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Giovani gesuiti pellegrini in Europa con le preferenze apostoliche

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

L’incontro dei giovani gesuiti europei in formazione nel racconto di uno dei partecipanti.

“Pellegrini nella nostra casa comune: un viaggio con le preferenze apostoliche”, è il titolo di “Ejif 2020”, l’incontro annuale del gesuiti europei in formazione, che ha avuto la durata di soli tre giorni (28-30 luglio) a causa delle circostanze straordinarie, la pandemia covid 19, che ne hanno mutato i tempi e i modi.

La conferenza è stata aperta dal padre Generale Arturo Sosa che ci ha aiutato a guardare le preferenze apostoliche come un unico elemento, quattro dita di una mano che ha il quinto dito nella nostra collaborazione, necessaria per attuare qualsiasi progetto. Il Generale ci ha ricordato il prossimo anno Ignaziano, ha sottolineato che Ignazio e i primi compagni furono capaci di ascoltarsi e di provare a muoversi come un corpo. La Compagnia è grande, ha una struttura complessa che ha bisogno di essere efficiente. “Collaborazione” non può rimanere solo una parola, lo abbiamo capito dall’intervento di padre Franck Janin, presidente della Conferenza dei provinciali europei, il quale ci ha parlato delle tante e diverse iniziative della Compagnia in Europa.

Nel tempo successivo, giorno dopo giorno, abbiamo camminato lunghe le preferenze apostoliche, attraverso la prospettive dei relatori: la teologa Theodora Hawksley; padre Augusto Zampini, che oggi lavora al Dicastero per lo sviluppo umano integrale, e il gesuita economista padre Gael Giraud. Nell’insieme si è composto un quadro, un’unica immagine. La pastorale dei giovani, gli interventi nelle aree di povertà, l’emergenza ambientale e la necessaria predisposizione alla contemplazione per poter essere liberi di prendere delle decisioni, tutto è apparso come profondamente interconnesso. Come chiamare i giovani alla conversione senza essere convertiti, senza essere autenticamente radicati nella esigenza di difendere la Creazione e con essa i più deboli? Come fare tutto questo senza la conversione degli esercizi spirituali?

Ma ora vorrei tornare alla cosa che più mi ha colpito, la forma. La forma che è stata data dal Co.Co di Ejif 2020, è stata una forma sinodale. Che significa? Ci ha risposto padre Zampini: quello sinodale è il metodo del dialogo, esiste dialogo dove c’è l’ascolto. Il sinodo è ascolto. I relatori avevano un tempo relativamente breve, subito dopo era programmato un tempo di preghiera personale e quindi una conversazione in piccoli gruppi, ogni gruppo aveva un moderatore. Ciò che veniva detto veniva ascoltato dagli altri in silenzio e infine, come frutto di ogni gruppo, emergevano delle domande che venivano proposte al relatore, nella conferenza di nuovo riunita al completo. La collaborazione tra i Gesuiti può nascere dall’ascolto, ma la capacità di ascoltare in questo modo è una capacità che nasce da una vita di preghiera.

Grazie Co.Co, grazie a Christopher Brolly, Bartłomiej Brzóska, Janez Gorenc. L’emergenza della pandemia ci ha portato a uno streaming fatto bene, coniugato con le nostre antiche tradizioni spirituali. Tutto questo ci ha mostrato qualcosa del futuro radicato nel passato.

Nello Brunelli

 

 

 

 

 

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