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Gesuiti News Frans van der Lugt SJ: “La mia morte e il primato dell’amore”
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Frans van der Lugt SJ: “La mia morte e il primato dell’amore”

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

I gesuiti dei Paesi Bassi e delle Fiandre hanno realizzato un breve film d’animazione su Frans van der Lugt, il gesuita olandese assassinato cinque anni fa a Homs, in Siria.

Il 7 aprile 2014 il gesuita olandese Frans van der Lugt è stato assassinato a Homs, in Siria. Aveva 75 anni. In questa presentazione Frans van der Lugt sj parla della sua vita e della sua morte, e manda un forte appello al mondo intero: che l’amore abbia il primo posto. Questo filmato è stato prodotto dai gesuiti dei Paesi Bassi e delle Fiandre ed è disponibile in 9 lingue: inglese, arabo, francese, tedesco, spagnolo, polacco, portoghese, italiano e olandese.


Di seguito il monologo del film

La storia, la vita, continua – cinque anni dopo l’assassinio di Frans van der Lugt SJ

Due pallottole. Due. Nella mia testa. Era il 7 di aprile 2014. Qualcuno aveva appena bussato al

portone del nostro convento a Homs. La fame aveva annebbiato il mio sguardo. Avevo notato che

era uno straniero. Gli ho dato la mano, confuso. Mi si è accesa una scintilla di speranza. Mi

chiedevo: Avrà da mangiare? Chi è quest’uomo? Da dove viene?

Pum. Lo sparo. Tutto è successo molto velocemente. Non c’è stato nemmeno il tempo per

guardarlo bene. E poi, pum, un altro sparo.

Ancora non riesco a crederlo.

Non potrò mai più soffrire con questa brava gente vicina a me?

Non potrò più offrire consolazione e speranza?

Non potrò più incoraggiarli … né avere orecchie per ascoltarli?

Mi chiamo Frans van der Lugt. In Siria la gente mi chiama Abuna Francis. Padre Frans. Sono un

gesuita olandese. Vivo in Siria da 50 anni.

Fino a quando mi hanno ammazzato.

Vivevo nella casa dei gesuiti, nel cuore di Homs. La guerra ha distrutto e lacerato il nostro quartiere.

I soldati hanno bloccato le vie di accesso. Molti di noi sono morti letteralmente di fame.

Fino al mio ultimo respiro ho sperato che l’odio, la lotta e il dolore si fermassero.

Tuttavia, in mezzo a questa miseria vedevo anche qualcosa di molto bello: un regalo. Noi che

eravamo rimasti lì, eravamo diventati fratelli e sorelle.

Mi ricordo una celebrazione della Domenica delle Palme. Intorno a noi cadevano le bombe, la

nostra chiesa era stata colpita. Ma ci siamo riuniti per pregare. Ho chiesto all’imam di leggere

un testo del Corano. Lo ha fatto con molto entusiasmo. Poi, la gente ha ricevuto la comunione, io la

distribuivo. Quando la moglie dell’imam si è avvicinata, i miei pochi precetti dogmatici sono svaniti.

Malgrado la fame e la violenza, non ho mai pensato di abbandonare il nostro quartiere sotto attacco.

Nemmeno quando è stata evacuata molta gente. Non supera il chilometro quadrato; ma qui musulmani

e cristiani di diverse origini vivevano insieme pacificamente. La Siria si identificava in questo modo di vivere.

Non si doveva rinunciare a questo. Immagina, qui avremmo celebrato la Pasqua! La celebrazione del passaggio dalla morte alla vita!

Dalla morte alla vita. Avrei voluto dire alla gente che la vita nasce da un abisso oscuro e che

quelli che vivono nell’oscurità vedranno una luce brillare … C’è speranza anche per Homs.

E adesso, questo…

La morte.

Come se tutto si fosse fermato.

E comunque andiamo avanti.

Sì, si va avanti.

Forse ti chiedi perché dico questo, in mezzo a tanta miseria. Non mi rendo conto che la morte

sta danzando nel mio corpo?

Te lo dico. Ha a che fare con un uomo la cui vita è finita violentemente. Sentiva che lo

attendevano molta sofferenza e morte. E ha avuto paura. Era angosciato. Nonostante tutto,

ha continuato per la sua strada. Ha visitato la gente, l’ha liberata. Ha continuato ad amare, ad amare

e ad amare.

Per tutta la mia vita ho voluto essere come quel Gesù di Nazareth. Tutto è iniziato quando avevo

diciotto anni. In quell’epoca uscivo con una ragazza a cui volevo molto bene. Ma non potevo più

andare avanti così. Semplicemente perché un altro desiderio più grande ardeva in me.

Volevo esserci non solo per lei, ma per tutti. Volevo avere le mani libere e le braccia vuote… per

poter riempirle delle persone che avrei incontrato.

Tutti gli uomini: cristiani, musulmani, non-credenti…

Come Gesù, che era in grado di vivere con mani vuote. Per questa ragione sono diventato

sacerdote.

Quindi, quando dico che la storia continua è perché credo nell’amore di Dio. Anzi è l’amore che

segue la sua storia. Nessuno dovrebbe disperare.

Alla fine la storia continua senza di me. Quest’idea è nuova per me e mi sembra strana.

Per questo ti vorrei chiedere una cosa. Per favore, non arrabbiarti con chi mi ha

ucciso. Genereresti solo più dolore e più odio.

Ma sentiti triste per la distanza che c’era tra l’uomo con la pistola e me. Sono triste perché non

ho avuto il tempo di ascoltare il dolore che aveva nel suo cuore. Quel dolore doveva essere

enorme. Così enorme che è stato in grado di uccidere una persona.

E ora, chi si prenderà cura delle sue ferite?

Io non lo potrò più fare. Altri sì. Tu sì.

Perché l’amore va avanti!

Semplicemente va avanti.

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