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Magis e il metodo ‘pace’ in Costa d’Avorio

Lavorare per la pace in un Paese che è stato sconvolto dalla guerra civile e dalle divisioni etniche. È questo il compito che Porteurs de Paix (PdP) sta portando avanti, con la collaborazione della Fondazione Magis, in Costa d’Avorio.

«La missione dell’associazione – spiegano i responsabili – è di promuovere la vita in armonia, per raggiungere uno sviluppo che avvantaggia tutti. Noi formiamo all’accettazione reciproca e al rispetto di coloro che sono chiamati a condividere la vita in uno spazio comune. Lavoriamo prevalentemente con le ragazze e le donne, le cui azioni e i cui interventi possono essere cruciali nella coesione sociale e nel campo della prevenzione dei conflitti e gestione dei conflitti».

La Costa d’Avorio, Paese dell’africa occidentale, è stato protagonista di una guerra civile durata una decina di anni, in cui sono morte tremila persone. Il conflitto è scoppiato il 19 settembre 2002, in seguito a un fallito attentato per spodestare l’ex presidente, Laurent Gbagbo. I combattimenti hanno portato la Costa d’Avorio a dividersi tra ribelli e alleati del governo. Gbagbo è stato costretto ad abbandonare il potere nel 2011, dopo essersi rifiutato di accettare la vittoria del presidente Alassane Ouattara alle elezioni presidenziali del 2010. Il conflitto ha spaccato il Paese, un tempo uno dei più stabili dell’Africa occidentale, e ha insinuato nella sua società gravi spaccature.

Fondata nel 2014, PdP ha già formato più 150 adulti che sono, a loro volta, diventati formatori in diverse realtà. Un’azione che Pdp ha portato avanti anche questa estate organizzando sessioni insieme a François Cribier, educatore che lavora nelle scuole e nelle comunità. In Costa d’Avorio, Cribier ha visitato collegi, comunità religiose, organizzazioni della società civile.

«Il metodo che abbiamo applicato – osserva Cribier – è l’ascolto delle esperienze e la riformulazione di ciò che vivono per essere sicuri di comprendersi e tenere conto delle loro sofferenze. Ci siamo poi fatti portavoce delle loro testimonianze nei nostri incontri con le autorità. Dalla comprensione nasce la pace».

Ma che cos’è la pace? Da questa domanda è nata una riflessione che ha coinvolto tutti i partecipanti agli incontri. «La pace – spiega Cribier – è un processo che inizia dentro di noi e richiede un’analisi di noi stessi per capire le nostre esigenze e le nostre sofferenze. Solo in seguito ci si può confrontare con gli altri cercando di andare loro incontro senza cercare di schiacciare l’altro o di conquistarlo».

Questo metodo deve permeare l’intera società. «La pace è ciò che si coltiva in noi stessi e nei rapporti con gli altri – conclude Cribier -. Una costruzione lenta e quotidiana che porta a cambiare la società e a tagliare alla base i germogli del conflitto e dello scontro». Insegnamenti preziosi in un’Africa che paga quotidianamente la violenza sulla propria pelle.

 

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