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Francesco ad Aggiornamenti Sociali: “In ascolto e in dialogo, lungo sentieri umili”

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

La redazione di Aggiornamenti Sociali e alcuni tra i collaboratori più stretti sono stati ricevuti stamattina, venerdì 6 novembre, in udienza da papa Francesco, presso la Sala del Concistoro, in occasione del 70° anniversario dell’inizio delle pubblicazioni (gennaio 1950).

All’incontro hanno partecipato una cinquantina di persone: i membri della redazione di Milano (gesuiti e laici) e di Palermo, alcuni accompagnati dai familiari, e coloro che partecipano al comitato scientifico, ai gruppi di studio e di riflessione che supportano il lavoro di Aggiornamenti Sociali: docenti, ricercatori, professionisti, persone impegnate in ambito sociale e civile, ecc. Erano presenti anche padre Bartolomeo Sorge, direttore emerito, e il Provinciale dei gesuiti italiani, padre Gianfranco Matarazzo.

Prima di ascoltare le parole del Pontefice, il direttore di Aggiornamenti Sociali, padre Giacomo Costa, ha rivolto alcune parole di saluto e ringraziamento. Dopo avere ricordato brevemente il contesto in cui è nata la rivista, padre Costa ha evidenziato come oggi «cerchiamo di “aggiornare” questa eredità nella chiave della riconciliazione, proposta dalle ultime Congregazioni Generali della Compagnia, ma soprattutto cercando di promuovere l’ecologia integrale come paradigma di giustizia appropriato al mondo di oggi». In questo senso, ha detto, «la Laudato si’ è un riferimento e uno stimolo costante del nostro lavoro, di cui Le siamo grati».

Il Direttore ha poi sottolineato come Aggiornamenti Sociali sia oggi molto più di una rivista: «Promuove un numero crescente di reti e iniziative di ricerca e formazione politica ed etica, a cui partecipa a livello nazionale e internazionale. Ancora, offre proposte di spiritualità dell’impegno sociale e politico, anche in ambito economico-imprenditoriale, e nell’accompagnamento di realtà e organizzazioni ecclesiali in percorsi di discernimento».

Papa Francesco, dopo avere salutato padre Costa e tutti i presenti, in particolare padre Sorge, ha spiegato che, pur avendo preparato un discorso (leggi qui il discorso ufficiale), preferiva parlare a braccio. Queste le sue parole:

Grazie della visita e grazie, padre Bartolomeo [Sorge, S.J.], di essere venuto. Con il padre Bartolomeo abbiamo fatto la 32.ma congregazione generale [dei Gesuiti] nel ’74, si ricorda? Quelle lotte interne, quei problemi…. È stato un pioniere in questo e lo ringrazio. E [ringrazio] anche voi, di portare le radici, la memoria dello sviluppo del lavoro sociale, che è importante. Non perdete il coraggio, perché poco tempo fa ho letto qualcosa di una chiarezza che ha fatto tremare, non dico la politica italiana, ma sicuramente almeno la Chiesa italiana! Grazie, grazie a tutti voi.

Una cosa che ha detto padre Costa [Direttore della rivista]: ascoltare. Mai si può dare un orientamento, una strada, un suggerimento senza l’ascolto. L’ascolto è proprio l’atteggiamento fondamentale di ogni persona che vuole fare qualcosa per gli altri. Ascoltare le situazioni, ascoltare i problemi, apertamente, senza pregiudizi. “Tu hai detto quella cosa…”. No, senza pregiudizi. Perché c’è un modo di ascoltare che è “Sì, sì, ho capito, sì, sì…”, e lo riduco, un riduzionismo alle mie categorie. E questo non va. Ascoltare è lasciarsi colpire dalla realtà. E a volte le proprie categorie cadono o si risistemano. L’ascolto dev’essere il primo passo, ma bisogna farlo con la mente e il cuore aperti, senza pregiudizi. Il mondo dei pregiudizi, delle “scuole di pensiero”, delle posizioni prese fa tanto male… Oggi, per esempio, in Europa stiamo vivendo il pregiudizio dei populismi, i Paesi si chiudono e tornano le ideologie. Ma non soltanto nuove ideologie – qualcuna c’è – ma tornano le vecchie, le vecchie ideologie che hanno fatto la seconda guerra mondiale. Perché? Perché non si ascolta la realtà com’è. C’è una proiezione di quello che io voglio che si faccia, che io voglio che si pensi, che ci sia… E’ un complesso che ci fa sostituire a Dio creatore: noi prendiamo in mano la situazione e operiamo: la realtà è quello che io voglio che sia. Poniamo dei filtri. Ma la realtà è un’altra cosa. La realtà è sovrana. Piaccia o non piaccia, ma è sovrana. E io devo dialogare con la realtà.

