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Il sogno operoso di p. Sosa

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

Un sogno, un auspicio: “Costruire insieme un futuro pieno di speranza”. A condividerlo è p. Arturo Sosa SJ, Superiore generale dei gesuiti, nell’incontro informale con alcuni giornalisti svoltosi presso la Curia generalizia della Compagnia nella festa di S. Francesco Saverio.

Una speranza fattiva che ha portato la Compagnia tutta a mettersi in ascolto dello Spirito. Un largo processo di discernimento in comune che ha condotto all’individuazione di quattro Preferenze Apostoliche Universali, approvate e confermate da Papa Francesco, “che ispireranno tutte le nostre attività nei prossimi dieci anni”.

Un processo di apertura all’ ispirazione dello Spirito Santo vissuto “in comune”, “un vero programma di vita”.

Obiettivo: servire. E la Compagnia in tal senso è scesa in campo su più fronti: “offrendo strumenti per una leadership discernente” evidenzia Sosa, per una Chiesa sempre più sinodale con corsi ad hoc per Superiori e Superiore generali, membri dei dicasteri vaticani, professionisti laici; ripondendo alle richieste di papa Francesco su missioni particolari, ultima la nomina di p. Juan Antonio Guerrero come Prefetto del Segretariato per l’Economia per supportare Francesco nella sua opera di rinnovamento della Chiesa e strutture; promuovendo costantemente gli Esercizi Spirituali, “offerti in modo creativo a ogni tipo di persona, strumento privilegiato, ereditato da Sant’Ignazio per accompagnare tanti nel cammino verso Dio e collaborare nella redenzione dell’Umanità”.

Tutto in partnership con altri: “in Amazzonia come membri della REPAM (Rete Panamazzonica), al Sinodo, con una formazione offerta sempre più alla famiglia Ignaziana e a tutte le persone o istituzioni che trovano in essa uno strumento efficace per impegnarsi insieme nella missione di riconciliazione e giustizia”. Ancora il contributo all’ecumenismo e al dialogo interreligioso per ristabilire il ruolo delle religioni nell’ umanizzare il mondo. La tradizione educativa della Compagnia di Gesù, “rinnovata con l’impulso della collaborazione di tantissime persone e la crescita sostenuta dal lavoro in rete, che tesse una proposta di portata globale”.

Unica la tensione: promuovere fede e giustizia sociale, “quella del Vangelo che porta alla riconciliazione della persona umana con Dio, con gli altri e con la natura”, come ha evidenziato il 50° anniversario del Segretariato per la Giustizia Sociale e l’Ecologia. “La memoria dei martiri” sottolinea Sosa ” l’offerta della vita di tanti, ha mostrato la potenza della speranza e della vita sul potere del male… e il potere del diavolo, che naturalmente esiste ancora come una forza che cerca di distruggere i nostri sforzi. Il diavolo è colui che si getta di traverso al disegno di Dio e alla sua opera di salvezza compiuta in Cristo, perché ha fatto questa scelta libera in modo irreversibile e vuole trascinare altri al rifiuto del Dio misericordioso che preferisce dare la vita per salvare invece di condannare”.
Una menzione infine per il lavoro con i rifugiati e le persone espulse dai loro paesi “testimonianza di fede che porta ad aprire il futuro di speranza”.

Percorsi, discernimento, impegni, relazioni con gli altri, servizio al Santo Padre: “tutto questo è la risposta della Compagnia al grido dei poveri e della terra”.

In riferimento in particolare ai gesuiti di Albania, Romania, Malta, e Italia evidenziato l’ impegno nel processo di integrazione dei rifugiati, “intenzione chiara nel Piano Apostolico di Provincia. Non solo nel riceverli ma di coinvolgersi nel processo di integrazione”. Accanto l’impegno nel rinforzare la democrazia, la preoccupazione per il suo indebolimento, per la formazione politica e dei politici. “Si è perso il senso della cittadinanza” sottolinea “il bene comune è oscurato a favore di interessi individuali o di gruppo. Occorre ripristinare  il vero senso della politica”. Continuare poi a pensare, “fare teologia, filosofia, scienze sociali” e tanti sono i gesuiti impegnati in Italia in tal senso: “cercare di capire come possiamo pensare alternativamente”.

L’invito infine ai giornalisti ad ascoltare il grido del mondo e farlo sentire a tutti.

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