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Migranti, la condanna del Tribunale dei popoli

Una sessione del Tribunale permanente dei popoli si è tenuta a Palermo. L’istituto Arrupe è stato parte attiva della rete che l’ha promossa.

All’esame del Tribunale, che si è riunito dal 18 al 20 dicembre, l’articolato Atto di Accusa, presentato da più di 100 associazioni e organizzazioni internazionali non governative, sulle “politiche adottate dall’Unione Europea in tema di migrazione e asilo, di cui sono espressione politiche, normative e prassi recenti degli Stati membri”. Il Tribunale doveva verificare se queste politiche “configurino, nei loro effetti concreti sul popolo migrante, un crimine contro l’umanità e/o prefigurino gravi violazioni degli articoli sanciti n ella Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli firmata ad Algeri il 4 luglio del 1976”.

Dopo aver esaminato leggi e testimonianze il TPP ha concluso che “le politiche europee sulle migrazioni e l’asilo sono state riconosciute come lesive dei diritti fondamentali delle persone e del popolo migrante”.  (qui sentenza del Tribunale)

Va ricordato che il Tribunale Permanente dei Popoli non è tenuto, come lo sono invece i tribunali penali nazionali e internazionali, a delimitare il proprio ambito di indagine e giudizio solo in relazione al diritto penale sancito a livello nazionale e internazionale, ma può includere nella propria competenza violazioni sistemiche dei diritti dei popoli che non integrano direttamente o esclusivamente fattispecie penali di diritto positivo.

La sociologa Anna Staropoli dell’Istituto Arrupe ha seguito la sessione del TTP e commenta così la sua esperienza: “Ho ascoltato molto ed ho sentito una società civile a Palermo autentica, che nonostante le sue fragilità ha una sua capacità di accoglienza e di resilienza, e grazie al tribunale dei popoli è divenuta simbolo di lotta contro tutte le mafie internazionali e le connivenze politiche, uno shock culturale rispetto a una società dormiente che invita a guardare in faccia la banalità del male – come lo definiva Hannah Arendt – nel quale chiunque può ritrovarsi se non ha il coraggio di scegliere sempre la priorità delle persone umane contro gli interessi economici che si nascondono dietro le nuove schiavitù”, dichiara Anna Staropoli, direttore dell’Istituto Arrupe di Palermo. “Non si può essere felici da soli. La frase simbolo del tribunale permanente dei popoli, ” es tiempo de ablar”, ci invita a non fermarci e questo è solo l’inizio”.

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