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Francesco e le “Lettere della tribolazione”

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Scrive Francesco: “Queste Lettere sono ‘un trattato di discernimento in epoca di confusione e tribolazione’, e la loro riedizione mi richiama con forza” a “continuare ad assolvere quell’incarico che mi è stato dato dal Maestro — che adesso ha per me il sapore della profezia dell’anziano — di ‘sviluppare una grazia’”. Alle otto lettere dei prepositi generali scritte durante la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773 si aggiungono ora cinque lettere di Papa Bergoglio, scritte nel 2018, quattro rivolte alla Chiesa del Cile, sulla “ferita aperta, dolorosa e complessa delle pedofilia” ed una rivolta al Popolo di Dio “per sradicare la cultura dell’abuso”.

(Sir) “Queste lettere e le riflessioni che le accompagnano sono rilevanti per capire come lo stesso Bergoglio senta di dover agire come successore di Pietro, cioè come Francesco”, scrive p. Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, nell’introduzione al libro “Lettere della tribolazione” (ed.  Àncora – La Civiltà Cattolica) appena pubblicate. Nel’introduzione Spadaro osserva: “Sono parole che egli dice oggi alla Chiesa, ripetendole innanzitutto a se stesso”. E soprattutto “sono parole che il Pontefice considera fondamentali oggi perché la Chiesa sia in grado di affrontare tempi di desolazione, di turbamento, di polemiche pretestuose e antievangeliche”. Il direttore de “La Civiltà Cattolica” spiega che il volume epistolare è strettamente legato alla storia personale di Bergoglio. Un libro formatosi nel tempo, nel confronto con situazioni difficili, di grande tribolazione, come la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, la “grande tribolazione” cui si riferiscono le lettere  dei padri Ricci e Roothaan definite da Francesco “una meraviglia di criteri di discernimento, di criteri di azione per non lasciarsi risucchiare dalla desolazione istituzionale” e che, sottolinea Spadaro, “costituiscono così un tutt’uno con le altre cinque lettere scritte da Francesco oggi”.  Spadaro racconta di avere avuto la prima idea di questa raccolta durante il volo di ritorno dal viaggio in Cile e Perú, successivamente confermata alla luce delle “lettere della tribolazione” scritte dal Papa ai vescovi del Cile e al popolo di Dio, che ha preso corpo nel dialogo con p. Fares “e ha ricevuto l’approvazione finale dallo stesso Francesco l’8 novembre 2018, accompagnata dalla sua prefazione con la quale la offre non solo alla lettura, ma soprattutto alla preghiera”.

“Ricordo che quando sottoposi a padre Miguel Ángel Fiorito SJ la bozza della prefazione che avevo scritto per la prima edizione delle Lettere della tribolazione, il Maestro — lo chiamavamo così perché lo era, e oggi resta tale, per come ha saputo formare una scuola di discernimento — mi chiese di sviluppare meglio l’ultimo paragrafo nel quale parlavo dell’importanza del fare ricorso all’accusa di se stessi”. Inizia così la prefazione di papa Francesco al volume che, dopo la prima edizione del 1987, torna in libreria ampliato e aggiornato. Allora, spiega Francesco, “si trattava del discernimento e di come affrontare bene la vergogna e la confusione che si fanno spazio quando il Maligno scatena una feroce persecuzione contro i figli della Chiesa. La risposta era quella di opporgli la sana vergogna e la confusione che l’infinita misericordia del Signore e la sua lealtà fanno provare a chi chiede perdono per i propri peccati”.  “Trent’anni dopo – chiosa il Pontefice – siamo in un altro contesto, ma la Guerra è la stessa e appartiene soltanto al Signore. Queste Lettere sono ‘un trattato di discernimento in epoca di confusione e tribolazione’, e la loro riedizione mi richiama con forza” a “continuare ad assolvere quell’incarico che mi è stato dato dal Maestro — che adesso ha per me il sapore della profezia dell’anziano — di ‘sviluppare una grazia’”.
Alle otto lettere dei prepositi generali scritte durante la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773 si aggiungono ora cinque lettere di Papa Bergoglio, scritte nel 2018, quattro rivolte alla Chiesa del Cile, sulla “ferita aperta, dolorosa e complessa delle pedofilia” ed una rivolta al Popolo di Dio “per sradicare la cultura dell’abuso”. “Sento che il Signore mi chiede di condividere di nuovo le Lettere della tribolazione – prosegue Francesco -. Di condividerle con tutti coloro che — in mezzo alla confusione che il padre della menzogna sa seminare nelle sue persecuzioni — si sentono decisi a combattere bene, liberi da quel vittimismo a cui siamo tentati di arrenderci”, che “nasconde in seno la molla della vendetta, e non fa altro se non alimentare quel male che vorrebbe eliminare”. Contro la tentazione di confusione e di disfattismo “fa bene tornare a sentire lo spirito paterno di coloro che ci hanno preceduto e che anima queste Lettere” che “insegnano a scegliere la consolazione nei momenti di maggiore desolazione”. Di qui l’invito di Francesco a leggerle e pregare con esse: sono “vera fonte di mitezza, coraggio e lucida speranza”.

