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Napoli. A Scampia si discute sulla crisi: opportunità o fallimento?

La riflessione sulla crisi – “opportunità o fallimento?” – è stata al centro del convegno che si è svolto il 7 febbraio scorso, nel quartiere di Scampia, a Napoli. Con il contribuito del Centro Hurtado, socio del JSN, e con la partecipazione di Renato Briganti, docente di Diritto alla Federico II, l’iniziativa è stata un episodio significativo: un piccolo convegno promosso da alcuni cristiani che hanno sentito l’esigenza di confrontarsi sulla crisi economica ed etica che stiamo attraversando. L’atteggiamento di ricerca per soluzioni positive è stato anche lo spirito che ha mosso gli interventi di molti presenti dopo l’introduzione di Renato Briganti, testimone non solo di una competente analisi, ma partecipe con il proprio impegno ad una delle tante lodevoli imprese a favore della popolazione più sofferenti.
Il nodo da sciogliere è come conciliare lo sviluppo economico con il rispetto di una ridistribuzione delle risorse, nel rispetto dell’equità e della solidarietà nei confronti dei più svantaggiati.
La forbice sempre più divaricata fra chi possiede ricchezze e chi ne subisce le conseguenze, richiamando non solo ad una verifica di correttezza etica nel procurarsi redditi e profitti, ma anche più profonda analisi di un fallimento da riconoscere, quello del sistema che riduce a merce ogni realtà, prima fra tutte l’uomo ed il suo lavoro.
Da sottolineare è stato a questo proposito il passaggio dalla ricerca di un sistema “alternativo” alla necessità di “alterare” l’economia con un complesso progetto politico. Le indicazioni appaiono utopistiche quando si parla di contrastare il processo di decentramento produttivo, che è determinato dalla ricerca di lavoratori a basso costo o da località senza vincoli di rispetto ambientale.
Eppure è una “inversione – conversione” di tendenza che si deve partire per riaffermare il primato dell’etica in quel campo minato che è la forza del capitale, del denaro e della finanza, della ricerca conseguita ad ogni costo.
In tempo di crisi si possono accentuare le scorciatoie che fanno deviare da un corretto rapporto con le regole del gioco, nell’accaparramento delle poche risorse, nella falsificazione dei bilanci, nella discrezionalità non condivisa che può portare ad azioni anche illegali.
Le esperienze suggerite come percorribili nella logica dell’”alterità” e dell’”alterativa” sono già presenti e nel piccolo, esemplari. Si pensa al commercio “equo e solidale”, ai gruppi di acquisto solidale, al consumo critico in genere, che anziché puntare ad una crescita quantitativa della produzione, indichino come sia importante il processo qualitativo dell’impresa economica.
Che dei laici cristiani abbiano avuto una simile iniziativa è lodevole, visto il loro impegno nel lavoro e nel sociale vissuto in prima persona; c’è da augurarsi che prosegua questo tipo di iniziative che, ispirate al vangelo, possono dare fiducia e volontà di partecipazione.
F. Valletti SJ

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