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Educazione potere e vulnerabilità: l’incontro dei Superiori

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti
Un momento dell'incontro Superiori 2014

Esplorare il delicato equilibrio tra i bisogni di una persona e l’autorità che si esercita su di lei e per lei. E’ stato il tema approfondito dai Superiori di Comunità riuniti a Roma dal 3 al 5 dicembre.

I Superiori hanno dunque provato ad “approfondire le dinamiche di differenziale di potere, nel senso nobile del termine”, come indicato nel suo intervento da p. Stefano Bittasi, segretario esecutivo del Centro per la Protezione dei Minori delle Persone Vulnerabili della Pontifica Università Gregoriana. Dal rapporto predicatore/fedele a quello di accompagnatore di esercizi spirituali/esercitante, un potere che espone a una serie di rischi: “Più aumenta la vulnerabilità più aumenta la responsabilità” spiega Bittasi. Non si tratta più di difendere l’Istituzione. Profetico l’intervento di Papa Francesco dell’agosto 2018, la lettera al popolo di Dio: “L’atteggiamento è chiaramente rovesciato. Si parte dal discernimento sulla vulnerabilità delle persone e di conseguenza si regola il proprio comportamento”.

“Il tema nasce da un lunga riflessione tra Provinciale e Consulta” spiega p. Ronny Alessio, referente per il piano apostolico di Provincia.“Che senso ha la vita religiosa oggi? Come riscoprirla? Quali valori mette in gioco rispetto alle varie crisi sociali, ambientali che viviamo? Di fronte a queste domande si è andati convergendo verso il tema del potere, perché la vita religiosa si basa sull’obbedienza, per aiutare i Superiori a comprendere come questa autorità può rigenerare la vita comunitaria, dalla cura della persona al supporto nella missione.

“Essere sempre più consapevoli delle proprie dinamiche interiori per poter essere sempre più apostolici nella cura dell’altro” l’invito di p. Bittasi, evidenziando i confini che permettono di salvaguardare chi svolge attività apostolica e chi ne fruisce. “Attenzioni professionali” come l’alta competenza intellettuale e formativa necessari alla missione, la capacità di valutare le proprie dinamiche interiori.

“Riconoscere le proprie vulnerabilità è fondamentale” commenta p. Massimo Nevola, Superiore della Comunità di Sant’Ignazio “per capire come nel servizio queste cercano direttamente o indirettamente compensazioni, evitare dipendenze e favorire quella libertà che consente poi il fare squadra, tra confratelli e negli apostolati stessi, ponendosi alla pari”. E poi vigilanza, custodia dei fratelli, “facendosi anche carico dei pesi degli altri, promuovendo i talenti positivi di chi ci è accanto. Scoprirli e potenziarli è importante: crea fiducia, aumenta l’autostima, libera energie e capacità di accoglienza e permette agli altri di essere se stessi e condividere le proprie difficoltà”.

Durante l’incontro spazio all’Examen per un tempo di spiritualità e consapevolezza personale. Quindi le testimonianze di tre Superiori: p. Giovanni La Manna SJ della comunità dell’Istituto Massimo, p. Claudio Barretta SJ, Superiore di Polo, p. Henryk Urban SJ, per le comunità in Romania.

Gruppi di lavoro e momenti di condivisione. Infine la presentazione del documento sullo stile di vita delle comunità aspotoliche a cura di p. Gianni Notari, referente della commissione di lavoro su uno dei quattro punti del piano apostolico.

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