Dopo la prima edizione del 1987, torna in libreria il volume “Lettere della tribolazione” (ed Ancora – La Civiltà Cattolica), ampliato e aggiornato a cura di  p. Antonio Spadaro e p. Diego Fares. La prefazione è di Papa Francesco che ne aveva curato la precedente edizione. La tribolazione cui si riferisce il titolo è la soppressione dell’Ordine dei gesuiti, attuata da Clemente XVI nel 1773. “Bisognerà attendere il 7 agosto 1814 quando Papa Pio VII”, scrive il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, su L’Osservatore Romano che ha dedicato due pagine al volume, “con la bolla Sollicitudo omnium porrà il suggello a questo lungo inverno della Compagnia di Gesù, durato 41 anni, per ricostituirla nella sua piena dignità e operosità”. Le otto lettere dei prepositi generali contenute nel volume, osserva Ravasi, “rivelano l’amarezza e le speranze della loro anima sotto il cielo cupo della ‘tribolazione’. Sotto questo stesso cielo spesso ci ritroviamo, per ragioni diverse, anche nel presente. Si aggiungono, così, altre cinque lettere: a scriverle è Papa Francesco, che da semplice gesuita nel 1986 aveva curato l’edizione delle otto testimonianze del passato, per cui questo libro può essere considerato in un certo senso tutto suo nella forma più personale e diretta”. “Ora – prosegue Ravasi –  le nubi s’addensano sull’orizzonte stesso della Chiesa e vorticano attorno alla ‘ferita aperta, dolorosa e complessa della pedofilia’ e alla lugubre ‘cultura dell’abuso’”. Di qui la riflessione del porporato sulla tribolazione che “appartiene alla stessa sorgente della nostra fede” e nel Nuovo Testamento ricorre ben 45 volte. Si tratta, spiega Ravasi, di “comunione con Cristo nelle tribolazioni” con la certezza della Sua consolazione.

Nelle “Lettere della tribolazione” Bergoglio “trova alcuni rimedi per resistere a questo cattivo spirito senza restarne contagiati. In esse è contenuta la dottrina sulla tribolazione”. Lo scrive p. Diego Fares, curatore con p. Antonio Spadaro del volume che definisce “un trattato sulla tribolazione e sul modo di sopportarla”. “Nell’atteggiamento di paternità spirituale” dei Prepositi generali della Compagnia di Gesù autori delle lettere, “Bergoglio vede il rimedio più efficace al rischio che si cada nel vittimismo di esagerare le persecuzioni”. “I rimedi contro lo spirito di accanimento non cercano di ‘vincere il male con il male’” ma puntano “a rafforzare la nostra capacità di ‘resistere al male’, trovando modi per sopportare la tribolazione senza venir meno”; una resistenza diversa da quella “nei confronti dello Spirito, che il demonio pratica e provoca istigando all’accanimento”. “La prima resistenza – spiega Fares – consiste nel ritrarsi, nel non reagire attaccando o seguendo l’istinto di un’opposizione diretta”. “Tuttavia, in altri casi la resistenza consisterà nell’affrontare il cattivo spirito a viso aperto, dando testimonianza pubblica della verità con dolcezza e fermezza. Su questo punto Bergoglio-Francesco manifesta una grazia speciale”, che è “quella di ‘far venir fuori il cattivo spirito’, che così si rivela”. “Quando la tentazione si basa su una mezza verità, è molto difficile riuscire a fare luce e chiarire le cose per via intellettuale”. Esiste un solo modo: “tacere, pregare, umiliarsi”. “Più che sulla “luce” — afferma Bergoglio —, bisogna puntare sul “tempo”.

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