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Catania. Immigrazione, sportello lavoro del Centro Astalli

Per chi cercasse una badante, un aiuto domestico, un bracciante agricolo, un operaio edile, e così via, oggi il Centro Astalli di Catania mette a disposizione un nuovo indirizzo mail specificamente dedicato: astallilavoroct@virgilio.it. E’ l’indirizzo dello sportello del lavoro che l’associazione gestisce già da tempo e che è aperto nella sede di via Tezzano, 71 ogni martedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19. Attraverso questo sportello, il Centro cerca di aiutare i migranti che a esso si rivolgono a trovare un’occupazione. Si tratta di immigrati regolari, che cercano lavoro per vivere onestamente e per non correre il rischio di essere espulsi.
Alcuni di loro sono da tempo presenti sul territorio e sono titolari di regolare permesso di soggiorno. Hanno già svolto altri lavori e sono spesso forniti di referenze. Avendo perduto il lavoro precedente (ad esempio i badanti lo perdono per la morte dell’anziano), sono in cerca di una nuova occupazione. E hanno urgenza, non solo perché devono mantenersi, ma anche perché hanno solo sei mesi di tempo per procurarsi una nuova assunzione. Allo scadere di questo periodo di “attesa occupazione”, se non hanno un nuovo contratto, devono lasciare il Paese o, come più spesso avviene, rientrare nella clandestinità. Altri, venuti con un ricongiungimento a un familiare già presente sul territorio nazionale e titolare di regolare contratto di lavoro, hanno bisogno di lavorare a loro volta. Per ottenere il ricongiungimento, infatti, non solo il migrante già residente deve avere un contratto di locazione registrato e un’abitazione adeguata, ma deve anche dimostrare di avere un reddito sufficiente al mantenimento, che cresce in base al numero dei figli. Diventa quindi spesso indispensabile che a lavorare siano in due.
Ci sono poi i rifugiati o titolari di protezione sussidiaria. Concluso il lungo iter per ottenere lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria, dopo aver frequentato i corsi di italiano o i corsi professionali, escono dallo SPRAR (servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati) potenzialmente pronti per il mercato del lavoro. In concreto però si ritrovano senza più vitto e alloggio e senza alcun reddito. Il problema dell’alloggio è essenziale, perchè di fatto sono in mezzo alla strada.
Non meno importante il problema del lavoro, anche perchè essere senza lavoro significa divenire facilmente prede della malavita che si offre di assoldarli per attività criminali o propone occupazioni che implicano sfruttamento con salari da fame. Per queste persone, in fuga da guerre e persecuzioni, la prospettiva più immediata che si apre è quella dell’accattonaggio e della prostituzione, sotto controllo criminale.
Tale è spesso la situazione di coloro che lavano i vetri ai semafori o vendono fazzoletti o rose o merce contraffatta. Hanno infatti l’obbligo di consegnare la quasi totalità di quello che “guadagnano” a chi gli procura il “posto” all’incrocio o davanti al supermercato o in ginocchio su un marciapiede.
Anche le donne che sono vittime di tratta e sono riuscite con l’articolo 18 ad ottenere il permesso di soggiorno, spesso sfidando sfruttatori e schiavisti, hanno urgente necessità di un contratto di lavoro, perchè il pericolo a cui sono esposte è molto alto.
Cosa fa il Centro Astalli? “Manda curricula, analizza le offerte, controlla le referenze, mette in contatto datori di lavoro e lavoratori cercando di vigilare affichè entrambi siano garantiti”, dice la responsabile, Elvira Iovino. Vengono tenuti anche i contatti con i Centri per l’impiego e con la Camera di Commercio. Un percorso preferenziale è riservato alla categorie più fragili, come le vittime di tratta e i rifugiati politici.

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