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Sud Sudan. La guerra continua, i gesuiti a fianco dei profughi

La guerra in Sud Sudan non è finita. Sulla carta, le parti hanno firmato questa estate un’intesa di pace. Ma sul terreno gli scontri continuano come prima, se non più cruenti. «Nelle ultime settimana – spiega un testimone che vive nello Stato di Blue Nile – ci sono stati due scontri a 15-20 km dal nostro campo. Il punto è che i ribelli di Riek Machar attraversano continuamente la regione per andare in Sudan, dove si addestrano, e poi ritornano per combattere. Quando i miliziani dell’Spla, legati al Presidente Salva Kiir, li intercetta c’è battaglia». A ciò si aggiungono le tensioni tra la comunità locale, circa 40.000-50.000 persone, e i rifugiati. Anche per questo ci sono scontri e morti.

Quella del Sud Sudan la storia di un sogno troppo presto trasformatosi in un incubo. Per trent’anni, i sudsudanesi hanno combattuto con il Nord per ottenere l’indipendenza. Solo nel 2011, grazie a un referendum, Juba è riuscita a staccarsi da Khartoum. Sembrava che il Paese fosse avviato a un futuro sereno garantito dalla disponibilità di acqua (il territorio è attraversato dal Nilo) e, soprattutto, di petrolio. Invece, nel dicembre a seguito di un tentato colpo di Stato nel quale le forze leali al presidente Salva Kiir di etnia dinka si sono scontrate con quelle fedeli all’ex vicepresidente Riech Machar di etnia nuer, si accende la guerra civile. Si calcola che almeno 50mila persone siano morte nel corso di questo conflitto etnico che ha causato anche 550mila rifugiati e due milioni di profughi.

Nel Blue Nile si concentrano quattro campi rifugiati, con 127mila persone provenienti dalla regione e 60mila sfollati interni. Qui operano anche i gesuiti del Jrs, sostenuti dal Magis, che lavorano nel campo di Maban. Maban è una tendopoli con migliaia di profughi in fuga dal conflitto. I religiosi della Compagnia di Gesù lavorano su tre fronti: educativo (con corsi di formazione agli insegnanti locali); psicosociale (con un sostegno continuo ai gruppi vulnerabili; pastorale (con la celebrazione di messe e il catechismo).

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