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P. Nicola Angelini: scrittore di epigrafi

In occasione del 2 novembre, ricorrenza dei defunti, dedichiamo un approfondimento alle epigrafi tombali.

Le chiese, i cimiteri, l’Italia tutta sono costellate da lapidi, iscrizioni marmoree, effigi ci forniscono informazioni sulla storia di un immobile, su un eroe di guerra, caduti, avvenimenti, ma quasi mai sono firmate e nulla sappiamo di chi le ha ideate.

Celebri quelle che testimoniano il temporaneo domicilio, spesso della durata di una sola notte, di Giuseppe Garibaldi che sembra aver dimorato ovunque in Italia: quasi ogni paese o città vanta una lapide a imperitura memoria dell’evento.

Come dicevamo, la maggior parte delle lapidi che ricordano eventi o persone, non sono spesso firmate, ma vi sono solo alcuni laconici riferimenti a chi le ha commissionate: il Comune, un’associazione, una famiglia.

Grazie ad alcuni documenti presenti nel nostro archivio, possiamo dare un nome ed un voto all’autore di un congruo numero di lapidi, alcune delle quali “pensate” per essere collocate in alcuni collegi della Compagnia di Gesù a Roma, altre di cui non è specificata la collocazione.

Nella serie dei documenti personali, si conservano anche quelli di p. Nicola Angelini.

Nato il 10 settembre 1824 a Frosinone, entrò nella compagnia di Gesù il 30 ottobre 1841 nel noviziato di S. Andrea al Quirinale, a Roma, pronunciando gli ultimi voti il 2 febbraio 1857. P. Angelini morì a Roma il 3 marzo 1906. Fu la permanenza, a partire dall’infanzia, nei convitti della Compagnia di Gesù a garantirgli una solida padronanza della lingua latina.

Del lavoro di p. Angelini è sopravvissuto un piccolo corpus di appunti – circa 35 carte – relativi ai testi delle incisioni che riporta il testo composto dal gesuita per quelle lapidi che nel corso della vita gli sono state commissionate.

Questo documento ci ha permesso di ricostruire questa particolare attività di p. Angelini, sicuramente esperto della lingua greca e di quella latina.

La prima è dedicata alla restituzione del Collegio Germanico –Ungarico ed è in due versioni, una più lunga ed una più breve, con una nota del gesuita «La prima mi piace più: ma V. Rev. faccia come crede. Infimo servo in Cristo, Nicola Angelini».

Questo documento ci permette anche di capire che il lapicida prevedesse varie stesure da proporre al proprio committente.

Un’altra è dedicata al Pontefice Leone XIII in occasione di una sua visita presso il Collegio Pio Latino Americano.

Molte lapidi sono in lingua latina, ma si distinguono nel corpus anche toccanti lapidi in lingua italiana, come quella dedicata ad una sorella scomparsa.

 

O Paolina Sorella Carissima

Vergine di Antica Fede

Cui assidua nutristi del pane degli Angeli e d’ogni bella virtù cristiana

Or che sei riunita ai dolci genitori

Giuseppe Crosetti e Maria Mancini

Prega con essi pe’ tuoi germani

Pietro e Rosina

Che lasciasti nel duolo e nel desiderio di te.

L’ 11 settembre 1893. Di anni 50.

 

Nelle lapidi commissionate il ricordo di padri, mogli, mariti, come quella in onore del Barone Moschini

 

Viva nell’Eterna Pace

Lo spirito eletto

Del Barone Leopoldo Moschini

Che Religioso benefico

Tra le agitazioni della vita

Serbò sempre l’animo

In Dio Fidente

Nato in Venezia ai [data mancante]

Morì presso Firenze il 10 aprile 1899.

La Marchesa Filomena Veti

Volle in questa effigie perpetuar le sembianze dell’amato Consorte.

 

La più toccante, dedicata ad un bambino morto molto piccolo:

 

Tredici soli mesi ti godemmo

O diletto Alfredo

Nuovo Angelo Volante al Cielo ai 13 settembre 1893

Colà Speriamo di riabbracciarti in Dio Arcangelo Gabriele e Maria.

I tuoi genitori.

 

 

Purtroppo per le lapidi realizzate per privati, non vi è alcun riferimento circa la loro ubicazione.

Avete visto una di queste lapidi nella vostra città?

Mandateci pure una foto, l’archivio storico riceve volentieri la testimonianza dell’imperitura memoria del lavoro di p. Angelini a beneficio dei defunti.

 

                                                                                                                 Maria Macchi