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I Benefattori della Compagnia nella Provincia Romana

La Compagnia di Gesù, come tanti ordini religiosi, ebbe fin dal tempo di Ignazio di Loyola molti benefattori, alcuni in grado di dotare la Compagnia di beni immobili o di finanziare la costruzione ed il mantenimento di interi collegi, altri più modesti ma non per questo meno apprezzati.

Furono davvero numerosi i benefattori della Compagnia in cinque secoli di storia, manca un vero e proprio studio sulle tipologie dei benefattori, sulle loro identità e sui legami tra benefattori, opere e Compagnia.

Oggi ci soffermiamo in particolare su quelli che assicurarono, con il loro sostegno, le province su suolo italiano della Compagnia. Restando nella sola Provincia Romana sono numerosi i personaggi da citare.

Iniziamo dalla famiglia Borghese, proprietaria a metà Ottocento di Villa Mondragone, già appartenuta a Clemente XIII a cui la Villa deve il nome: Mons Draconis fa riferimento allo stemma del Cardinale.

Nel 1865 Borghese e sua moglie decisero di donare la Villa e il grande parco che la circondava alla Compagnia di Gesù, che qui istituì subito un Collegio dei Nobili, che prese il nome dell’edificio: Collegio dei Nobili di Mondragone. Inizialmente frequentato da soli cinque alunni, tre dei quali figli dei benefattori, li vedete in foto, il Collegio ebbe nel corso dei suoi novant’anni di vita migliaia di alunni. Oggi ci restano le foto dei coniugi Borghese e alcune lettere scritte ai gesuiti in occasione della donazione dell’immobile. Altri benefattori che legarono il proprio nome alla Compagnia attraverso la il finanziamento di una scuola furono i coniugi Pate. A distanza di più di mezzo secolo dalla donazione Borghese, i coniugi Pate – Conti – nel 1924 scelsero di donare il loro palazzo e gran parte del patrimonio alla Compagnia proprio per l’apertura di una scuola, il futuro Collegio San Francesco Saverio, dove avrebbe studiato anche Carlo Azeglio Ciampi, di cui la rubrica si è già occupata.

I finanziatori della Compagnia furono spesso anche interni ad essa; come nel caso di p. Massimiliano Massimo, discendente della nobile famiglia Massimo ed erede di una delle ville della Famiglia, Montalto-Peretti, dal nome del suo primo proprietario Sisto V. P. Massimiliano decise di destinare l’eredità materna al finanziamento di una scuola che aprì proprio nella storica villa, prima sede dell’Istituto Massimo. Quando il governo italiano approvò il piano regolatore per Roma e decise l’abbattimento della Villa, p. Massimo attinse ancora all’eredità di famiglia per finanziare la costruzione di Palazzo Massimo, seconda sede della scuola fino al 1960, eretto nel giardino retrostante la Villa, tutto quello che rimaneva del vasto parco.

Molte residenze, ancora abitate dai gesuiti, sono frutto di donazione; diverse opere inoltre beneficiano di sovvenzioni private.

 

                                                                                                  Maria Macchi