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Italia. «Laudato si’» e l’attenzione a uno sviluppo rispettoso del Creato

Nei giorni scorsi a Milano si è tenuto un incontro per approfondire i contenuti della «Laudato Si’», l’enciclica di Francesco che guarda ai temi dello sviluppo, degli stili di vita e della tutela dell’ambiente. Di seguito una sintesi scritta da Pietro Covini, vicepresidente della Fondazione Magis, per offrire un piccolo contributo alla riflessione su tematiche che toccano direttamente l’azione del Magis

La «Laudato si’», prendendo le mosse dallo sguardo sulla bellezza del Creato, si indirizza agli uomini del pianeta e vuole entrare in dialogo con tutti riguardo la casa comune, con l’obiettivo di convincere l’umanità intera a una azione più decisa in risposta al «grido della terra e al grido dei poveri». La parola chiave dell’enciclica è mettersi in dialogo, unica vera possibilità, secondo Papa Francesco, per aiutare il Creato a essere meglio conservato e superare la complessa crisi socio-ambientale del nostro pianeta.

La prospettiva ecologica integrale è l’approccio adeguato a tutti i sistemi complessi del nostro mondo, la cui comprensione richiede di mettere in primo piano la relazione delle singole parti tra loro e con il tutto. In un recente incontro tenutosi a Milano, Paolo Foglizzo, redattore della rivista «Aggiornamenti Sociali», ha identificato questo approccio come un poliedro che è l’unico che riesce a tenere insieme, con assi portanti, facce diverse rispettando ogni faccia e il suo contributo alla salvezza del sistema. Insomma tutto è in relazione, tutto è collegato e connesso.

L’Enciclica è suddivisa in sei parti. Nella prima Papa Francesco si mette in ascolto dei risultati della ricerca scientifica ovvero che cosa sta accadendo alla nostra casa comune. Nella seconda parla della ricchezza della tradizione biblica e la convinzione che è un bene per l’umanità riconoscere, da parte di noi cristiani, gli impegni ecologici alla luce della Parola di Dio. Nella nella terza parte ci pone di fronte alla tecnologia, alla sua creatività capace di produrre cose realmente preziose e belle per l’umanità, senza dimenticare che altre potenzialità (per esempio l’energia nucleare e la biotecnologia) hanno un potere economico e un dominio impressionante su tutto il genere umano e possono portare fino all’autodistruzione. Nella quarta parte c’è la proposta di un ecologia integrale partendo proprio da San Francesco. Le direttrici di questa crisi richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità a tutti gli uomini e nello stesso tempo prendersi cura della natura. Nella quinta parte il Papa propone alcune linee di orientamento che vanno da accordi internazionali per intervenire in modo efficace sulle disfunzioni di politiche finalizzate ai soli risultati immediati. Nella sesta e ultima ci dà alcuni consigli pratici che vanno dal recupero del valore della domenica per risanare le relazioni umane con Dio (per noi cristiani mettendo al centro l’Eucarestia) e con se stessi, oltre che con gli altri uomini. Occorre poi limitare i consumi perché spesso il cumulo di proposte consumistiche distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni momento e ogni cosa (per esempio il saper contemplare il mistero di una foglia, il volto del povero).

Il Papa ci suggerisce come applicare la proposta di un nuovo stile di vita anche con un esempio semplice: quando si coltiva un orto o un campo è bene lasciare uno spazio incolto anche se ci sono erbacce e ortiche perché il lasciare spazi liberi ci permette ci contemplare il creato; altrettanto è per la domenica che è lo spazio libero dalle nostre attività quotidiane che ci permette di riscoprire valori che nella vita spesso frenetica non sappiamo più cogliere.

È un nuovo modo di stare nel mondo con una proposta di vita vissuta con gioia e serenità nel rispetto della natura, dello spazio e del tempo che ci viene donato. Occorre infine ridefinire il progresso riflettendo responsabilmente «sul senso dell’economia e sulla sua finalità, per correggere le sue disfunzioni e distorsioni». Aggiunge il Papa che su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro.

Uno sviluppo che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore non può considerarsi progresso. L’ esclusione economica e sociale dei più poveri è una negazione totale della fraternità umana. I più poveri sono quelli che soffrono maggiormente perché obbligati a vivere di scarti e soffrire per primi le conseguenze dell’abuso dell’ambiente (pensiamo alle catastrofi naturali, ai terremoti, agli tsunami che investono per primi sempre i più poveri che vivono in luoghi meno sicuri).

Per concludere occorre un approccio adeguato a tutti i sistemi complessi che governano il mondo (la scienza, la tecnologia, la politica, la Chiesa, l’Onu, ecc.) così si tengono uniti fenomeni e problemi ambientali (riscaldamento e inquinamento globale) con questioni quali la vivibilità e la bellezza degli spazi urbani, il sovraffollamento delle megalopoli e la qualità della democrazia ma anche la lotta alla corruzione e fermare il sorgere di nuove guerre.

In questo quadro di integrazione si collocano anche tanti piccoli nostri gesti concreti come spegnere le luci, fare attenzione alla raccolta differenziata, al commercio equo e solidale, alla cultura dello scarto e nel contempo agire direttamente in ambito sociale e politico istituzionale.

L’ecologia integrale restituisce a questi gesti il loro autentico spessore e valore e ognuno di noi può contribuire con il suo comportamento a avere, in un domani speriamo non troppo lontano, una casa comune che più rispecchi il creato e che ci porti a una maggior vicinanza con Dio stesso.

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