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La “Fratelli tutti” al Massimo

Padre Claudio Zonta SJ e il rettore dell'Istituto Massimo gei gesuiti padre Giovanni La Manna

In tempo di pandemia dare un significato a quella parola, internazionalità, che Fratelli tutti ha declinato in decine di accezioni. È la sfida raccolta dall’Istituto Massimo. Padre Claudio Zonta, che al prestigioso liceo romano insegna, intervistato da Radio Vaticana racconta come si sta procedendo.

«Con la scuola parzialmente in presenza e on line, in un tempo in cui  ci siamo ‘ingozzati’ di connessioni, come dice il Papa, la sfida ad avere un’internazionalità sta nel porre l’accento sul termine “inter”, cioè “fra”, per creare una dimensione universale di apertura a tutti, in  una comunità che possa sostenere anche gli studenti». Zonta fa alcuni esempi: le raccolte alimentari per l’elemosineria vaticana, l’impegno delle famiglie durante l’emergenza freddo con raccolta di coperte e alimenti; la vicinanza della comunità «di noi gesuiti alle famiglie, cercando di sostenere e di essere sostenuti, perché è uno scambio, è reciproco».  “Finestre” e “Incontri”, gli appuntamenti on line, organizzati in collaborazione con il centro Astalli,  con rifugiati o persone di altre religioni. E poi una scuola più sostenibile, contro lo spreco di carta e la raccolta differenziata, «perché Fratelli tutti è collegata alla Laudato si’».

Questo è un tempo, dice il gesuita, in cui l’essere troppo connessi, sommersi da una marea di informazioni, rischia di avere come altra faccia della medaglia una solitudine relazionale e l’impossibilità ad accedere alle informazioni essenziali,  «ognuno sta cercando di sopravvivere tirando su delle mura. Si rischia di perdere la dimensione della carità, dell’amore sociale che è fondamentale. L’essere umano è tale nel momento in cui è relazionale.  Oggi è difficile interagire, abitiamo a volte in mondi paralleli». Per questo Zonta ritorna sull’importanza di un’espressione presente in molto encicliche sociali: «Sviluppo integrale della persona, umano e spirituale, cioè aperto al trascendente».  Come comunicarlo agli studenti? «La vicinanza, me ne sono accorto soprattutto adesso con il rientro a scuola, fa bene. I ragazzi sono restii, certo fanno fatica, ma comprendono che lo stare insieme a loro, essere presente, dare un senso di nuovo a parole bistrattate, come giustizia, equità, pari opportunità, politica…vale la pena. Ci vorrà tempo, bisognerà ricostruire anche il tessuto sociale. Il Covid ha infranto tante relazioni».

L’intervista a Radio Vaticana

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