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Discernimento, esclusi, giovani e casa comune: le preferenze apostoliche dei gesuiti nel mondo

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

Punti di riferimento che orientano tutta la Compagnia, individuati dopo due anni di discernimento comunitario. P. Sosa: “Discernere insieme per servire meglio il mondo”


Un processo durato due anni, richiesto nel 2016 dalla 36ma Congregazione  Generale, che ha coinvolto ciascuna comunità nel mondo. I risultati inviati alle Province, quindi alle Conferenze e da queste alla Curia generalizia. Un ulteriore discernimento nel consiglio allargato di gennaio con 27 delegati e il padre generale Arturo Sosa.  ll lavoro effettuato è stato presentato quindi a febbraio a papa Francesco che, dopo un tempo di preghiera, ha riconsegnato il lavoro al Padre Generale, come missione per la Compagnia nei prossimi 10 anni.

“Un discernimento dinamico, non da biblioteca o laboratorio” ha sottolineato Francesco in una lettera indirizzata a p. Sosa, dove le priorità apostoliche sono “in sintonia con le priorità apostoliche della Chiesa, espresse nel magistero ordinario del Papa, nei sinodi e conferenze espiscopali, soprattutto partendo dalla Evangelii gaudium”. Tra tutte “capitale” la prima, “condizione di base. Senza questa attitudine orante il resto non funziona” raccomanda il Pontefice.

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

Le quattro preferenze

Le priorità apostoliche universali propongono orizzonti, punti di riferimento. Orientano tutta la Compagnia, catturano l’immaginazione, risvegliano desideri e uniscono nel servizio nella missione. Nate o meglio suggerite dallo Spirito, richiedono attenzione particolare e risorse nuove.

La promozione del discernimento e degli esercizi spirituali, priorità per la Chiesa intera: “Il mondo di oggi pone molte scelte. Siamo in una società secolare in cui è possibile chiedersi in profondità e scegliere liberamente la sequela di Gesù” sottolinea il Padre Generale nella lettera di accompagnamento alle preferenze. “Dobbiamo aiutare le persone a trovare Gesù e seguirlo nella libertà. In questo gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola sono strumento privilegiato”.

Camminare con gli esclusi, i poveri, i più vulnerabili: “innanzitutto avvicinarsi a loro e promuovere quindi azioni di giustizia sociale per riconciliarci con Dio, gli altri, il creato”. Ambiti che includono la formazione politica, “con la promozione di organizzazioni sociali impegnate nella ricerca del bene comune, contrastando le disastrose conseguenze delle varie forme di neoliberismo, fondamentalismo e populismo” e il tema degli abusi.

Accompagnare i giovani verso un futuro pieno di speranza: “sono loro stessi ad aiutarci a comprendere meglio il cambiamento di epoca che stiamo vivendo. Diamo spazio alla loro creatività in cui è favorito l’incontro con il Dio della vita, spazio al discernimento percorso per la felicità”.

Infine trovare formule alternative allo sfruttamento della casa comune, “che danneggia i più vulnerabili, come i popoli indigeni costretti ad emigrare, agricoltori e abitanti delle periferie urbane, mettendo a rischio la vita delle generazioni future”. Occorre promuoverne una rinnovata cura, uscendo da individualismo e immobilità.

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L’urgenza di una conversione personale e comunitaria

“Ogni priorità comporta la necessità di vivere in prima persona questa tensione e poi con creatività offrire nuovi percorsi e forme di pastorale” sottolinea il Padre Generale “davanti alla Croce chiederci come singoli e comunità, riguardo alle preferenze, cosa ciascuno ha fatto per Cristo, cosa sta facendo e cosa deve fare, trasformando così la nostra vita e il nostro servizio”.

Un processo di due anni che è già messaggio

E se le preferenze non sono in sé un’esclusiva lo è invece il processo che le ha determinate: “Non si tratta di fare quello che noi vogliamo o determiniamo con il ragionamento” spiega p. Sosa “ma di seguire l’ispirazione dello Spirito Santo. Questa è la differenza. Noi vogliamo fare la volontà di Dio che non è soltanto essere ben informati e poter fare quello che il nostro ragionamento determina. Discernere in comune ci ha permesso di riprendere quello che chiamiamo la conversione spirituale, poter condividere la nostra vita spirituale, trovare la guida dello Spirito Santo in ogni persona, comunità, gruppo impegnato nell’apostolato. È un messaggio, è un’offerta. Vogliamo condividere questo tesoro. Il discernimento ci porta a quello che è più umano. Papa Francesco ha ribadito più volte che la Chiesa ha bisogno di prendere il discernimento come metodo nelle decisioni grandi e piccole, per servire meglio il mondo”.


Fotografia di una società e di una Compagnia che cambia

Le precedenti preferenze, indicate nel 2003 dall’allora padre generale Hans Kolvenbach indicavano tra l’altro la Cina, dove esiste oggi una Provincia della Compagnia, l’Africa , in cui maggiormente la Compagnia cresce come opere e vocazioni, i migranti. “Non scompaiono” sottolinea Sosa. “Restano e ad esse si affiancano nuove attenzioni. Segno del cambiamento avvenuto nella società. Siamo di fronte ad un mondo secolarizzato o multireligioso e multiculturale. Da qui l’importanza del discernimento, dell’ascolto dello Spirito per realizzare i suoi disegni. Una provocazione continua che chiede un rinnovamento costante in tutti”.

Un pellegrinaggio da compiere insieme

Oltre 15 mila i gesuiti nel mondo. Accanto a loro, in scuole, chiese, centri spirituali, opere sociali, comunità, missioni, migliaia di laici. “Un cammino da fare, un vero e proprio pellegrinaggio”. Per condividerlo la Curia lancia oggi una sezione apposita del sito jesuits.global/uap in quattro lingue (inglese, spagnolo, francese ed italiano). Seguiranno alcuni video per ciscuna preferenza ed approfondimenti. “Il resto è chiamato a farlo ciascun gesuita, laico, comunità comprendendo come dare concretezza a questi indirizzi, intuendo dove il sogno di Dio porta”.

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