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L’Europa, il Cristianesimo e il fondamento della dignità umana

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

Alla Facoltà Teologica della Sardegna un convegno internazionale di due giorni con numerosi relatori e la conclusione affidata al Cardinal Bagnasco

 

Una tematica certamente vasta e ambiziosa quella del convegno internazionale che si è tenuto alla Facoltà Teologica della Sardegna: in apparenza complessa, per i numerosi aspetti teologici e filosofici, ma anche molto attuale e non solo in virtù delle imminenti elezioni europee. Si trattava di riflettere sul rapporto tra Cristianesimo ed Europa, e sul ruolo del pensiero filosofico e teologico all’interno di questo rapporto.

Il titolo stesso dell’evento rifletteva questa ampiezza di prospettiva: “Il Cristianesimo e l’Europa. Radici trinitarie, dignità della persona umana e trasfigurazione del mondo: Guardini, Florenskij, Newman” (Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna: Cagliari, 10-11 maggio 2019). Nel suo intervento di apertura del convegno, padre Francesco Maceri SJ, preside della Facoltà ospitante, ha osservato come, su un tema del genere, “si sarebbe potuto proporre un programma direttamente attento ai problemi quotidiani che attraversano l’Europa (per es. gli egoismi economici, i rigurgiti di fanatismo e intolleranza, le chiusure drastiche ai migranti ecc.). Invece, si è voluto scegliere un’impostazione filosofico-teologica alta, mettere al centro la fede nella Trinità, pur consapevoli che alla mente di non pochi, credenti e non, essa richiama un ideale troppo astratto e di poco interesse”. “Ma è proprio questa concentrazione teorica e pratica sull’etica”, ha detto padre Maceri, “che va a detrimento dell’annuncio esplicito, articolato e culturalmente rilevante, delle verità rivelate del Cristianesimo”. Il Cristianesimo, dunque, nel suo cuore vitale di “verità rivelata” quale chiave per interagire con il mondo presente e il Continente in cui viviamo.

Si è così parlato di identità dell’Europa – Europa intesa come una certa “idea” di razionalità e di valori prodotti da quella razionalità – e del ruolo giocato dal Cristianesimo nella formazione di questa identità. Si è parlato del ruolo della Trinità e della persona umana in questa relazione tra pensiero greco/occidentale e pensiero cristiano. Si è discusso, come si può intuire, di una crisi nell’epoca odierna di questa relazione, e sono state avanzate delle idee per capire meglio tale crisi. Il filo del discorso si è sviluppato su tre autori (teologi e filosofi), vissuti a cavallo tra i secoli XIX e XX, che idealmente attraversano da Occidente a Oriente il Continente europeo: John Henry Newman, Romano Guardini e Pavel Florenskij. Si tratta di figure che hanno vissuto lunghi momenti di isolamento e difficoltà, fino al martirio (nel caso di Florenskij), ma che gradualmente sono emerse nella storia in tutta la loro importanza.

I docenti invitati a parlare di queste figure sono stati: Silvano Zucal (Università di Trento), Andrea Aguti (Università di Urbino), Chiara Cantelli (Università di Firenze), Maurizio Migliori (Università di Macerata), Fortunato Morrone (Istituto Teologico Calabro) e Angelo Bottone (UCD, Irlanda). Accanto a loro vi erano anche dottorandi e giovani ricercatori che hanno esposto in delle brevi comunicazioni i frutti dei loro studi. Anche gli studenti, di teologia e di scienze religiose, hanno avuto modo di partecipare con dei tavoli di confronto, nel mese precedente, e con delle domande che hanno posto ai relatori.

Hanno concluso i lavori una relazione del card. Angelo Bagnasco (presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) e, infine, i saluti di mons. Arrigo Miglio (arcivescovo di Cagliari). Nel suo intervento, il card. Bagnasco ha posto l’accento sull’attualità del Cristianesimo per questa Europa e sulla fede che la Chiesa stessa ha nell’Europa. E ha infine chiuso il suo intervento con un passaggio che, per chiarezza e incisività, merita di essere trascritto per intero:

“Cristianesimo ed Europa. ‘Se l’Europa si staccasse totalmente da Cristo, allora cesserebbe di essere’ (Novalis). Perché Novalis fa un’affermazione così netta? Accenno a tre ragioni. Innanzitutto, perché il Cristianesimo fonda la dignità dell’uomo; la fonda al livello più alto e inviolabile, quello di Dio. È interessante rilevare che le Carte internazionali parlano della dignità umana ma non entrano nel merito del fondamento: lo danno per acquisito, con tutte le conseguenze! In secondo luogo, perché il Cristianesimo si presenta come fede universale che, rivolgendosi alle singole persone, supera i vincoli particolari senza negarli, e permette una comunità universale. Infine, perché la fede cristiana pone l’idea della superiorità della persona sulla natura: la vita dell’uomo non è la vita del cosmo, essa viene direttamente da Dio”.

 

 

 

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