Secondo passo. Ascoltare e dialogare, non imporre strade di sviluppo, o di soluzione ai problemi. Se io devo ascoltare, devo accettare la realtà come è, per vedere quale dev’essere la mia risposta. E qui andiamo al nocciolo del problema. La risposta di un cristiano qual è? Fare un dialogo con quella realtà partendo dai valori del Vangelo, dalle cose che Gesù ci ha insegnato, senza imporle dogmaticamente, ma con il dialogo e il discernimento. Un gesuita in Tailandia, che lavora con i rifugiati, mi ha fatto questa domanda quando sono stato lì: “Qual è oggi la strada per il nostro lavoro con i rifugiati?”. E la risposta è: non c’è una strada, ci sono piccoli sentieri che ognuno di noi deve cercare di fare guardando la realtà, ricorrendo alla preghiera e facendo discernimento. Realtà, preghiera e discernimento. E così si va avanti nella vita, anche con i problemi sociali, culturali… Ma se voi partite da preconcetti o posizioni precostituite, da pre-decisioni dogmatiche, mai, mai arriverete a dare un messaggio. Il messaggio deve venire dal Signore, tramite noi. Siamo cristiani e il Signore ci parla con la realtà, nella preghiera e con il discernimento.

È questo che io vorrei dirvi per la vostra Rivista. Mai, mai coprire la realtà. Dire sempre: “E’ così”. Mai coprirla con quella rassegnazione del “vedremo…, forse dopo cambierà…”. Mai coprirla: la realtà così com’è. Poi, cercare di capirla nella sua autonomia interpretativa, perché anche la realtà ha un modo di interpretare sé stessa. Si deve capirla. E poi il dialogo con il Vangelo, con il messaggio cristiano; la preghiera, il discernimento, e così fare dei piccoli sentieri per andare avanti. Oggi non ci sono “autostrade” per l’evangelizzazione, non ce ne sono. Soltanto sentieri umili, umili, che ci porteranno avanti.

Io vorrei incoraggiarvi su questo, e forse qualcuno dirà: “Ma, padre, i problemi sono tanti e abbiamo paura di scivolare e sbagliare e cadere”. Ma, grazie a Dio! Se tu cadi, ringrazia Dio perché avrai la possibilità di alzarti e andare avanti e di tornare a camminare… Ma uno che non si muove per paura di cadere o scivolare o sbagliare, mai, mai sarà fecondo nella vita. Andate avanti, coraggiosamente. E se la critica è buona vi farà crescere. Vi farà vedere dove sono stati gli sbagli. E se la critica viene da un cuore cattivo, vi farà “ballare” un po’ con l’accanimento che succede in questi casi… Ma mantenete sempre la libertà interiore, e la libertà interiore ce l’ha solo chi prega, chi si mette davanti a Dio, chi prende il Vangelo, questa è la libertà interiore. Questo non è pietismo, no, è autenticità. Con le mani al lavoro, e con il cuore a sentire cosa succede nella gente. Ascoltare. La tua parola [dell’introduzione di P. Costa] ha generato tutto questo dentro di me. Lo offro spontaneamente, e poi “accademicamente” il discorso che dovevo dire, di otto pagine!

Pregate per me, io pregherò per voi, e andate avanti, sempre avanti!
06 dicembre 2019

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