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Roma.Lerner, Albanese e Flick con il Centro Astalli per la giornata del rifugiato

Sono i rifugiati, l’altra faccia della Storia. Quella che non ci interessa leggere, studiare, approfondire. Quella che evitiamo di guardare negli occhi perché racconta fatti che distruggono certezze costruite su pregiudizi e superficialità e che fa crollare il castello di sabbia da cui la osserviamo come un’emergenza imprevedibile e per questo ingestibile.
Il Centro Astalli, ormai da anni, celebra a giugno la giornata del rifugiato. Quest’anno i significati da sottolineare sono molti e complessi. A 60 anni dalla Convenzione di Ginevra sul riconoscimento dello status di rifugiato, ci ritroviamo ancora una volta impreparati, davanti a volti che si presentano talmente vicini che vorremmo allontanare, cacciare, respingere.
Al messaggio per la giornata del rifugiato il compito di aprire il colloquio sulle migrazioni tra Lerner e Albanese dal titolo: “Rifugiati. L’altra faccia della storia” che si è tenuto il 15 giugno nella Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, gremita di volontari, operatori, sostenitori e amici del Centro Astalli.

A fare gli onori di casa Padre Giovanni La Manna (presidente Centro Astalli) che, riferendosi agli arrivi dalla Libia e alle ultime preoccupanti dichiarazioni del Governo sull’immigrazione, ha invitato i presenti ad “aprire gli occhi e svegliare le coscienze”. “Occorre – ha evidenziato La Manna – favorire l’incontro con i rifugiati e restituire loro dignità e diritti”.
“Il Centro Astalli – conclude La Manna – sollecita ancora una volta la Comunità Internazionale ad assicurare canali umanitari affinché sia garantito il diritto d’asilo a chi arriva dal Mediterraneo”.

A Giovanni Anversa (giornalista Rai) il compito di introdurre il dibattito. Lo fa sottolineando la drammatica attualità del tema e ricordando gli oltre 67 milioni di rifugiati nel mondo, vittime di guerre e persecuzioni.

Gad Lerner entra subito nel vivo della questione parlando di “abuso delle categorie interpretative di fronte al risveglio del Nord Africa e del Medio Oriente. Un risveglio che vede impegnata una generazione di giovani scolarizzati ed interconnessi, disposti a mettere a rischio la propria vita. Giovani che hanno smentito gli stereotipi di oscurantismo culturale e religioso che spesso vengono loro associati.”
Di fronte a questo evento storico ancora incerto ma promettente, Lerner giudica criticamente l’atteggiamento dei nostri governanti che hanno adoperato l’espressione “Esodo Biblico” senza rendersi conto realmente di cosa questo significhi. “Il racconto dell’Esodo è per noi il ricordo della liberazione dalla schiavitù d’Egitto, una vicenda simbolica meravigliosa fatta propria da tutti gli oppressi della terra. Di questa esperienza viene completamente stravolto il senso, definendo l’esodo biblico come una catastrofe. Tutto questo allarmismo stona di fronte ai numeri. Nella realtà il flusso di richiedenti asilo giunti in Italia è relativamente esiguo rispetto ad altri stati europei.
Ciò produce una profonda sfiducia nel futuro, esprime un atteggiamento anacronistico della nostra classe dirigente nonché una disumanizzazione nell’approccio al problema”.

Per le parole di Lerner esprime vivo apprezzamento padre Giulio Albanese (Missionario comboniano, fondatore di Misna) e aggiunge: “Quello che sta accadendo nel Mare Nostrum è contro Dio e contro gli uomini. Bisogna levarsi in una profonda indignazione dinanzi a tutto questo”. Albanese sottolinea come le responsabilità di ciò non siano imputabili solo all’attuale classe dirigente ma anche al mondo della comunicazione e del giornalismo. “È un Paese che diventa sempre più provinciale, sempre più ricco di giornalisti-mercenari che piuttosto che dar voce a chi non ha voce si occupano delle notizie solo per tornaconto personale”.

A chiudere l’evento il saluto di Giovanni Maria Flick (presidente emerito della Corte costituzionale): “L’Europa dei diritti sta andando in crisi, perché di fronte alla situazione del Nord Africa, l’UE risponde ricostruendo le frontiere.
Brutto segnale per un Europa che intanto ha ragione di esistere perché ha posto al centro del suo processo di costruzione il patrimonio dei diritti umani.
Tanto nella nostra Costituzione quanto nella carta di Nizza e nel Trattato di Lisbona la dignità è un valore fondamentale e, si precisa, non c’è rispetto per la dignità senza solidarietà tra gli uomini.
Il paradosso del nostro tempo è che la cittadinanza, che è primo criterio di uguaglianza, diventa oggi fattore di discriminazione tra gli individui. I diritti umani devono essere universalmente riconosciuti indipendentemente dalla nazionalità o dal permesso di soggiorno”.

Ufficio stampa: Donatella Parisi – Fondazione Astalli: 0669925099 – d.parisi@fondazioneastalli.it

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