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Bologna. La piazza “ignaziana”

La “Rete Loyola” ha salutato l’inizio dell’estate riempiendo la zona più pittoresca del “cuore” di Bologna. La medievale piazza Santo Stefano è stato per tutto il pomeriggio e sera del 13 giugno il grande teatro dei giovani ignaziani bolognesi. In programma: le visite di Pietre Vive, una performance teatrale, una conferenza e un concerto sulla Buona Novella di De André. Centinaia i passanti incuriositi, fortissima la passione dei protagonisti, significativa la partecipazione del quartiere e di altri gruppi ecclesiali.
Le visite guidate di Pietre Vive al complesso di Santo Stefano sono ormai “tradizione” a Bologna. Da sei anni il gruppo giovanile ignaziano offre regolarmente una lettura mistagogica degli spazi architettonici dove si svolgevano i sacramenti di iniziazione cristiana nella Bologna paleocristiana e medievale. Perciò numerose sono le richieste di seminari, parrocchie e scuole, ma anche di gruppi di professionisti o di eventi diocesani, che trovano in quelle visite gratuite un modo di “ascoltare la sapienza delle pietre”. Recentemente le Pietre Vive hanno iniziato a fare anche delle “visite notturne” a Santo Stefano. Ma il 13 giugno le visite sono diventate “l’antipasto” di un grande evento, che ha iniziato a soffiare in piazza nel tardo pomeriggio con il gruppo “Body to Grace” (laboratorio teatrale della Rete Loyola). Una performance sul pellegrinaggio come “discernimento degli spiriti”. Corpi contorti e urlanti, sangue e acqua, armonie e disarmonie sulla ripetizione mantrica della preghiera del pellegrino. E’ l’espressione visibile del vissuto spirituale di molti degli attori che attraverso gli EVO e altre proposte ignaziane amano adesso sentirsi compagni del “povero pellegrino”. Lo spettacolo era già stato offerto una prima volta lo scorso primo maggio a Roma (davanti alla Cappella della Sapienza), alla partenza del pellegrinaggio ignaziano verso L’Aquila. Ma a Bologna, la cornice disincantata dei bar “bene” ha dato agli stessi gesti e alle stesse grida il valore di un “segno di contraddizione”, di una vera e propria “contestazione”.
A seguire, P. Stefano Titta ha preso la parola sul tema “Comunicare i sentimenti”. Una vera e propria lezione in piazza sui cardini della spiritualità ignaziana: dare un nome ai sentimenti, educare il desiderio, distinguere gli spiriti. Pronunciare nel cuore della città ciò che di solito si dice sul cuore dell’individuo è stata un’esperienza spirituale diventata improvvisamente “politica”.
A concludere la serata è stata la “band” della Rete Loyola, che da mesi si preparava sulla “Buona Novella” di Fabrizio De André. Il 10 maggio scorso la band aveva già interpretato la “Buona Novella” nel cortile del Centro Poggeschi con una affluenza straripante di spettatori. P. Iuri Sandrin, che ha accompagnato il percorso teologico della band, aveva allora fornito al pubblico delle preziose chiavi di lettura. Sulla scia di uno studio che P. Vitangelo Denora aveva iniziato più di 10 anni fa, non si tratta di “battezzare” De André, ma di farsi aiutare dal suo genio e dalla sua sensibilità per meglio entrare nel mistero di Cristo, nell’ “impossibile” della fede. Questa volta la piazza di Bologna si è rivelata un contesto adeguato per una prestazione artistica di valore sorprendente e di alta densità spirituale. Le tracce teologiche sviluppate in questo evento sono attualmente scaricabili da www.reteloyola.it
Sia la performance che il concerto hanno già ricevuto inviti da altri luoghi d’Italia in cui i gesuiti lavorano con giovani o cercano le modalità di una “city pastoral”. Si tratta forse di un passo in più nella consapevolezza di una “rete” unica di “giovani ignaziani”, capaci di protagonismo e capaci di trascinare gli stessi gesuiti.
Per Bologna è stato un segno forte. Per la comunità dei gesuiti bolognesi un incoraggiamento in un momento storico di transizione, culminato il 28 giugno con la festa a Villa San Giuseppe per il passaggio delle consegne fra P. Stefano Titta e P. Davide Saporiti.

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