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Beato padre John Sullivan, “povero tra i poveri”

Si è svolta il 15 maggio nella chiesa di San Francesco Saverio di Dublino la cerimonia di Beatificazione del gesuita irlandese John Sullivan, vissuto tra il 1861 e il 1933.

A presiedere il rito, in rappresentanza del Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Convertitosi dall’anglicanesimo, padre Sullivan fu esempio di vita virtuosa dedicata alla povertà e all’obbedienza, invitando tutti alla conversione al bene.

Padre John Sullivan fu rigoroso nell’osservanza della povertà. I testimoni al processo ripetono spesso che padre Sullivan era “un povero tra i poveri”, “la personificazione dello spirito di povertà”. Pur appartenendo a una famiglia ricca, una volta diventato religioso, era incurante delle comodità e si accontentava del puro necessario.

Un testimone descrive il mobilio francescano della sua camera: aveva per arredamento una rigida sedia di legno, una brocca rotta, un inginocchiatoio, alcuni libri, un’acquasantiera, il suo inseparabile Crocifisso, un tavolinetto e il letto con poche coperte, anche quando il tempo era più freddo. In questo padre Sullivan imitava il suo fondatore.

Alla rigida povertà egli univa una perfetta obbedienza. Dimostrava grande rispetto per i superiori ed eseguiva spontaneamente e fedelmente il loro minimo ordine. Ripeteva spesso: “Mi domando che cosa direbbe o farebbe ora il padre provinciale”. La sua obbedienza era pronta, assoluta e incondizionata, anche quando la decisione finale differiva dalla sua. Era un religioso modello.

Quando entrò in noviziato, padre Sullivan era già un uomo maturo, con alle spalle una brillante carriera di avvocato e di studioso. I suoi compagni di noviziato, per la maggior parte ragazzi tra i 17 e i 20 anni, rimanevano impressionati dalla completa assenza di qualsiasi sentimento di superiorità nei loro confronti e dalla semplicità con cui accettava anche le più umili incombenze della casa. Non faceva nulla per mettersi in mostra, anzi spesso manifestava la sua inadeguatezza agli uffici che riceveva. Accettava le critiche e le sgarbatezze altrui. Era consapevole di non essere un grande oratore. Non aveva una pronuncia chiara e tendeva a parlare in fretta. Ciononostante tutti gli riconoscevano la sincerità e la convinzione delle sue esortazioni alla virtù.

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