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A scuola di cittadinanza: Orwell e la politica di oggi

Venerdì 25 maggio, presso la sala Camino di Palazzo Ducale, Gaetano Piccolo SJ, docente di filosofia all’Università Gregoriana di Roma e a Napoli, ha tenuto una conferenza sul linguaggio, come via di conoscenza o di annullamento del pensiero, in occasione del ciclo di lezioni organizzate per presentare Poliedri e la Scuola di Politica e Cittadinanza Attiva, che partirà a ottobre a Genova.

La conferenza “Linguaggio e Democrazia, una rilettura di 1984 di G. Orwell” ha avuto come oggetto il noto romanzo pubblicato dallo scrittore inglese nel 1949. Piccolo ha analizzato il momento storico in cui il testo è stato scritto, così come la sua trama, il cui messaggio di fondo è una critica dei totalitarismi, la cui caratteristica principale è, come detto dal relatore stesso, il sacrificare il bene dell’individuo in favore di un astratto collettivismo; e, ancora, viene biasimato ogni potere che strumentalizzi la menzogna e la violenza per gestire il controllo.

Prima di concentrarsi su 1984, tuttavia, il relatore ha fatto una premessa sul racconto, come genere letterario e come metodo per conoscere, conoscersi e analizzare la realtà che ci circonda. Più precisamente, il racconto è una via attraverso la quale viene presentata una vita in cui ci si può ritrovare (o almeno dove si possono ritrovare alcuni elementi del proprio vissuto e del proprio sentire), senza sentirsi giudicati, riuscendo, al tempo stesso, a guardare con maggior chiarezza a detti elementi. Tale premessa porta a riflettere sui messaggi e sull’attualità che 1984 (che definiremmo ora un romanzo distopico) aveva quando è stato pubblicato e che continua a presentare al giorno d’oggi.

Nell’esaminare 1984, come si può evincere anche dal titolo dell’incontro,  Piccolo ha parlato in modo precipuo dell’uso del linguaggio. Nel testo di Orwell questo è centrale sotto più aspetti. In primo luogo perché l’opera del Ministero della verità è legata al rapporto fra memoria, tracce e linguaggio: ha il compito di fare in modo che quanto detto e fatto dal Partito risulti sempre coerente con ciò che è stato realizzato e dichiarato nel passato, a costo di eliminare i segni tangibili di quanto compiuto in precedenza. In secondo luogo, e in modo ancora più interessante, si cerca di creare un nuovo linguaggio, particolarmente semplice, così da eliminare le sfumature terminologiche e, di conseguenza, ridurre – se non azzerare – la capacità delle persone di pensare e riflettere: se non conosco le parole per riconoscere, catalogare le situazioni e le sensazioni che ne conseguono, non sarò neppure in grado di elaborare concetti e idee da esse derivanti. Fine ultimo di questa neolingua è creare il bi-pensiero, cioè la possibilità di dire una cosa e il suo contrario, sapendole contraddittorie e contemporaneamente credendo in entrambe: si arriva, insomma, all’eliminazione del principio di non-contraddizione, che porta al superamento della logica e del concetto di verità.

Il relatore ha concluso il proprio intervento evidenziando quanto sia importante conoscere la realtà e i meccanismi che ci circondano non solo per sapere e per comprendere davvero come stanno le cose (andando oltre lo strato superficiale e sintetico di notizie di “prima diffusione”), ma anche per avere strumenti utili ed efficaci per intervenire.

La conferenza ha toccato temi di grande attualità e interesse, che hanno coinvolto grandemente il pubblico, come dimostrato dalle numerose domande e dal dibattito che si è sviluppato alla conclusione.

(per approfondimenti v. www.poliedri.it e il link in cui è presente una relazione sulla lezione precedente, tenuta dal prof. Alberto Guasco)

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