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Gesuiti News Conferenza.”Il governo della vita”.23/02/2011.Trieste – Centro Veritas
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Conferenza.”Il governo della vita”.23/02/2011.Trieste – Centro Veritas

Giovanni Leghissa interverrà alle ore 18.30 nell’ambito del programma di incontri “La vita e le vite: i nodi”. Il Centro Culturale Veritas in via Monte Cengio 2/1 a – Trieste. Per info: centroveritas@gesuiti.it, www.centroveritas.it, tel 040.569205.
Triestino di nascita, Leghissa ha insegnato tra l’altro Filosofia della Cultura presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste e quindi Filosofia della Scienza alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Udine, ma è stato anche docente alle Università di Vienna e di Karlsruhe ed attualmente è. ricercatore confermato e docente di Filosofia e Teoria dei Linguaggi all’Università di Torino. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, concernenti vari aspetti della filosofia contemporanea, tra cui “Incorporare l’antico. Filologia classica e invenzione della modernità” (Mimesis, Milano 2007) e, insieme a L. Demichelis, “Biopolitiche del lavoro” (Mimesis, Milano 2009), quest’ultimo dedicato alle trasformazioni occorse negli ultimi decenni nell’ambito dei modi del produrre.
Al Veritas Leghissa affronterà il tema della biopolitica a partire da Foucault, delle cui opere da tempo è profondo conoscitore, mostrando come interpretazioni della nozione offerte da altri autori siano poco produttive o addirittura fuorvianti. Parlerà così di neoliberalismo, della differenza tra liberalismo classico e neoliberalismo, inteso come progressiva ingerenza degli organi di governo pubblici o privati nella vita delle persone, sottolineando come a parere suo sia fuorviante la vulgata secondo la quale neoliberalismo sia eguale alla formula “meno stato e più mercato”. Parlando di razionalità economica intesa quale strumento di governo e di impresa come modello antropologico dominante (e totalizzante) Leghissa si ripropone di giungere a trattare la questione del postumano, nel senso che il regime neoliberale contiene in sé i germi di una nuova antropologia, postumana appunto, mostruosa non meno di quella nazionalsocialista, basata sull’idea che una società efficiente in quanto priva di legami solidaristici sia preferibile a qualsiasi altra.

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