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Giovani. “Piedras vivas” a Santiago, “fino agli estremi confini”

Per circa mezzo milione di europei all’anno (numero in crescita costante), fare “El Camino” significa portarsi fino agli estremi limiti di se stesso, esorcizzare nel sudore e nelle vesciche i grandi pesi del cuore, dare un ritmo nuovo al proprio tempo, un orientamento nuovo alla propria vita. Da sempre il pellegrinaggio è stato “la preghiera del corpo”. Oggi Santiago è la più “magica” autostrada spirituale (non solo cristiana) della post-modernità.
Il pellegrino credente o non credente che arriva oggi alla cattedrale di Santiago arriva “con la vita in mano”, pronto a consegnarsi, assetato di senso. Ma da anni molti pellegrini si lamentano che questo arrivo a Santiago è deludente. Perciò continuano a camminare per altri tre giorni fino alla spiaggia, in cerca di “emozioni più mistiche”. Molti osservatori e vescovi hanno deplorato l’assenza della Chiesa nel Cammino e di una proposta di fede per i pellegrini che arrivano a Santiago. Solo molto recentemente si vedono dei segni incoraggianti come p. es. l’insediamento di una comunità benedettina tedesca a Rabanal del Camino (250 km prima dell’arrivo). Quest’estate 2013 la comunità internazionale “Pietre Vive”, sezione dell’apostolato giovanile dei gesuiti d’Italia, ha segnato un passo in più, grazie all’incoraggiamento dei PP. John Dardis e Joaquin Barrero.
Le Pietre Vive sono state invitate dal decano dei canonici di Santiago a prestare servizio di accoglienza ai pellegrini nella famosa cattedrale, dal 20 luglio al 18 agosto. Si sono mobilizzati una sessantina di giovani volontari di cui 12 gesuiti, distribuiti in quattro turni. Ogni turno comprendeva tre giorni di formazione, sei giorni di servizio e un giorno di verifica e ritiro. La maggior parte dei volontari erano portoghesi, spagnoli e italiani. Ma erano rappresentate anche la Germania, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Svizzera. Lo stile di vita dei volontari è stato di estrema sobrietà, in una vecchia casa messa a disposizione dalla cattedrale. Ma farsi da mangiare, dormire per terra e fare la doccia in giardino sono state delle molle di esplosiva letizia fra le pietre vive e hanno regalato loro anche un facile contatto con i più poveri della città.
Il servizio di annuncio a Santiago è stato la più grande sfida che Pietre Vive ha vissuto fino adesso e perciò la sua maggiore esperienza di creatività apostolica. Delle difficoltà amministrative dell’ultimo minuto avevano impedito le visite guidate all’interno della cattedrale. Le pietre vive hanno allora sviluppato un percorso esterno particolarmente suggestivo dove le facciate si trasformano nella narrazione del kerygma e della conversione. Ma molto più sorprendete ancora è stata l’accoglienza dei pellegrini all’interno del Duomo, nella cappella laterale affidata alle pietre vive. Il canto ha funzionato da calamita per centinaia di pellegrini, invitati poi a un momento di memoria orante del proprio pellegrinaggio, con la domanda: “Cosa mi ha detto Dio in questo cammino?”. Pianti, confessioni, lunghi racconti in tante lingue sono stati depositati nei cuori delle pietre vive. Racconti che poi coincidevano con i bassorilievi esterni descritti durante la guida. Tipicamente “post-moderne” sono state negli ultimi giorni le catechesi sui riti di arrivo impartite ai pellegrini e turisti in attesa di entrare: l’abbraccio all’apostolo e la venerazione delle reliquie sono stati presentati alla luce della teologia biblica del corpo e delle parole di Papa Francesco “Non abbiate paura della tenerezza”. Una catechesi che ha risuonato a Santiago a giudicare dai vari articoli su Pietre Vive in varie testate regionali e dall’intervista di TV-Galicia.
“Benedetto colui che viene nel nome del Signore” è il ritornello che canta il cuore di ogni pietra viva nell’incontro con chi entra in chiesa. Questo ritornello ha risuonato con più emozione quando sono arrivati gruppi amici o già conosciuti dai volontari. Molto bello è stato l’arrivo di una ventina di seminaristi di Posillipo accompagnati dai PP. Del Riccio e Schettini. Più impegnativa per i PP. Ferraroni e Greco (coordinatori del terzo turno) è stata l’accoglienza dei pellegrini dell’apostolato giovanile dei gesuiti d’Italia arrivati a Santiago il 10 agosto. Quest’anno erano esattamente in 100, accompagnati dai PP. Sunda, Hernandez, Vezzani, Karnawalski e dallo sc. Collura, con –per una parte dei pellegrini- la sperimentazione della variante portoghese. Alcuni di loro sono rimasti per dare man forte alle pietre vive dell’ultimo turno.
Un’estate feconda per Pietre Vive che ha visto oltre a Santiago una nuova edizione di Pietre Vive alla cattedrale di Malta (a metà luglio), l’apertura di un secondo fronte per Pietre Vive Napoli (il battistero paleocristiano), e la nascita di un secondo gruppo a Bologna legato ai giovanissimi di una parrocchia (col simpatico nome di “ciottolini”). Nell’immediato Pietre Vive si prepara al nuovo campo internazionale a Monaco di Baviera, dal 25 al 29 settembre, in piena “Oktoberfest”…

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