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Astalli: il successo delle Comunità di ospitalità

In occasione dell’anniversario della nascita del Jrs presentato il progetto di semiautonomia creato dal Centro Astalli

Per i rifugiati un passaggio difficile è quello tra l’accoglienza e il successivo abbandono del circuito assistenziale nel quale sono inseriti. Una fase estremamente delicata per l’equilibrio della persona e, in molti casi, del suo nucleo familiare. Un percorso di integrazione che non sempre ha successo, ma che dal gennaio del 2014 vede il sostegno delle ‘Comunità di ospitalità’, un progetto di semiautonomia creato dal Centro Astalli, il Servizio per i rifugiati dei Gesuiti, di cui oggi si iniziano a vedere i frutti, presentati ieri all’Università Gregoriana. In meno di 4 anni oltre 200 rifugiati sono stati accolti in più 30 istituti religiosi maschili e femminili di Roma, che si sono aperti a queste persone rispondendo anche alla sollecitazione a loro rivolta da Papa Francesco, durante la sua visita al Centro Astalli nel 2013.

“L’integrazione”, spiega padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, “è l’anello debole della catena. Ci si è concentrati molto sull’aspetto importante della prima accoglienza, ma si è perso di vista l’inserimento di queste persone”. Di qui la convinzione della necessità di “ancorare un po’ di più le persone ai contesti in cui vivono, appoggiandoli nella fase delicata del passaggio dal centro di accoglienza alla vita in autonomia”.

Promosso in occasione dell’anniversario della nascita del Servizio di Gesuiti per i Rifugiati (il Jrs viene fondato da Pedro Arrupe nel novembre del 1980), all’incontro moderato da Roberto Zichittella, giornalista di Famiglia Cristiana e conduttore di Radio3 Rai Mondo, sono intervenuti padre Giancarlo Pani, vicedirettore La Civiltà Cattolica, che ha articolato il suo intervento sulla rilettura della Bibbia come “libro scritto da migranti e per migranti”; e Shahrazad Houshmand, teologa islamica, che ha ricordato come anche nel Corano “la pratica dell’ospitalità è un atto religioso”.

Durante l’incontro è stato possibile assistere alla prima visione del reportage “Non aver paura”, che racconta alcune esperienze significative di comunità di ospitalità. L’incontro tra il desiderio delle congregazioni religiose di Roma di aprirsi ai rifugiati e la lettura dei bisogni dei migranti che viene fatta quotidianamente nei vari servizi ha dato vita a questo nuovo e innovativo progetto di semiautonomia – le “Comunità di ospitalità” – che sostiene i rifugiati nel delicato momento di passaggio tra l’accoglienza e il completo distacco dai circuiti assistenziali: una fase in cui stabilire relazioni e riprendere una dimensione di quotidianità possono rivelarsi decisivi per il successo del percorso di integrazione.

P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, sottolinea che “l’integrazione dei rifugiati è oggi una sfida cruciale, la cui complessità richiede uno sforzo da parte di tutti: istituzioni, enti di tutela, comunità religiose e società civile insieme. Ospitalità, accoglienza diffusa e inclusione possono essere pietre angolari per la costruzione di una società del domani in cui la presenza di italiani di origine straniera sarà sempre più un elemento costitutivo del Paese”.

Guarda il trailer di Non aver paura

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