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Eccezioni e permessi in tempo di Quaresima

La Quaresima, ormai agli sgoccioli, solitamente coincide – per i religiosi – con un periodo di astensione dai dolci, dalla carne e in generale dai cibi grassi, così almeno ci ricorda l’immaginario comune. Oggi non è più così severo questo precetto, ma in passato esistevano delle deroghe.

Non tutti i religiosi infatti potevano o dovevano attenersi a questo diktat ma esistevano, anche nella Compagna di Gesù, i cosiddetti “indulti” appunto dei permessi speciali.

Il documento che oggi ci accompagna nel viaggio tra i cibi concessi in Quaresima è stato rinvenuto tra le carte della missione illirico – Dalmata, destinato ai gesuiti che vivevano tra le residenze di Spalato e Lussingrande nella penisola della Dalmazia.

Al primo punto si specifica che:

“nella Quaresima viene concesso “l’uso delle carni, fuorché nel Venerdì e Sabbato, nel Mercoledì delle Ceneri, […] e nei tre ultimi giorni della Settimana Santa.

La carne era concessa anche più di una volta al giorno “al pranzo del mezzogiorno, ma anche, però colla dovuta diminuzione, nella colazione della sera”

Prosegue lo scrivente. “chi farà uso di questa dispensa del magiar carne nella Quaresima deve recitare a pranzo e a cena avanti e dopo aver mangiata carne un Pater noster e un’Ave Maria”.

Per evitare poi eccessi veniva indicata la seguente regola “Nel giorno in cui è comandata la diminuzione del cibo, non è permesso né in Quaresima, né fuori di essa a chi per motivo particolare può mangiar carne, di cibarsi nello stesso pasto anche di pesce”.

Chi era dunque dispensato?  “I viaggiatori”, ma anche “chi deve mangiare alla tavola altrui ove, contro sua voglia, si portino cibi di grasso”.

Si specifica inoltre che “i curatori di anime, ed i confessori sono autorizzati a permettere l’uso dei cibi di grasso nei giorni di digiuno alle persone malaticce, ma solo nei singoli casi”.

La Pasqua, infine, scioglieva i precetti della Quaresima, anche i religiosi festeggiavano la Resurrezione con un banchetto, nelle residenze ma anche nei collegi, spesso invitando anche personalità civili e laiche o le famiglie di alunni e benefattori.

Maria Macchi