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Cagliari. “Pietre vive” a san Michele

Una pausa a metà giornata, dedicata all’arte e allo spirito: è la proposta fatta durante la Quaresima dalla comunità dei Padri Gesuiti presso la chiesa di san Michele, a Cagliari. Per tutta la durata della quaresima, ovvero dal 9 marzo al 21 aprile, la chiesa resterà aperta sino alle 14. E durante questo orario si alterneranno una trentina di volontari che, in turni di 90 minuti, garantiranno un servizio di accoglienza e di accompagnamento, a quanti volessero anche scoprire le preziosità artistiche della chiesa, capolavoro del barocco in Sardegna. La proposta intende venire incontro alle istanze di tanti, fedeli e non, che desiderano poter accedere alla chiesa, alla ricerca di uno spazio per la preghiera e per il raccoglimento personale, durante la pausa pranzo. Ad esempio, gli impiegati che lavorano nel centro storico di Cagliari. Un piccola guida, redatta per l’iniziativa e concernente la lettura spirituale della chiesa, permetterà di accompagnare quanti fossero interessati a scoprire le preziosità artistiche e spirituali di san Michele. Prima dell’avvio di questa esperienza si è svolto un incontro a Cagliari con p. Jean-Paul Hernandez, ideatore di “Pietre vive”, il quale ha dato ai volontari alcune informazioni per l’impostazione di questo servizio apostolico. Durante la settimana sarà celebrata la Messa il mercoledì e il venerdì alle ore 13,30.
Alcune notizie storiche.
La chiesa di S. Michele in Stampace deve la sua origine alla presenza del noviziato gesuitico a essa adiacente, la cui costruzione iniziò a fine cinquecento. In seguito a una donazione di un giureconsulto cagliaritano, Francesc’Angelo Dessì, si iniziò quindi la costruzione dell’attuale complesso nel 1674; la chiesa fu poi consacrata nel 1738, ma in realtà i lavori di abbellimento si protrassero sin oltre la metà del XVIII secolo. Nel complesso monumentale  troviamo presenti diversi cicli artistici: quello degli affreschi e quello dei dipinti raffiguranti santi della Compagnia di Gesù. Nell’antisacrestia troviamo poi dieci tele di notevoli dimensioni raffiguranti i misteri dolorosi e gloriosi del rosario, opera di un pittore sardo, tale Giuseppe Deris. In questo stesso spazio si conservano sei gruppi marmorei rappresentanti i misteri della passione di Cristo.
Attigua a questo ambiente si apre la sacrestia, vero capolavoro del barocco sardo, impreziosita dalle tele dell’Altomonte e del Colombino, con le pregevoli cornici in legno di tiglio, rappresentanti diversi santi gesuiti.
In alto  troviamo lo stupendo affresco del “Trionfo del nome di Gesù”, un classico delle chiese gesuitiche. Mentre sulle pareti laterali troviamo alcune tele lunettate raffiguranti episodi in cui è protagonista l’arcangelo S. Michele. Ultima opera d’arte di questo ambiente è la statua lignea dell’Immacolata Concezione, simbolo dell’umanità pienamente redenta e riscattata.
Ovviamente la chiesa è stata soggetta alle traversie patite dai gesuiti. Fu negli ambienti a essa adiacenti che furono concentrati gli ex gesuiti sardi, dopo la soppressione della Compagnia del 1773. Fu da essa che riprese la presenza dei gesuiti, al loro ritorno in Sardegna nel 1822. Questo sino alla cacciata del 1848, quando la chiesa fu data in uso alla “Congregazione mariana degli artieri”, che ne curarono la manutenzione e la ebbero come sede sino al definitivo ritorno dei gesuiti a S. Michele, avvenuto nel 1928.

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