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GesuitiMissioni. Come adeguare la missione alla realtà

La rapida evoluzione delle relazioni culturali e finanziarie tra i paesi al Nord e al Sud del mondo, come pure il cambiamento delle mentalità in seno alle popolazioni, hanno indotto il Magis a intraprendere un’evoluzione dell’espressione missionaria della Provincia d’Italia, alla ricerca di un adeguamento alle nuove realtà. Al punto attuale della sua evoluzione, Magis si orienta verso una proposta di collaborazione con opere della nostre provincie africane, di preferenza nel campo della formazione dei giovani. Più particolarmente, Magis intende privilegiare una collaborazione nel campo specifico di una formazione che prepari i giovani che frequentano le nostre opere (collegi, scuole professionali, centri sociali e culturali) a entrare nella società per testimoniare più tardi nella loro vita professionale i valori del rispetto del bene comune e del servizio del loro paese ispirandosi alla fede cristiana.

In quanto espressione dello spirito missionario della Provincia d’Italia, Magis si pone come scopo di partecipare alla promozione di attività apostoliche che rispondano alle priorità tradizionali della Compagnia attraverso la realizzazione di progetti che si ispirino alle caratteristiche della spiritualità ignaziana. Noi pensiamo che lo spirito missionario si dovrebbe esprimere oggi per mezzo di una collaborazione piuttosto che attraverso un’assistenza a senso unico.
Davanti alla costatazione dell’assenza nelle nostre società, in Africa come pure in Europa, di uomini e di donne che nell’esercizio delle responsabilità pubbliche e professionali si ispirino alla fede cristiana, Magis si propone di orientare il sostegno finanziario che sarà necessario, verso la realizzazione di programmi specifici di formazione alla leadership che si ispirino alla spiritualità ignaziana.

Si tratterebbe di proporre a dei giovani che vi aderirebbero liberamente, di accettare di impegnarsi a intraprendere un programma di formazione che non avrebbe un carattere accademico ma che proporrebbe una formazione teorica di buon livello in parallelo con un accompagnamento spirituale (individuale e di gruppo) come pure delle esperienze apostoliche allo scopo di suscitare nei giovani una sensibilità alle ingiustizie presenti nella società. Questi percorsi di formazione avrebbero una durate di due o tre anni e potrebbero far sorgere delle vocazioni religiose (perché no ?), ma soprattutto delle vocazioni al bene comune e al servizio della società. E’ una pista di ricerca che potrebbe favorire la nascita, nelle nostre comunità cristiane, di una tradizione e una cultura della solidarietà e disponibilità ad assumere delle responsabilità nella gestione della cosa pubblica.

Nel modo di concepire l’organizzazione di questi programmi, si dovrebbe tener conto di un’esigenza propria alla pedagogia ignaziana di alternanza tra l’insegnamento e l’azione sociale e apostolica con lo scopo di formare i giovani alla responsabilità civile.
S. Ignazio ha voluto dei collegi che fossero capaci di formare giovani che potessero e volessero partecipare con intelligenza e efficacia al bene della società. Dei giovani capaci di fare della loro azione e del loro impegno una decisione nel senso del “magis”, d’un migliore servizio di Dio, dei fratelli e delle sorelle. Dei servitori che sappiano amare non a parole ma con dei fatti.
Nello stesso tempo, un tale orientamento, potrebbe contribuire a mettere meglio in evidenza lo scopo ultimo delle istituzioni di formazione della Compagnia. L’eccellenza accademica è certo un aspetto di primaria importanza nelle nostre istituzioni, ma essa deve essere in funzione di altri aspetti della formazione integrale che deve essere impartita ai giovani, perché diventino, come ce lo ha insegnato il P. Arrupe, degli uomini e delle donne di servizio secondo il Vangelo oppure secondo una sua altra espressione “ degli uomini e delle donne per gli altri”.
Questo modo di collaborare con le nostre istituzioni di formazione in Africa, potrebbe produrre le condizioni favorevoli a degli incontri tra giovani africani e italiani interessati alle stesse problematiche. Sarebbe compito del Magis di proporre questo tipo di incontri interculturali e offrire l’opportunità di un approfondimento della dottrina sociale della Chiesa creando nello stesso tempo dei legami interpersonali che favoriscono il superamento dei pregiudizi reciproci esistenti.

P. Agide Galli
Presidente Magis

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