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India e Paraguay. Magis, progetti di sviluppo e inculturazione della fede

L’impegno del Magis a favore delle popolazioni tribali in India e degli indios guaranì in Paraguay

«Molte volte, in modo sistematico e strutturale, i vostri popoli sono stati incompresi ed esclusi dalla società. Alcuni hanno considerato inferiori i vostri valori, la vostra cultura e le vostre tradizioni. Altri, ammaliati dal potere, dal denaro e dalle leggi del mercato, vi hanno spogliato delle vostre terre o hanno realizzato opere che le inquinavano. Che tristezza! Quanto farebbe bene a tutti noi fare un esame di coscienza e imparare a dire: perdono! Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!».

Questo è l’appello che papa Francesco ha rivolto alle popolazioni indigene del Chiapas durante la visita in Messico del febbraio 2016. Un appello che ha un valore generale perché riguarda tutti i popoli indios e tribali che sono stati repressi, massacrati, che hanno visto le loro culture negate e cancellate, le loro tradizioni violentate. Nei secoli scorsi, la Chiesa ha spesso taciuto. Talvolta ha anche colpevolmente partecipato alla repressione. Ma, da molti anni ormai, la Chiesa ha cambiato verso. Fedele ai valori evangelici, ha progressivamente sposato la causa di queste popolazioni emarginate aiutandole non solo a intraprendere una strada di sviluppo umano ed economico, ma anche lavorando sul piano spirituale attraverso un’azione di inculturazione della fede. In questo contesto, il Magis si è impegnato in progetti a favore delle popolazioni tribali (adivasi) in India e degli indios guaranì in Paraguay.

In India, secondo l’ultimo censimento del 2011, gli adivasi costituiscono l’8,6 per cento della popolazione indiana, cioè 104 milioni di persone. Adivasi è un termine generico che indica un insieme eterogeneo di gruppi etnici e tribali considerati la popolazione aborigena di India. Sebbene racchiusi sotto un’unica etichetta, gli adivasi non costituiscono una realtà culturalmente ed etnicamente omogenea: sono infatti suddivisi in 450 gruppi sparsi su tutto il territorio indiano, ognuno dei quali possiede una sua specifica identità ed è caratterizzato da particolari usi e costumi. L’obiettivo del progetto del Magis, realizzato in collaborazione con i gesuiti locali, è «migliorare la qualità della vita delle comunità di villaggio attraverso lo sviluppo globale della persona e la promozione della cultura e della vita comunitaria dei tribali». Per raggiungere questa meta, si è deciso di scommettere su giovani, donne e agricoltori. In quaranta villaggi si è operato per dar vita ad associazioni di giovani, organizzare i giovani in associazioni che si impegnino a favore dell’unità dei popoli tribali e offrano un contributo creativo alla società. Cercando inoltre di promuovere le istanze delle loro comunità a livello nazionale e internazionale. Sono quindi stati organizzati corsi di formazione dello staff di animatori, sono state create associazioni giovanili, sono stati tenuti seminari di formazione e programmi sportivi, sono stati organizzati corsi di formazione sulle tecniche agricole moderne e sui diritti degli indigeni, sono state creati gruppi di auto-aiuto delle donne e degli agricoltori. Il progetto procede a piccoli passi per rispettare i tempi dei beneficiari e stimolare le loro capacità. Interventi spot non servono e aiutare i tribali in modo serio richiede tempo, un accompagnamento a piccoli passi…

In Paraguay, tra il Seicento e il Settecento, i gesuiti diedero vita all’esperienza delle «Riduzioni», città-comunità, nel pieno rispetto delle popolazioni locali. Queste strutture, pur all’interno delle colonie portoghesi e spagnole, rappresentavano un porto sicuro per le popolazioni indigene che qui riuscivano a trovare protezione dai trafficanti di esseri umani in cerca di manodopera per le grandi piantagioni. Alle attività di queste «Riduzioni» venne posto fine quando le potenze coloniali, ai tempi in forte contrasto con la Compagnia di Gesù, riuscirono a cacciare i missionari gesuiti e a distruggere le opere da loro realizzate. Per le popolazioni indigene, in particolare per i guaranì, ciò significò l’inizio di un periodo di oppressione ed emarginazione che dura tutt’oggi. È per questo motivo che, a quattrocento anni dalla fine di quell’esperienza, la Provincia del Paraguay della Compagnia di Gesù, insieme all’Università cattolica di Itapùa e alla Diocesi dell’Incarnazione, nel dicembre 2015 hanno lanciato un programma formativo annuale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio umano, spirituale e artistico della tradizione guaranì con l’avvio e la realizzazione di corsi e laboratori di cultura indigena (scultura, ceramica, musica, pittura, teatro, danza, architettura, gestione della comunità, alimentazione, celebrazioni liturgiche, teologia, antropologia, lingua guaranì). Il Magis ha deciso di sostenere una scuola di ceramica (con un corso iniziale in Alto Vera e uno di perfezionamento nella zona di Guavirami), una scuola di scultura (con un corso iniziale a Itapua Poty e uno di perfezionamento nella zona di Guavirami) e un workshop nutrizionale.

«Nel cuore dell’uomo e nella memoria di molti dei nostri popoli»  ha detto papa Francesco, «è inscritto l’anelito a una terra, a un tempo in cui il disprezzo sia superato dalla fraternità, l’ingiustizia sia vinta dalla solidarietà e la violenza sia cancellata dalla pace». Una via sulla quale i gesuiti e il Magis si sono incamminati da tempo.

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