.

1. Il discernimento
L’ambito in cui si colloca il discernimento è quello della opzione tra le alternative a cui la vita pone dinnanzi, in condizioni di incertezza e in presenza di spinte interiori contrastanti. Attiene innanzi tutto alle scelte fondamentali sullo stato di vita (matrimonio, sacerdozio e vita religiosa), sul corso di studi o sulla professione o su un impegno di servizio, ad esempio in politica. Ma può riguardare anche decisioni più ordinarie (gestione del tempo, scelte di consumo e di investimento, opzioni elettorali, ecc.) che determinano quello che oggi è chiamato “stile di vita”.

Nel discernimento siamo di fatto chiamati a riconoscere la voce dello Spirito, tra le tante che nel mondo si fanno udire, e a decidere di seguirla; è così sia un atto puntuale, che si compie con riferimento a una scelta concreta, ma anche un atteggiamento di attenzione che si snoda nel tempo e accompagna l’intera esistenza. Non è quindi una tecnica per prendere decisioni ma un esercizio della coscienza, fondato sulla convinzione di fede che la vita in pienezza è un dono offerto a ogni uomo e ogni donna. Questa dinamica riguarda ciascuna persona, ma interpella anche i gruppi, le organizzazioni e le istituzioni, a partire da quelle ecclesiali: anche a loro lo Spirito affida una missione, la cui realizzazione richiede un continuo discernimento.

2. Il Sinodo come processo di discernimento
Alla luce di queste riflessioni, è possibile interpretare l’intero percorso sinodale come un esercizio di discernimento ecclesiale, al cui servizio si pone l’IL che presentiamo oggi.

Il tragitto che conduce all’Assemblea del prossimo ottobre prende le mosse da un ascolto profondo della realtà, grazie alle diverse voci ricordate da Mons. Fabene. L’IL reca traccia di questa varietà di punti di vista e la affida ai Padri sinodali, chiamati a «lasciarsene toccare in profondità» (LS 15), sulla base della fiducia che lo Spirito farà sentire la propria voce, suscitando emozioni, pensieri e parole; il dialogo con cui saranno condivisi permetterà di mettere a fuoco l’appello che oggi rivolge alla Chiesa e la direzione in cui la invita a incamminarsi.

Con la loro discussione i Padri sinodali sono al servizio di tutta la Chiesa, compiendo un discernimento che appartiene alla loro funzione di Pastori. Il frutto del loro lavoro sarà presentato al Papa per le sue valutazioni e decisioni pastorali. Tutta la Chiesa, in docile ascolto della voce dello Spirito, identificherà i passi attraverso cui dare attuazione concreta alle indicazioni del Santo Padre, tenendo conto delle specificità di ciascun territorio.

3. Il discernimento come struttura portante dell’IL
Come già ricordava S. Em. il card. Baldisseri, l’IL è strutturato in tre parti, seguendo i passi tipici di un processo di discernimento (riconoscere, interpretare, scegliere) e offrendo una base all’articolazione dei lavori dell’Assemblea: ogni settimana di lavoro sarà focalizzata su una delle tre parti.

La prima parte (RICONOSCERE) chiede di mettersi di fronte alla realtà non per un’analisi sociologica, ma con lo sguardo del discepolo, scrutando le orme e le tracce del passaggio del Signore con un atteggiamento di apertura e misericordia, evitando pregiudizi e demonizzazioni.

Per chi ha a cuore i giovani e desidera accompagnarli verso la vita in pienezza, è imprescindibile conoscere le realtà che essi vivono, a partire da quelle più dolorose come la guerra, il carcere o l’emarginazione. Ugualmente è necessario lasciarsi interpellare dalle loro inquietudini, anche quando mettono in questione le prassi della Chiesa (ad esempio la vivacità della liturgia o il ruolo della donna) o riguardano questioni complesse come la sessualità. Altrettanto importante è prendere consapevolezza dei punti di forza della presenza della Chiesa nel mondo giovanile, e delle sue debolezze, a partire dalla scarsa familiarità con la cultura digitale.

La seconda parte dell’IL (INTERPRETARE) fornisce non una interpretazione già pronta della realtà – questo spetta piuttosto ai Padri sinodali –, ma offre alcuni strumenti per una lettura più approfondita. Metto in evidenza in particolare uno dei quattro termini o chiavi di lettura e che è strettamente collegato al discernimento: l’accompagnamento. È un servizio che i giovani chiedono con forza, segnalando di sentirsi soli di fronte a un mondo complicato. Il servizio dell’accompagnamento chiama in causa chi svolge il compito di guida spirituale e ha bisogno di una formazione adeguata, ma non solo. Riguarda molte altre figure che incontrano i giovani nei diversi ambiti in cui si svolge la loro vita, dalla famiglia alla scuola, dal mondo digitale a quello dello sport e della musica, fino alle situazioni estreme come la malattia, il dolore, o l’emarginazione.

Sono chiamati a diventare autentici accompagnatori: genitori, psicologi, insegnanti, formatori, educatori, allenatori e in fondo la comunità cristiana nel suo insieme. I giovani stessi segnalano le qualità che deve possedere un buon accompagnatore, a partire dall’aver fatto i conti con le proprie fragilità ed essere testimone di fiducia e speranza, e non un giudice severo o qualcuno che cerca di imporre modelli precostituiti. Nulla respinge quanto gli abusi di ogni genere (sessuali, di potere, nella gestione economica). Accompagnare richiede allora di assumere un rischio, di uscire dalla propria posizione, permettendo a chi è accompagnato di accedere a quella originalità che il Creatore gli ha donato, e non di replicare passivamente un modello.

La terza parte dell’IL (SCEGLIERE) invita la Chiesa intera a compiere delle scelte di cambiamento all’interno di un orizzonte di vitalità spirituale. La prospettiva è quella integrale tracciata dal magistero di papa Francesco, capace di articolare le diverse dimensioni dell’essere umano, la cura della casa comune, la sollecitudine contro ogni emarginazione, la collaborazione e il dialogo come metodo per la costruzione del popolo di Dio e la promozione del bene comune. Questa prospettiva si salda con la suggestione dell’essere Chiesa in uscita, senza arroccamenti e preoccupazioni di occupare il centro. Darvi attuazione richiede «un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma» (EG 30) e anche un onesto ascolto dei giovani che partecipano a pieno titolo del sensus fidei fidelium. È quello che abbiamo già sperimentato durante la Riunione pre-sinodale: anche per questo il sinodo non si concluderà il 28 ottobre e non potrà fare a meno del contributo dei giovani.

4. Conclusione
Riemerge con forza la necessità che il Sinodo si trasformi in una occasione di crescita della Chiesa nella capacità di discernere, in modo da rendere davvero generativo, anche oggi, quel patrimonio spirituale che la storia della Chiesa ci consegna perché ancora una volta possiamo “lavorarlo” in modo che porti frutto. Alcune delle esperienze raccolte durante il lavoro di preparazione mostrano la ricchezza che scaturisce quando questo avviene. Optare per il discernimento, anziché per soluzioni preconfezionate, implica assumere un rischio, ma è soprattutto un atto di fede nella potenza della Spirito, che fin dall’antichità invochiamo come Creatore.

19 giugno 2018

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