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Educazione interculturale e protezione della natura nel progetto della Rete Xavier

I gesuiti cercano di lavorare in modo che i giovani indios della regione possano continuare a studiare non solo secondo i programmi in spagnolo e in portoghese, ma anche nelle loro lingue di origine. Un progetto, sostenuto dal Magis, che vuole aiutare le culture locali e garantire ai ragazzi una cultura che sentono loro più vicina.

Educazione e sensibilità ambientale sono i due pilastri del progetto che la Rete Xavier (della quale fa parte anche la Fondazione Magis) sta portando avanti nella regione amazzonica, insieme a sette Province dell’America latina e a Fe y Alegría, l’organizzazione legata alla Compagnia di Gesù che si occupa dell’istruzione alle fasce più povere della popolazione.

Il progetto viene da lontano. Nel 2011, la Conferenza dei provinciali gesuiti in America latina ha formulato un programma apostolico in cui si affermava la necessità di «sostenere la missione della Compagnia in Amazzonia e il coordinamento delle azioni nelle Province e regioni che operano nella regione».

Nel 2012, è stato poi dato il via al progetto Panamazzonico che coinvolge Perù, Colombia, Brasile, Venezuela, Bolivia, Ecuador e Guyana. Nel tempo, il Servizio dei gesuiti per la regione PanAmazzonica si è concentrato su due temi: i popoli indigeni e l’ambiente sostenibile. È stato così dato il via, in collaborazione con Fe y Alegría internazionale, le scuole nazionali Fe y Alegría della regione PanAmazzonica e la Rete Xavier, a un progetto che mira a promuovere l’educazione interculturale e la protezione della natura.

L’obiettivo è anzitutto la diffusione, in una rete di scuole in sette Paesi latinoamericani, di un’educazione interculturale. In questi Paesi il 27% degli insegnanti e il 33% degli studenti ha origini indigene. Come già in altri continenti, anche qui i gesuiti cercano di lavorare in modo che i giovani indios della regione possano continuare a studiare non solo secondo i programmi in spagnolo e in portoghese, ma anche nelle loro lingue di origine. Questo è un modo per non far morire le culture locali e per garantire ai ragazzi una cultura che sentono loro più vicina. Nell’ambito di questi programmi è poi prevista un’attenzione ai temi ambientali che sono particolarmente sentiti in Amazzonia (che è la foresta più grande al mondo).

Per realizzare il progetto è stata allestita una rete che permette un coordinamento tra le diverse scuole di Fe y Alegría, i soggetti del territorio e le organizzazioni gesuitiche. Questa rete dovrebbe favorire anche incontri, riflessioni congiunte e scambi di conoscenze che genereranno ulteriori alleanze e reti tra coloro che condividono spazio e sfide comuni.

I gesuiti scommettono anche sulla sostenibilità del progetto. «Pur essendo consapevoli che la proposta è ambiziosa e che necessita di consapevolezza e di un’identità amazzonica nella comunità educativa – spiegano -, l’obiettivo è di costruire le capacità e le competenze necessarie affinché le scuole possano dare esse stesse continuità al progetto. I risultati ottenuti saranno la chiave, così come una corretta sistematizzazione del processo, che permetterà la costruzione di alleanze con altri attori e la realizzazione di azioni di advocacy con le organizzazioni e le istituzioni che possono essere coinvolti con la proposta e assicurandone il proseguimento».

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