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Missione. In Sri Lanka un progetto per le vedove con il sostegno dei buddhisti

Un gesuita, un motorino e un quaderno. Nel 2009 è cominciato così il progetto di promozione di nuclei familiari composti da vedove nel distretto di Galle, in Sri Lanka. Progetto che è terminato da poco. Il gesuita si chiama P. Chryso Pieris, ha 70 anni e dirige il Jesuit Social Center, partner dell’iniziativa. Il primo passo del progetto è stato la “selezione” delle vedove. Sul suo scooter, nelle zone collinari fuori la città di Galle, P. Pieris se la cavava benissimo. «Ma da solo non sarei andato lontano, e il problema non erano le buche o le strade non asfaltate». Così ha deciso di parcheggiare il motorino davanti ai tre templi buddhisti di Hididuma, Thawalama e Opatha per chiedere ai monaci di far parte del progetto. La risposta non si è fatta attendere: i religiosi hanno messo a disposizione i terreni circostanti i templi che poco dopo avrebbero ospitato gli incontri con 277 vedove. Tanti i nomi appuntanti sul quaderno di P. Pieris durante le sue ricerche. Le pagine contengono anche le cause della scomparsa dei 277 mariti, in troppi casi avvenuta per morte violenta (20 per cento suicidi, 8 vittime di omicidio).
Il primo passo è stato quello di aiutare le vedove a riprendere fiducia in se stesse. «Solo dopo le abbiamo sostenute economicamente con un sussidio mensile per metterle in condizione di contribuire anzitutto all’alimentazione della famiglia, alla cura della salute, all’istruzione dei figli (425 minori in totale) e di vivere in un ambiente salubre», racconta P. Pieris. Molte vedove vivevano in strutture fatiscenti. Sono state così fissate 45 porte, riparate 77 finestre, rafforzati 56 muri, aggiustate 12 latrine e costruite 14 nuove, scavati 25 pozzi, 33 case sono state dotate di impianto elettrico e 43 di impianto di acqua corrente. Nove case sono state interamente ricostruite.
Le donne sono state anche spronate a proporre soluzioni per migliorare la loro situazione economica; in sostanza a partire dalla ricostruzione dell’autostima si è passati alla valorizzazione dell’iniziativa personale e molteplici sono state le iniziative intraprese per generare reddito. C’è chi ha ripreso la coltura delle piante di noci di cocco, la coltivazione del the, mentre altre donne hanno aperto negozi di prodotti tessili e alimentari.
Le donne, infine, hanno anche costituito Associazioni per sostenere in futuro nuove vedove e hanno presentato istanze alle Autorità Locali, come prestiti agevolati, l’esenzione del pagamento delle rette scolastiche per i figli delle vedove. «Sono segni molto significativi di iniziativa autonoma, di responsabile apertura al di là di sé e di restituzione ad altri del bene ricevuto». Il progetto, che è stato finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana, ha avuto una ricaduta locale inaspettata: ai padri gesuiti del Jesuit Social Center sono pervenute richieste di replicazione dell’iniziativa in altri Distretti.

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